UOMINI E DONNE SULL’ORLO DELLA CRISI
Krisis,
kriss, kiss… Crisi come scelta, discernimento, discrimine, crimine,
pugnale, pugno, bacio.
Ed ecco servito, come pugno o bacio (fate voi) un breve
estratto dal mio (inedito) Nietzsche: sneakers o tacchi a spillo?
La musica è
cambiata: siamo noi a essere cambiati. Cambiati dentro, rettificati ma ondeggianti nel camminare dritto verso il traguardo
(il Superuomo in noi come
estrinsecazione del nostro più-che-vivere;
lo Spirito, sempre in noi, come espressione del nostro più-che-essere).
Più siamo
più faremo. Una groove armada. Divini
e in-divini insieme, nozze più-che-umane e
meno-che-divine tra Platone e
Nietzsche: Diana il trait-d’union, il
‘ministro di culto’ (e che cult…).
Cultori di
spiriti (anche quelli ‘sotto spirito’), scultori di corpi, scrutatori di anime.
Saremo musici con il piffero: basteremo noi a influenzare la rotta della
‘folla’. Andremo a folle nelle discese, in prima nelle salite. Dossi, pianori,
alture a scialare, fino al calare del sole (ma verrà l’eterno meriggio). Saremo
il celebrante e l’altare, l’offerta e l’officiante. Saremo (o già siamo) lo
zolfanello, il grano di sale, il granello di senape. Che foglie faremo…
Questa è stata la prima missione di Tyler come
terrorista dell’industria dei servizi. Cameriere guerrigliero. Guastatore a
paga minima. Tyler lo va facendo da anni, ma sostiene che è tutto più
divertente quando lo si fa in compagnia. Una sera Tyler viene su e mi trova nascosto
in camera mia. «Non ci badare» mi dice. «Sanno tutti che cosa fare. Fa parte
del Progetto Caos. Nessuno conosce il piano completo, ma ciascuno è addestrato
per svolgere alla perfezione un compito preciso.» La regola al Progetto Caos è
che bisogna avere fiducia in Tyler. Poi Tyler scompare. E ricompare in me, ma è
Lothar. Lui ha assorbito Tyler.
I’m that type of
guy. Scandalizzerò
i puri, ma la vera fiera arya ogni tanto deve cambiare aria. E io ormai sono
come lei, ‘dianeggio’ (suono la diana, mettiamola così). L’ho capito solo ora.
E basta col qui e ora… Sarà occhei
(mi abbasso) ma c’è pure il domani (mi innalzo – lo ‘ieri’ lo tengo in mano,
anche se ogni tanto tende a sfuggirmi). Aspetto che la notte sbianchi, ma non
posso tralasciarne il tuorlo: ormai Diana è al succo – il terribile non è ancora avvenuto.
«Non ne faccio una questione erotica, ma
squisitamente estetica… Eroica (anche eretica – e un tocco di esotico e,
ovviamente, esoterico): epica, ma capace di dialogare con la vita di ogni
giorno. Il nostro è un ‘sodalizio’, una comunità, una ‘comune incomune’, un’agorà
filò e un po’ ‘teò’, uno iero-kreis esistenziale, il filo d’Arianna (o di
Diana: è lei a farci il filo – come cuce, e come ci fa filare…)»
Ah, la filosofia! Il filosofo… vera talpa
dello spirito (Emile Cioran, sempre lui, mai contento…) – il
filosofo-aborto senza nervi. Ma il Lothar che era in me scivolava con
allegria sulla futilità delle domande e delle risposte. Volava da un’idea
all’altra, non per profittarne come l’ape coi fiori, ma per la necessità del
divertimento, senza desiderio di prospezione e per il solo piacere delle ali.
La notte è
all’epilogo e non è tutta elegia. Gli spaventi notturni svolazzano bruschi e
ruvidi su rive altrimenti laide, qui solo il corrusco (ma sempre brusco – e
lusco) tremendum di Diana. Elogio
della pazzia, nessuna liala dell’eros: solo stille di vita al fulmicotone.
