lunedì 6 agosto 2018

PAROLE PAROLE PAROLE


PAROLE PAROLE PAROLE

Il computer è il mio specchio (ma solo da quando scrivo: cento colpi di penna…). Riflette le mie parole (quelle bianche), assorbe quelle nere. E le conserva sotto vetro. Custodisce i miei segreti, anche l’assenzio delle parole assenti e dei silenzi presenti (che decodifica, reinterpreta, glossa – qualche volta glissa. Ma attenti al veleno…). Miele e glassa, il piccì sfama il mio ingordo spirito appetitivo, gonfia il mio fiume diluviale, sollecita solletica la mia gradiente cerca di fama. Alimenta la fiamma, enfia il rio in piena, dà fiato alle amazzoni, ne scapezzola il ridondante turgore. E pensare che il computer non m’infiamma…
     M’infuoca, però, la parola. La parola creatrice, non quella creata, il fiat non il flatus vocis. Sono un avec-papier (specie ora che il mio avatar mi ha preso in capite et membris). A rischio di espulsione (ed esplosione). Estradato dalla massa, immesso nella scia delle future miriadi – ma da monade (al massimo, una diade, un’ambra driade.– la triade teniamola in stand-by; quanto al monaco, un po’ monco, ultimamente, lo ero. Ma preferisco la quarta via). Non sono più solo… Qualcuno si è affacciato! Estraggo dal computer la busta, la disuggello, trovo il sigillo…
     Spacchetto e sbuca la perla. Unica. La metto in bocca, la umetto, non la mastico. Rimastico nella mente: ogni libro è un fatto – drammatico, conflittuale, polemico. Ogni sua parola insensibile è un flocculo sedimentato di quotidiana rutinaria sopravvivenza. E le sue parole sensibili? Morule, embrioni di future miriadi, angeli sparsi in cerca di paradisi possibili. Nel loro mesto affanno, nella loro cronica temporalità, le parole insensibili sono una giustificazione del dato modesto, l’unico risultato della propria esistenza; lì dove le parole sensibili, le perle, nella loro acronica intemporalità, luccicano, brillano, mirano (al)l’ignoto, (al)l’inconoscibile, al segreto da svelare e al tesoro della vita eroica da conquistare o a cui tendere (fosse pure solo un miraggio).    
     “Chi non mira le stelle si perde nella storia.” È vicino il meriggio. Sì, il viaggio con e nel libro ha ridato fiato e speranza alla mia vita: man mano che lo scrivevo mi trasformavo, quando lo rileggevo mi rigeneravo (e la nietzscheana-daviliana a farmi da angelo vigilante – e poi è lei che mi guida fin dietro l’angolo…). Ero in viaggio con l’angelo (e il diavolo? Roso dalla gelosia. Anche un po’ rosso).         
     “Audacia mai veduta, scempio mai veduto. Sangue giovane e sangue nobile, rosee guance e bei corpi. Vigore mai veduto, sincerità mai veduta. Disinganni mai detti in passato.” Il magical mystery tour mi rendeva sempre più audace, mi ringiovaniva, body and soul. E lo spirito? Imponderabile (alato, alla Pound). Bed and breakfast.
(tratto dal mio inedito Nietzsche: sneackers o tacchi a spillo?)

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