domenica 23 novembre 2008

L'ebbrezza spirituale - Next Age o Pentecost-Age?

Pagine tratte dal mio libro: Gocce di pioggia a Jericoacoara

“Dalla gioia, che appena abbiamo terminato di descrivere, nasce un’ebbrezza spirituale che consiste, per l’uomo, nell’essere ricolmato di maggiore gustosa dolcezza e gioia di quanto il suo cuore ed il suo desiderio possano augurarsi o contenere. L’ebbrezza spirituale produce molti effetti strani. Mentre gli uni cantano e lodano Dio per eccesso di gioia, altri versano lacrime abbondanti per la grande gioia del loro cuore. In quelli si manifesta un’agitazione di tutte le membra che li costringe a correre, a saltare, a danzare; negli altri l’ebbrezza è così grande da far battere le mani ed applaudire. Uno grida ad alta voce e manifesta così la sovrabbondanza di quel che sente dentro; l’altro, al contrario, ammutolisce, sprofondando nelle delizie che prova in tutto il suo essere. Talvolta si è tentati di credere che tutti facciano la stessa esperienza; oppure ci si figura, al contrario, che nessuno abbia mai gustato quel che ciascuno sperimenta in se stesso. Sembra che sia impossibile veder sparire questa gioia e che di fatto non la si perderà giammai; e ci si meraviglia talvolta che tutti gli uomini non diventino spirituali e divini. Talvolta si pensa che Dio sia tutto per noi soli e che non appartenga a nessun altro che a noi stessi; talvolta ci si domanda con ammirazione cosa mai sia tale gioia, donde venga e cosa sia quel che ci accade. È la vita più deliziosa che un uomo possa conoscere sulla terra, in quanto gioia sperimentata. E talvolta le gioie son così grandi che il cuore crede che stia per spezzarsi…”

«Questa è l’ebbrezza spirituale. E qual è la gioia che la produce e che persiste anche dopo l’inebriamento?»

Julim continuò a leggere dal libro:

“La dolcezza, di cui abbiamo ora terminato di parlare, fa nascere nel cuore e nelle potenze sensibili una gioia tale che l’uomo pensa di essere tutto avviluppato interiormente dall’abbraccio divino dell’amore. Ora questa gioia e questa consolazione sorpassano in dolcezza, per l’anima e per il corpo, tutto quello che il mondo intero può dare di tal genere, quand’anche un solo uomo potesse esaurirne in se stesso tutta la pienezza. È così che Dio si diffonde nel cuore, per mezzo dei suoi doni, e vi spande una così grande e gustosa consolazione ed una tale gioia che il cuore interiormente straripa. Allora si comprende bene quanto sono miserabili coloro che restano al di fuori dell’amore. La gioia così provata fa quasi sciogliere il cuore, tanto che l’uomo non può più contenersi sotto l’abbondanza della gioia interiore.”

«”Quando il liuto intona la melodia, il cuore, impazzito, spezza le catene. Questo è Rumi, poeta sufi ma pentecostale ‘absconditus’. Il ‘Cristo interiore’, ineffabile, pervade tante esperienze mistiche e Rumi, il sommo poeta sufi persiano, era sensibile alle vibrazioni ‘cristiche’ e ‘pneumatiche’: era sulla stessa onda. E la passione, folgorante e martellante, di un Odino o di un Thor non la prefiguravano? Gesù non era solo buonista… D’altronde, secolo più, secolo meno, onda su onda, il flusso dello Spirito non si è mai fermato. Né prima, né dopo Cristo. Certo qualche secolo è stato più stagnante, ma dall’Ottocento in poi i marosi sono diventati cavalloni e lo Spirito, scalpitante, ha cominciato a spazzare i lidi di tutto il mondo, penetrando sempre più nell’entroterra. Dunque, Rumi, Ruysbroek, dune e nebbie rischiarate dai raggi del sole divino. Talvolta arse. Ma guai se il deserto cresce… Eppure, lì puoi incontrare Dio (e il Diavolo). Fermati a parlare con entrambi. E poi scegli!»