Tutto il parterre è un solo uomo, una sola donna: lei, la nostra Lorelei (chioma
sciolta: non è cotonata). Ma nessun
utero protettivo: ciascuno è nella sua ‘(dis)comfort zone’.
Tranquillità
scattante, asana yoga sul piede di guerra, niente di sciatto (e nessuno,
vivaddio, chatta… È tutto dal vivo). Le ore di ieri (il passato ‘inutile’) sono
agli sgoccioli, sento odor di grandi piogge (Après moi le déluge).
Mi
accoccolo a fianco di Chloe, lei dà l’occhei (la notte occhieggia sempre più a
giorno). Maxwell e D’Angelo (due crooner cool & lounge da deriva dei sensi)
ci cullano onda su onda, per poi sbatterci sulla battigia: di lì ci rotoliamo
duna su duna (i divani sembrano moltiplicarsi e svuotarsi: ma sono tutti lì
sdraiati o accovacciati che pendono dalle labbra l’uno dell’altra: aristocratica democrazia).
Un brivido
percorre le mie regioni (e ragioni) più profonde. Spiaggiato ma felice. Estradato
dal mondo, mi rotolo sulla sabbia dei miei ricordi (quelli futuri: Diana ha
invertito le lancette del tempo), pronto a non tradire la mission della serata e a spiccare il volo (e poi, tra non molto
picchieremo duro, se virtualmente o viziosamente non lo so ancora).
Cambiamo
posto. Ci accoglie Yin Yang: due poltrone fuse insieme – materiali che si
incontrano, concavità e convessità che si alternano e si compenetrano: elementi
di un ossimoro in progress (ma ‘regressivo’), copula per coppie di in-dividui
di-versi ma in-separabili. Tutto secondo programma (e pentagramma).
«E non confondiamo
scienza con coscienza (Diana continua a sorseggiare, da fata, l’assenzio). Se
per Darwin
è migliore chi sopravvive – quindi, per lui non è questione di mera ‘qualità’ o
di ‘analisi del valore’ –, per Nietzsche, e per me, il migliore è il più
‘riuscito’. Solo lui ha diritto alla vita. Perché in
lui c’è potenza di vita, dinamica – non statica – esistenziale. Detto così,
sembra crudo, crudele, inumano, meccanicistico, ma non lo è affatto.
Tutt’altro, è umano e anche spirituale: il ben-riuscito è la summa e il
prodotto di qualità e virtù (nel senso di valori) di provenienza la più
variegata (soprattutto, divina – dall’Alto): dalla bellezza di facciata (non è
un’offesa, è un vanto) alla linea di sangue (non è un vanto, è un vento –
soffia come e dove vuole: ma ha un’Origine…). I ‘ben-riusciti’ non sono i
raccomandati, i più ‘dritti’, i più furbi, i più ricchi, gli sgamati… Sono i
‘migliori’, i ‘segnalati’ – e ‘segnati’ (quali? Lo intuisce il vostro cuore
‘profondo’. Lui bussa alla porta – vi
‘sceglie’ – voi siete liberi o no di aprire: la vostra libera ‘risposta’ al Suo
libero ‘appello’). Sono loro – gli eletti dall’Origine – i ponti (sospesi)
verso il Superuomo. E la mia non è solo kalokagathìa, mito della bellezza e della bontà, ma
è qualcosa di più profondo, di meno epidermico. È signum aeternitatis (immancabile, la ‘siringata ipodermica’ di Diana). I ‘malriusciti’, gli uomini-frammento
(una ‘legione’…), sono sia il ‘gregge’ sia i ‘porci di Gadara’. Come direbbe
Laing, sono in formazione ma viaggiano fuori rotta. Noi, invece, uomini e donne
sull’orlo della crisi (la Krisis: la
scelta-Kairòs), siamo rotti, siamo ‘a
rota’, faremo i rutti, ma almeno siamo sulla rotta…»
Nessun commento:
Posta un commento