LOGOS
Il messaggio della fede cristiana è una forza purificatrice per
la ragione stessa: l’aiuta a essere se stessa. Se la filosofia si degrada a
mero positivismo, se diventa sorda al grande messaggio – il grande meriggio –
che le viene dalla fede cristiana e dalla sua sapienza,
inaridisce come un albero le cui radici non raggiungono più le acque che gli
danno vita. Perde il coraggio per la verità. Sì, verità, esperienza, fede.
Ma anche… evidenza.
È in questo tralucere, trasparire, espirare esperienza, che si
manifesta Dio. Lo Spirito non è subordinato al Logos, così come Cristo non lo è
a Dio, ma sono tre realtà che si rispecchiano, separano, riunificano: una si fa
più grande dell’altra secondo il bisogno (un po’ alla Origene). Sono realtà elastiche: una continua pasqua, un
eterno divenire, uno sfuggire quando lo si è afferrato, un de-idolizzare, una
statua che cambia sempre forma, un’icona aniconica.
Ma le nostre
sbarre, o Signore, non riescono ancora a nasconderci il cielo…
Il male, per
radicale che sia, non è così profondo come la bontà.
Sì, penso che dobbiamo
ricominciare a parlare di bontà, e della bellezza. Come ci ricorda Ricoeur,
riferendosi a quella meravigliosa oasi di interflora cristiana che è Taizé: “…se la religione, le religioni, hanno un
senso, è proprio quello di liberare il fondo di bontà degli esseri umani, di
andare a cercarlo là dove si è completamente nascosto. Ora, qui a Taizé, vedo,
in qualche modo, delle irruzioni di bontà, nella fraternità tra i fratelli,
nella loro ospitalità tranquilla, discreta e nella preghiera. Vedo migliaia di giovani
che non esprimono un’articolazione concettuale del bene e del male, di Dio,
della grazia, di Gesù Cristo, ma che hanno un tropismo fondamentale verso la
bontà […] la bontà non è soltanto la risposta al male, ma è anche la risposta
al non-senso. Nella protesta c’è la parola «testimone»: si pro-testa prima di
poter at-testare. A Taizé si fa il cammino dalla protesta all’attestazione e
questo cammino passa attraverso la legge della preghiera, la legge della fede.
La protesta è ancora nel negativo: si dice no al no, e qui bisogna dire sì al
sì. C’è quindi un movimento di pendolo dalla protesta all’attestazione, e credo
che si faccia attraverso la preghiera. Sono stato toccato, questa mattina, dai
canti, queste preghiere in forma di vocativo: «O Christe». Cioè non siamo né
nel descrittivo, né nel prescrittivo, ma nell’esortativo e nell’acclamazione!
E penso che acclamare la bontà, ebbene,
sia l’inno fondamentale.»
Per dirla con Pascal:
“Tra
noi e l’inferno o il cielo c’è di mezzo soltanto la vita, che è la cosa più
fragile del mondo.” D’altronde, “c’è
una trascendenza nell’aldiquà“ (Bonhoeffer). Nondimeno, gli dèi sono
diventati malattie, come sostiene Jung.
Il diavolo, originariamente contenuto nella ‘capacità’ di Dio (che, essendo infinito, contiene, ovviamente tutte le ‘possibilità’, anche quelle negative), ha subito un processo di progressiva espulsione. (“Il diavolo non è altro che la forma distorta dell’estasi”). L’’effetto Lucifero’, di cui parla Philip Zimbardo, trasforma la luce primigenia in tenebre, e per questo la religione, fonte del bene, è spesso divenuta fomite del male. In ogni caso, dalla rottura di quest’originaria unità degli opposti è derivata la coscienza, come consapevolezza di sé, del mondo e di Dio, ma anche l’esperienza della libertà, come scelta bipolare.
Come Dio è alfa e omega – e quindi ogni ‘lettera’ interclusa (beta, delta, theta, ecc.) – così è per l’uomo. Non è però così per il Diavolo, che batte sempre un solo tasto, peraltro fuori tono. Cambierà la stonatura, o anche la sonorità (bassa, alta, grave, acuta), ma il tasto è sempre quello… Non c’è musica…
(Tratto, con qualche modifica, dal mio Gocce di pioggia a Jericoacoara).
Il diavolo, originariamente contenuto nella ‘capacità’ di Dio (che, essendo infinito, contiene, ovviamente tutte le ‘possibilità’, anche quelle negative), ha subito un processo di progressiva espulsione. (“Il diavolo non è altro che la forma distorta dell’estasi”). L’’effetto Lucifero’, di cui parla Philip Zimbardo, trasforma la luce primigenia in tenebre, e per questo la religione, fonte del bene, è spesso divenuta fomite del male. In ogni caso, dalla rottura di quest’originaria unità degli opposti è derivata la coscienza, come consapevolezza di sé, del mondo e di Dio, ma anche l’esperienza della libertà, come scelta bipolare.
Come Dio è alfa e omega – e quindi ogni ‘lettera’ interclusa (beta, delta, theta, ecc.) – così è per l’uomo. Non è però così per il Diavolo, che batte sempre un solo tasto, peraltro fuori tono. Cambierà la stonatura, o anche la sonorità (bassa, alta, grave, acuta), ma il tasto è sempre quello… Non c’è musica…
(Tratto, con qualche modifica, dal mio Gocce di pioggia a Jericoacoara).
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