Arianna fu percorsa da un brivido. Agghiacciante, ma poi il fuoco del suo rovo ardente interiore (un cespuglio a cui non aveva fatto mai caso) la infiammò, senza bruciarla. Io sono quel che sono…

«Gioia interiore ed ebbrezza spirituale. Niente di diverso da una riunione di quasi cento anni fa ad Azusa Street, a Los Angeles – si era nel 1906 – o della Toronto Blessing degli anni ’90! Tappe fondamentali (che si sia pro e contro) dell’ultimo Risveglio. E dell’ultima pioggia. Quella che ci sta bagnando ora è, al confronto, quasi rugiada, ma quanto prima diventerà un acquazzone…»

Julim mimò l’apertura di un ombrello (e Arianna ebbe in contemporanea un flash della nonna salentina di Lorenzo. E della sua casa al mare, quando ad agosto le ‘sirene’ ioniche cominciavano a suonare. E di quando un giorno aprì il parapioggia nell’ingresso, prima di uscire: “Non lo fare, se no ci saranno sventure a terremoto.” Anzi ‘a tremalaterra’, come le piaceva dire, con il suo gentile accento cortese da Firenze del Sud).

«Continuità, quindi, nel modus vivendi pentecostale (e carismatico) dai tempi di Gesù a oggi, sia pure discontinua (l’ossimoro…), benché nelle chiese pentecostali ci si limiti a qualche ‘assaggio’ dal Risveglio dell’Ottocento, preferendo soffocare la memoria storica. Quasi che il revival pentecostale fosse sorto dal nulla (generazione spontanea!). Ma c’è pure qualche studioso serio in ambito pentecostale che, grazie a Dio, della continuità comincia ad accorgersi. Stanley Burgess (l’autore di un Dictionary of Pentecostal and Charismatic Movement) trova ‘tracce’ di ‘pentecostalismo’ persino in Tommaso d’Aquino! Fatto è che “...l’esperienza della Pentecoste e dei doni dello Spirito Santo, lungi dall’essersi fermata alla chiesa del Nuovo Testamento, ha percorso come un fiume sotterraneo tutta la coscienza collettiva del mondo, ora affievolendosi, ora celandosi, talora invece sgorgando impetuosa da polle superficiali, serbando tuttavia sempre viva la fiamma dello Spirito.” Sono parole mie, te le leggo dal mio articolo (una sua copia faceva da segnalibro). Ciò non toglie, comunque, che, quanto accaduto nel ventesimo secolo, è qualcosa di mai avvenuto in maniera così eclatante – e non solo in ambito cristiano – nella Storia umana: un cambio di paradigma ancor più vistoso di quello prospettato dalla New Age (quanto mai diversa dal pentecostalismo, eppure con più d’un punto di contatto…). Potremmo chiamarla Pentecost-Age…»

Julim continuava a ergersi ex cathedra, dimentico delle vacanze estive non ancora terminate (sia pure agli sgoccioli).

«E se parlo di esperienza spirituale decisiva, nel senso che porta a una de-cisione de-finitiva, non posso, quindi, che pensare al pentecostalismo, cavo teso tra Cattolicesimo e Protestantesimo: una fune al di sopra di un abisso... Rimanendo in tema nicciano, ma con ben altro spirito, potrei dire: “Io amo colui che non serba per sé una goccia di spirito, bensì vuol essere in tutto e per tutto lo spirito della sua virtù: in questo modo egli passa, come spirito, al di là del ponte.” Certo, che il pentecostalismo sia il movimento religioso più significativo del ventesimo secolo è ai più sconosciuto, almeno in Italia. Come ti ho detto i pentecostali, e qui includo anche i carismatici all’interno delle confessioni protestanti ed evangeliche di denominazione non pentecostale, sono oggi, all’inizio del Terzo Millennio, circa seicento milioni, a parte gli almeno trenta milioni di carismatici cattolici. Il dato ti può sorprendere, anche perché i mass-media non ne avevano mai, almeno fino a qualche anno fa, trattato diffusamente – e seriamente – sottovalutando il fenomeno, di cui, come sempre accade per quell’oscuro oggetto (del desiderio?) che è la religione. Ne ignoravano le reali dimensioni (non troverai mai tante castronerie sui giornali, ma anche sui libri, come quando si parla di ‘religione’…). E diciamolo pure, anche io, co-stretto nel mio giardino teologico, nel mio hortus conclusus, ignoravo la reale portata del pentecostalismo come fenomeno di massa. E la messa non è finita…»

