CHIAMALE SE VUOI EMOZIONI…
Eccovi, è una cover, il primo dei miei articoli per il portale IRBUK (attualmente silente). L’argomento è quanto mai attuale (tra emozioni e false emozioni, o assenza di emozioni...).
«Nessuno
oggi, uomo o donna, può mettersi a pensare, sentire od agire se non partendo
dalla propria alienazione […] L’umanità è estraniata dalle sue possibilità
autentiche: nasciamo in un mondo dove l’alienazione ci attende.» (Ronald D. Laing).
Erano gli anni ’60, quelli del cambiamento sociale, della rivoluzione giovanile e del progresso economico, ma anche gli anni dell’incomunicabilità, dell’alienazione e del disagio esistenziale (la “trilogia dell’incomunicabilità” dei film di Michelangelo Antonioni).
Laing l’”antipsichiatra” e l’Antonioni di “Blow-up”, “L’eclisse” e “Zabriskie Point”: due voci stonate in pieno boom economico. Ma non sono i soli. È di quegli stessi anni la riflessione di Pierre Daco: «Vere e proprie malattie sono diventate ormai modi di vita: l’esaurimento, la depressione, l’agitazione, i complessi d’inferiorità, l’impazienza, l’aggressività, la ribellione contro la società, l’ostilità, la paura, l’angoscia, la ricerca di una superiorità a tutti costi […] È penoso constatare quanti uomini siano ridotti a niente, rispetto a quello che potrebbero essere. Si sono interrotti tutti i contatti umani. La Folla e la Massa sostituiscono l’individuo cosciente. Il passeggiare tranquillamente è considerato una forma di pigrizia. È scomparsa la padronanza di sé. La calma e la serenità sono ormai oggetto di curiosità. Un’azione che impegna le facoltà superiori, e che dovrebbe essere normale, viene considerata straordinaria.»
A dare il colpo di grazia ci ha pensato poi, negli anni ’90, James Hillman, con la sua stoccata “ecosofica”: «Gli edifici sono malati, le istituzioni sono malate […] Il mondo è diventato tossico […] E nel suo modo folle, la terapia, enfatizzando l’anima interiore e ignorando l’anima che è fuori […] continua ciecamente a credere di curare il mondo esterno rendendo migliore la gente.»
Questo ieri. E oggi? Per dirla con la Bibbia, in Qoèlet, «ciò che è stato sarà e ciò che si è fatto si rifarà; non c’è niente di nuovo sotto il sole». D’altro canto, però, c’è qualcosa di nuovo oggi nel sole, anzi d’antico… (L’aquilone, Giovanni Pascoli). E infatti, a scombinare le carte ecco spuntare il fenomeno (in tutti i sensi…) Trump, tromba scornacchiata nel concerto imperante, tra lo sconcerto generale del neo-conformismo globale (quello del “politically correct” e del “volemose bene” a tutti i costi).
Bypassando i giudizi di merito (o demerito), una prima riflessione: a essere maggiormente coinvolta, oggi più che mai, è la “pancia” degli individui (quella decantata da Checco Zalone), e non più la mente razionale, con tutte le sue ragioni e i suoi presupposti “educati” e fini. Il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce, ricordava Pascal, e anche la pancia ha le sue ragioni e il suo cervello… Le persone, per troppo tempo rinchiuse nelle torri d’avorio (o nei falansteri) della retorica maggioritaria o dei “pensieri pettinati” (e patinati), vanno ora soprattutto alla ricerca prioritaria di emozioni; non solo, sentono anche rinascere il desiderio di tornare alle antiche sorgenti dello spirito, magari in forme nuove, più immediate, più “mordi e fuggi”, o della serie tutto e subito.
Tutte istanze, individuali e sociali, che la Psicoanalisi e molte delle discipline psicologiche successive – e qui arriviamo al focus di questo articolo – non hanno saputo comprendere fino in fondo. Si è spesso dimenticato (salvo che tra il “popolo” e qualche intellettuale fuori dagli schemi) che l’uomo è un essere tripartito – corpo, anima e spirito – e che tutti e tre questi “distretti” devono essere presi in considerazione e, per quanto possibile, accuditi e accontentati.
Non voglio qui fare il teologo, o lo spirituale, ma solo esprimere alcune considerazioni, che approfondirò in un prossimo articolo. Innanzitutto, lo starting point: «il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi.» (Marcel Proust). Ma per avere nuovi occhi occorre acquisire la prima dote, quella che ci spinge a uscire dalla nostra comfort zone, o meglio “zona di familiarità”, ossia la flessibilità: quell’apertura mentale ed emotiva ad ampio spettro che ci rende duttili, versatili, ci permette lo spostamento del focus, la libera espressione della creatività, apre al massimo il ventaglio di tutte le alternative possibili (tra cui poi scegliere quella più funzionale all’obiettivo) e ti consente di passare a un pensiero superiore – senza per questo crederci necessariamente, ma agendo “come se” fosse vero.
