PAROLE PAROLE PAROLE
Il computer è il mio specchio (ma solo
da quando scrivo: cento colpi di penna…).
Riflette le mie parole (quelle bianche), assorbe quelle nere. E le conserva
sotto vetro. Custodisce i miei segreti, anche l’assenzio delle parole assenti e
dei silenzi presenti (che decodifica, reinterpreta, glossa – qualche volta
glissa. Ma attenti al
veleno…). Miele e
glassa, il piccì sfama il mio ingordo spirito appetitivo, gonfia il mio fiume
diluviale, sollecita solletica la mia gradiente cerca di fama. Alimenta la
fiamma, enfia il rio in piena, dà fiato alle amazzoni, ne scapezzola il
ridondante turgore. E pensare che il computer non m’infiamma…
M’infuoca, però, la parola. La parola creatrice, non quella creata, il
fiat non il flatus vocis. Sono un avec-papier
(specie ora che il mio avatar mi
ha preso in capite et
membris). A rischio di espulsione (ed
esplosione). Estradato dalla massa, immesso nella scia delle future miriadi – ma da monade (al
massimo, una diade, un’ambra driade.– la triade teniamola in stand-by; quanto
al monaco, un po’ monco, ultimamente, lo ero. Ma preferisco la quarta via). Non sono più solo… Qualcuno
si è affacciato! Estraggo dal computer la busta, la disuggello, trovo il
sigillo…
Spacchetto e sbuca la perla. Unica. La metto in bocca, la umetto, non la
mastico. Rimastico nella mente: ogni libro è un fatto – drammatico, conflittuale, polemico. Ogni sua parola insensibile è un flocculo sedimentato di
quotidiana rutinaria sopravvivenza. E le sue parole sensibili? Morule, embrioni di future miriadi, angeli sparsi in cerca di paradisi
possibili. Nel
loro mesto affanno, nella loro cronica
temporalità, le parole insensibili sono
una giustificazione del dato modesto,
l’unico risultato della propria esistenza; lì dove le parole sensibili, le perle, nella loro acronica
intemporalità, luccicano, brillano, mirano (al)l’ignoto, (al)l’inconoscibile,
al segreto da svelare e al tesoro della vita eroica da conquistare o a cui
tendere (fosse pure solo un miraggio).
“Chi non mira le stelle si perde nella storia.”
È vicino il
meriggio. Sì, il viaggio con e nel libro ha ridato fiato e speranza alla mia
vita: man mano che lo scrivevo mi trasformavo, quando lo rileggevo mi
rigeneravo (e la nietzscheana-daviliana a farmi da angelo vigilante – e poi è
lei che mi guida fin dietro l’angolo…). Ero in viaggio con l’angelo (e il
diavolo? Roso dalla gelosia. Anche un po’ rosso).
“Audacia mai veduta, scempio mai veduto. Sangue giovane e
sangue nobile, rosee guance e bei corpi. Vigore mai veduto, sincerità mai
veduta. Disinganni mai detti in passato.” Il magical
mystery tour mi rendeva sempre più audace, mi ringiovaniva, body and soul. E lo spirito?
Imponderabile (alato, alla Pound). Bed and
breakfast.
(tratto dal mio inedito “Nietzsche: sneackers o tacchi a spillo?”)
(tratto dal mio inedito “Nietzsche: sneackers o tacchi a spillo?”)
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