Julim si fermò un attimo, volse lo sguardo al cielo, come per attingere nuove forze, poi al suono di un (eterico) gong ricominciò a scampanellare.

«Ero ancorato alle mie certezze di protestante liberal doc, ma ormai la mia certezza era tale da sfiorare il dubbio... E sì che i più raffinati tra i teologi (e loro pappagalli) non facevano altro che ripetere che la fede si alimenta dal dubbio. E in parte hanno ragione. All’inizio, in me, che pure ero, e sono, un intellettuale, la fede non faceva altro che vomitare i dubbi. C’era la tentazione bulimica di trans-gredire da un locus a un altro locus. Comunque, all’inizio, al contatto col pentecostalismo, invece che avvicinarmi più a Dio e alla Bibbia, passai per la fase anoressica del nichilismo nicciano…»

Arianna interruppe Julim e chiosò:

«Anch’io ho passato queste fasi: figlia di famiglia altoborghese radical chic, figlia dei fiori, anarco-esistenzialista, femminista, new-ager. Lorenzo, invece, per quel che mi ha detto e ho visto, borghesuccio, beatle, sessantottino, nazi-maoista. E terzaforzista col Mito dell’Europa, della Jeune Europe, passando per Romualdi e Freda (ahiahi!), poi la fase del cattolicesimo tradizionalista (alla monsignor Lefebvre, nel senso plenior: era anche andato a Parigi, per un’immersione full-time, nella chiesa di Saint-Nicolas-du-Chardonnet, lì dove i suoi seguaci tenevano dei sit-in), quindi il passaggio new wave, sfiorando lo yuppismo, per poi svoltare, momentaneamente e a modo suo, a sinistra: quella femminista e terzomondista, dalle forti venature protestanti. Il tutto con un certo Calvinismo di fondo… E naturalmente, una bella spruzzatina di mistica. Sì, anche lui amava i mistici renani. Mi parlava sempre, citando dal suo amato Evola, dell’interiorità atona e gelidamente ardente di un Ruysbroek e di un Eckhart. Il pentecostalismo, coi suoi ossimori, è stato l’approdo finale, l’ultima spiaggia, ma, al di là, c’è ancora il mare... Lui è andato al largo (ma non troppo). Io sono rimasta sulla riva (ma coi piedi nell’acqua, in ammollo). Ma anche quest’ultima spiaggia, dopo un lungo cammino, non particolarmente faticoso a dire il vero, sembra ora troppo tranquilla; non solo per me, che sono stata solo lambita dalle ‘acque’ (e dalla lambada), ma anche per Lorenzo: sarà stato l’effetto di comunità pentecostali troppo istituzionalizzate, cattolicizzate, pervase da moralismi e legalismi geovizzanti…»

«Dio ci chiederà alla fine della nostra vita ragione delle occasioni di gioia e felicità umane che Lui ci ha offerto e che noi abbiamo disdegnato.» Arianna continuò «In ogni caso, quello che mi dava più noia, non in Lorenzo, ma nei suoi accoliti, era la barbara assenza di cultura, la fuga da ogni dibattito di buon livello, da ogni decisione pubblica su scelte etiche, e non solo. Occasioni, opportunità sprecate, gettate al vento, rifiutate, quasi fossero offerte diaboliche! È pur vero che l’informazione corrente (spesso anche quella più acculturata) dimostra gravi limiti (sovente vera e propria crassa ignoranza, talora malafede) proprio in campo religioso, ma questo non giustifica la docta ignorantia. Anzi, l’ignoranza sic et simpliciter.»

