IL PLATEAU
Alla
ricerca dell’esperienza delle vette
Don’t give up
Proprio ieri sera, su invito dello spiritual coach Marizio Fiammetta, ho tenuto un webinar sulla PNL spirituale e generativa: il seminario web prendeva spunto dal mio libro “Prendi la PNL con Spirito!”, in cui affrontavo il tema della “trasformazione
profonda” – intrapersonale
e interpersonale – in maniera a dir poco originale (oltre ai ‘soliti’ – per
i cultori della Programmazione
Neuro-Linguistica – Bandler, Grinder e Dilts, puoi trovare voci storiche o ‘borderline’,
come Jung, Assagioli, Laing, Hillman, Maslow, Gurdjieff, Almaas, Scott Peck
ecc). D’altronde, mi ritengo essenzialmente
uno scrittore…
Nel webinar ho parlato di essenza (il Sè, lo Spirito, il centro di gravità permanente) e personalità (persona = maschera), di entusiasmo (en theos = Dio-dentro
o dentro-Dio) e immaginazione (in me magus agit = in
me agisce il ‘magh’, ossia il ‘potente’ –
colui che fa accadere le cose),
di come toccare le vette (peak state, stato di
grazia ed esperienza delle vette)
e di come ridiscendere a valle come uno Zarathustra post-nicciano.
Un concetto che avrei voluto approfondire – ma si trattava di
una “conversazione con l’autore” di poco più di un’ora (avrei parlato – alla Pannella o alla Fini
– per almeno 24 ore di fila…) – è stato quello di PLATEAU.
Bene, ve l’accenno – è un buon prologo per la prossima
settimana, e un incentivo a scalare il Dhaulagiri
(per non dire il solito Everest…).
Il ‘plateau’ è la parte intermedia – la più difficile – delle tre fasi in cui si articola ogni vero apprendimento.
La prima fase è
quella in cui non sappiamo fare niente: tuttavia,
essendo eccitati per la novità che abbiamo appena scoperto e che stiamo
cominciando a maneggiare – e anche perché stiamo partendo da zero –, qualsiasi
progresso ci appare molto vistoso e ci dà delle grandi soddisfazioni (il così
detto ego-drive). Ci si trova nello 'stato' (state of mind) della cosiddetta "mente del principiante".
Ma ecco che arriva la seconda fase, quella in cui le nuove capacità acquisite si devono consolidare – è questo il momento che mette maggiormente in crisi (ma come
al solito, ogni crisi è un’opportunità…):
t’impegni, ce la metti tutta, sudi a catinelle, provi e riprovi per migliorare,
ma i miglioramenti sembrano arrivare con il contagocce.
Questo è il vero e proprio
momento di PLATEAU, cioè di “fase
pianeggiante”, di stallo, di stanca, di blocco (anche “dello scrittore”): tutto sembra fermo, stazionario, bloccato, malgrado ogni sforzo
e impegno.
La maggior parte delle persone, in questa fase, si arrabbia, si
avvita su sé stessa, s’incarta e, il più delle volte, demorde! Anche i
discepoli di Gesù affrontarono questo “demone”… (inteso non nel senso di Socrate e
Hillman).
E siccome quando una casa è svuotata altri ‘demoni’ prendono la palla al balzo per occuparla (ovviamente
come inquilini abusivi…), ecco che ti vengono incontro ostacoli e imprevisti di ogni
sorta.
Anthony Robbins, uno che la sa lunga, a questo proposito ricorda
spesso che, quando arriva un “plateau”, un esperto di PNL e di “sviluppo
personale” (soprattutto ‘spirituale’) lo riconosce e, sorridendo, dice: “Toh, un
plateau! Sapevo che ne sarebbe arrivato uno! Io continuo a fare il mio allenamento,
perché so che arriverà la fase successiva!” (ho preso la frase da un articolo
del coach Federico D’Onghia).
Infatti, chi è passato dalla fase crash (contratto, reattivo, analysis-paralysis, separato,
ostico/ostile) alla fase coach (centrato, aperto, consapevole, connesso, capace di tenere tutto
in mano…), è nelle condizioni ottimali per superare – o aggirare – le proprie paure, sbrogliare i conflitti interiori e sbrigliare le abilità acquisite e le nuove abitudini, che, da occasionali o ‘principianti’, diventano automatiche (non robotiche, ma generative), per cui si
è in grado di padroneggiarle e inserirle nel contesto degli altri
comportamenti.
Inoltre, ha trovato il suo “centro di gravità permanente” (una particolare posizione e attitude psico-fisica – una ‘centratura’ – oltre che una “sorgente interiore” di acqua viva) che gli permette di agire sempre in posizione di balance e forza: questa è la terza fase.
Inoltre, ha trovato il suo “centro di gravità permanente” (una particolare posizione e attitude psico-fisica – una ‘centratura’ – oltre che una “sorgente interiore” di acqua viva) che gli permette di agire sempre in posizione di balance e forza: questa è la terza fase.
Quindi, ogni volta che si vuole acquisire una nuova capacità,
dopo le prime salite (o discese – insomma, il progresso) c’è sempre la fase di ‘plateau’: per questo è così importante saper mantenere il focus su degli
obiettivi e mantenere acceso il ‘fuoco’ dentro, ossia l’entusiasmo e la
motivazione costante (momentum) che ci spingono fino all’obiettivo: start & go, fino al goal.
Insomma, se hai un ‘perché’
abbastanza forte, troverai tutti i ‘come’ che ti servono a raggiungere il ‘cosa’…
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