«In questo c’è la complicità, lo ‘zampino’. di gran parte dello stesso pentecostalismo...» Julim concordò, strizzando l’occhio ad Arianna (un po’ fuori luogo) «Comunque, lasciamo stare i ‘guasti’ di certo pentecostalismo, locale (di deriva cattolicheggiante, o simil-geovista, persino nel look) o di derivazione americana (il New Thought commisto a neo-puritanesimo in mezze maniche, cravatta e calzini corti – pure bianchi…). Parliamo di quello che il Pentecostalismo, nella sua essenza, può continuare a dare. Anzi, che deve iniziare a dare. È pur sempre una risorsa, un fiume sotterraneo sempre in vena (a parte i laghi e gli oceani). E poi, acque di sotto e acque di sopra… Non ti voglio qui rifare la cronistoria accurata delle radici e degli sviluppi del movimento, ma c’è, comunque, continuità ab origine (apostolica) del pentecostalismo, di questo fenomeno di massa che, se fino al ‘900 è sopravvissuto diluito nell’oceano cristiano, è poi passato, nell’arco di un solo secolo, dai nominali zero alle svariate centinaia di milioni di adesso. Niente di simile è mai avvenuto, in nessun campo dell’ampio ‘spettro’ umano, in cosi breve lasso di tempo! E questo giustifica il non sempre perfetto funzionamento della ‘macchina’. Il pentecostalismo, però, non nasce dal nulla. C’è un’’increspatura’ iniziale nel ‘brodo primordiale’ della cristianità da cui ha preso origine. E adesso sta bollendo… Per il filosofo Lacan “la religione è inaffondabile. La religione, soprattutto quella vera, ha risorse tali che non possiamo nemmeno immaginare”. E il pentecostalismo galleggia bene…»

«Ma non cammina sulle acque…» Arianna dette la stilettata finale.

Ormai nella stanza pioveva a dirotto. Julim schivò la sciabolata di Arianna e continuò a cavalcare l’onda (pentecostale).

«Ma non basta quello che ti ho detto (per inciso, condivido le tue affermazioni). Che il fenomeno sia ‘fenomenale’ se ne è accorto pure Cox, il teologo d’assalto della ‘nuova frontiera’ kennediana. Sì, Harvey Cox, il maggior rappresentante della Teologia della Secolarizzazione. Forse tu non lo conosci, ma è noto anche in ambito filosofico, specie con il suo “The Secular City. Secularization and Urbanization in Theological Perspective”, del ’65, uno dei testi più originali e brillanti della teologia (con riflessi nella filosofia e sociologia) del ‘900.»

«Ma qual è la sorpresa? – Julim anticipò, di un soffio, Arianna – Enorme: il Cox, nel ’95, ha pubblicato “Fire from Heaven: the Rise of Pentecostal Spirituality and the Reshaping of Religion in the Twenty-first Century”. Ossia, Fuoco dal Cielo: il Sorgere della Spiritualità Pentecostale e il Rimodellarsi della Religione nel XXI Secolo. (Julim non sapeva – o se n’era dimenticato, preso dal fuoco consumante – che Arianna, thanks to mama Courtney, era bilingue – anzi, per motivi tangenti e contingenti, bazzicava un po’ di francese, spagnolo e, manco a dirlo, portoghese in versione carioca.) Un vero e proprio tributo al pentecostalismo, quanto quello degli anni ’60 era stato, in un certo senso, l’esatto opposto. Basti dare la scorsa a un paio di citazioni dalla Città Secolare: “Come dice Bonhoeffer, Dio, in Gesù, vuol insegnare all’uomo a fare a meno di Lui, a diventare adulto, libero da dipendenze infantili, pienamente umano”; o ancora: “... la parola ‘Dio’ dovrà morire, confermando così il giudizio apocalittico di Nietzsche, secondo cui ‘Dio è morto’.’’ Quale (positiva) sorpresa, quindi, scoprire l’ultimo Cox che parla del pentecostalismo come di: “fuoco spirituale che ha infiammato tutto il mondo, toccando centinaia di milioni di persone col suo calore e la sua potenza.” Di più: “un uragano spirituale che ha già toccato quasi mezzo miliardo di persone, una visione alternativa del futuro dell’umanità il cui impatto è, ancora e solo, ai primi stadi.Wow… (ripeto l’esclamazione di giubilo di un commentatore pentecostale americano) – ti cito sempre dal mio articolo – i pentecostali possono esultare: hanno ricevuto il riconoscimento ufficiale, non solo di Dio (il che è, indubbiamente, più importante) ma anche dell’’alta teologia’ (il che non è male...).»

Julim parlava come se Arianna fosse una cristiana ‘rinata’ (ma lei era ancora al sesto mese…).

«Interessanti poi le osservazioni di Cox (che, peraltro, non si definisce pentecostale: è, infatti, battista), quando parla del pentecostalismo come della spiritualità ‘primaria’, originaria, o allorché riconosce nel ‘parlare in lingue’ la “trasformazione, per l’amore di Dio, del linguaggio umano, inadeguato e corrotto, in una lingua di angeli.” Ma non si ferma qui il nostro, parla apertamente dell’esperienza pentecostale come di un “incontro ‘speciale’ con lo Spirito Santo”. I pentecostali, e non solo, non possono che gioire di questo e riconoscere che anche nei cuori ‘duri’ degli uomini di cultura cominciano a manifestarsi crepe sotto i ‘fendenti’ dello Spirito. D’altronde, anche un altro teologo di ‘frontiera’, l’ancor più noto Paul Tillich (nient’affatto pentecostale), non diceva forse che “fuori della fede non ci può essere speranza né salvezza vera”? E che “la Presenza spirituale – lo Spirito Santo – vivifica perennemente la vita”? Quel Tillich che, dulcis in fundo, con profonda cognizione di causa, osservava: “Dio risponde all’uomo in base alla sua domanda e la domanda dell’uomo è condizionata dall’aspettativa della risposta da parte di Dio.” Questo è il noto ‘principio di correlazione’ di Tillich. Come dire: l’uomo, se è fiducioso della risposta di Dio, pone il Signore nelle condizioni (in un certo senso) di rispondere affermativamente. È un principio-guida, forte (e discusso), del pentecostalismo più radicale (in cui la fede è certezza assoluta), ma vicinissimo (ci risiamo) a tanti esiti della mistica medievale (Eckhart, uno per tutti) e post-rinascimentale (Angelo Silesio).»

(Silesio. Angelo sì, ma Tomás le aveva porto il volto luciferino…)

«Un’ultima ‘provocazione’: Cox ribadisce (cosa che molti pentecostali hanno dimenticato...) che: “il Pentecostalismo rappresenta una montagna che guarda dall’alto i confini delle singole denominazioni.” E, aggiungo io, non solo la spiritualità pentecostale trascende questi limiti umani (troppo umani...), ma supera le grette separazioni (sottomissioni, in definitiva) di genere, di razza, di classe sociale, vanamente giustificate da parziali, miopi e strabiche letture bibliche. E infatti, come adempimento della profezia di Gioele e di Atti 2,17-18 (“...spanderò il mio Spirito sopra ogni persona; i vostri figli e le vostre figlie profetizzeranno...”), nella chiesa ‘primitiva’ di Azusa Street, a Los Angeles (in questo caso, città degli ‘angeli guida’, non più dei lost angels), c’era, sintetizzato, il fior fiore dell’oecumene cristiana. E non solo fedeli provenienti da varie confessioni e denominazioni, ma tra i dodici della ‘dirigenza’ spirituale (e materiale) c’erano sette donne e tre neri (un’assurdità per quei tempi; e oggi?). Una chiesa ecumenica (e democratica) ante litteram!»

Il risvolto black e woman sbloccò definitivamente Arianna. Ruppe le barriere, transgender. E Julim diede l’ultima pennellata alla tela. Alla Basquiat.

«Ma dobbiamo andare oltre, trasgredire le frontiere… E riempire di graffiti i muri bianchi, o grigi, del cristianesimo. La mission? Fare dell’Era Pentecostale l’età dell’oro tanto agognata da ogni dove, e in ogni ora. L’Età dello Spirito Santo, l’auspicio profetico di Gioacchino da Fiore. L’Era Pentecostale, la Pentecostage. Meno Kali Yuga più Orso Yoghi…»

La testa pelosa di Julim (dalla folta chioma riccioluta) rispuntò a fior d’acqua dopo il mal riuscito tuffo a pesce. Dopo il piranha, il pesce-pilota.

«Diamo tutto lo spazio alla libertà dello spirito, ma non trascuriamo la ‘carne’. Carne e sangue non erediteranno il regno dei Cieli, perché è qui, sulla terra, e della terra, che debbono ‘acquisire’ la proprietà! Se Dio ha dato a un uomo ricchezze e tesori, e gli ha dato potere di goderne, di prenderne la sua parte e gioire della sua fatica, è questo un dono di Dio! Se possiamo forse ritrovare motivi di tipo sciamanico nel pentecostalismo, tanto che in alcuni suoi aspetti le ‘manifestazioni’ pentecostali e carismatiche – una sorta di ‘misticismo pratico-estatico-democratico’ – potrebbero essere definite “rivalutazioni di antichi motivi sciamanici, integrati in un sistema di teologia ascetica dove il loro contenuto ha subito una radicale modificazione” (Mircea Eliade sostiene questo riguardo a riti di tipo sciamanico rinvenibili in molte culture e religioni), dobbiamo, in ogni caso, rivalutare e rivendicare l’appartenenza alla terra. Occorre rifondare il cristianesimo: a te, Arianna, tocca un ruolo di primo piano, da primadonna. Non da velina, eppure toglierai i veli… Profana, fuori dal tempio, ma nel tempo. Nel mondo, fuori dalla religione, ma col fuoco rubato al cielo. I violenti s’impadroniscono… Morte di Dio come morte dell’immagine tradizionale di dio e della religione. Eppure, se non siamo fatti da Dio, siamo fatti di Dio… (o siamo solo ‘fatti’, avrebbe pensato Arianna in altri tempi). Ma tu andrai oltre Nietzsche, porterai una speranza nuova, veramente nuova. Terra e Cielo si ameranno senza più nascondersi, alla luce del sole. Dio è morto come Dio statico, ma è vivo come Dio dialettico, dinamico, dionisiaco (ma pur sempre apollineo). Le virtù pagane trasfuse e trasfigurate dalle virtù cristiane… (parlava proprio come Lorenzo quando il suo vecchio Odino s’incontrava col pischello Gesù – ‘pesce pilota’). Ed è stato proprio Gesù Cristo, sceso dal trono per prendere il treno della vita, ad annunziare, con la sua morte (e la sua vita – uso qui la minuscola per rafforzare il concetto), la morte di Dio – riprendo concetti di Altizer e degli altri teologi della morte di Dio. Ma ci ha lasciato, in cambio, lo Spirito, la dinamica della nuova vita. Il futuro prossimo, alla Gioacchino da Fiore (fior da fiore), vedrà il profano confluire nel sacro e il sacro nel profano. Cielo e terra si abbracceranno, non saranno più ostili.»

Julim la guardò intensamente, con uno sguardo lievemente corrucciato, poi scoppiò a ridere.

«Stammi ad ascoltare, buttati sui libri, scegliti i maestri che vuoi, ma stattene a debita distanza…»

Arianna allora comprese. Tomás e Julim si erano congiunti, baciati, abbracciati. Ai due, l’imperfezione (malgré Julim), si era aggiunto Lorenzo, il primo. Il triangolo si era formato, aperto allo spazio. Il messaggio era confermato: lei era predestinata.

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