Fatto questo, compila una lista di desideri e immaginali come se fossero già realizzati (visualizzandoli con tutti i sensi “accesi”, come in un film 3D, 4D, 5D…).
Motto di accompagnamento: «Cedi e sarai intero. Piegati e vincerai. Vuotati e sarai colmo. Il duro e l’inflessibile vengono infranti dal mutamento; il flessibile e il cedevole si piegano e prevalgono.» (Ray Grigg, Il Tao delle relazioni tra uomo e donna – citato in Terapia breve strategica di Paul Watzlawick e Giorgio Nardone.).
Tornando al discorso sulla complessità umana, il presupposto di partenza, funzionale all’obiettivo della propria auto-formazione e tras-formazione, è, quindi, il seguente: l’essere umano è un’unità bio-psico-esistenziale (in “filosofese” si direbbe: ilio-psico-pneumatica).
Bio = vita dal punto di vista, essenzialmente, dei bisogni primari (vita vegetativa)
Psico = vita dal punto di vista emotivo-comunicativo (vita relazionale)
Esistenziale = vita dal punto di vista performativo (vita ‘realizzata’).
Ci troviamo, però, già davanti a un primo ostacolo: «… se la psiche è l’anima, e l’anima è il mondo della nostra esperienza … essa ci fa paura. Non ne vogliamo troppa (di anima) o troppe varietà: la vogliamo ridotta a percezione e immaginazione terrene, niente sogni a colori.» (Ronald D. Laing).
Ma tu sbloccati …e sogna a colori! All’inizio partirai magari solo da una sensazione, ma si tratta pur sempre di un primo, decisivo, “salto di livello” nella tua visione delle cose. Anche la tua mappa mentale comincerà allora a cambiare: d’ora in poi non vedrai più la realtà in “bianco e nero”, ma “a colori”. E acquisirai le mappe di tutto il territorio, dopo di che potrai cominciare a ri-costruire il tuo mondo (quello interno e quello esterno).
Ripeto, questo non è un approccio religioso o teologico, ma solo l’apertura verso una maggiore consapevolezza di te stesso e del mondo intorno a te. È un voler dare una chance alla possibilità dell’imprevedibile, del “miracolo”, di ciò che senza apparente causa può cambiare la tua vita o risolvere – come il Deus ex machina delle tragedie antiche – situazioni irrisolvibili. È, insomma, un arrivare all’Origine, alla struttura più profonda della realtà, alla “forza animatrice delle cose”.
Mi fermo qui, perché, salvo approfondimenti in altra sede, il tuo deve essere un approccio eminentemente pratico. Mi basta dirti che, per mondo dello Spirito, da non contrapporre al mondo materiale, intendo il mondo delle possibilità estreme, lì dove tutto è possibile. Questo può essere un mondo reale per chi è credente, oppure solo uno stratagemma: il famoso come se (fosse vero) della PNL. È una strategia razionale per andare oltre la mente logica, la quale, oltre alle ben note qualità, ha un grave difetto: non prende in considerazione, o considera frutto della casualità, ogni evento non esplicabile, correndo così il rischio di limitare il campo d’azione delle possibilità umane.
Invece, un approccio non lineare, che consideri le istanze dell’inconscio e del superconscio, ossia di altre “dimensioni”, ti consente di ampliare e amplificare al massimo, mettendo in conto il “miracolo”, le possibilità di riuscita quando il traguardo sembra irraggiungibile o troppo lontano nel tempo (guarigioni, promozioni in campo lavorativo, exploit professionali, “rinascita” dopo un “lutto”, ossia un fallimento, una crisi amorosa o finanziaria ecc.). Riuscendo a viaggiare tra il mondo fisico e il mondo spirituale le possibilità di riuscita di strategie vincenti – come una buona PNL (c’è anche quella cattiva), la Psicosintesi, le Terapie Brevi Strategiche o, comunque, un buon counseling, un po’ di coaching, la stessa psicoterapia – si implementeranno a dismisura (provare per credere).
Si tratta di emozionare la volontà, educando le emozioni, dando spazio all’intuizione e all’immaginazione (in me il mago agisce – “mago” nel senso originario di mag: potente). Così facendo, si metterà in moto lo “spirito”, sia inteso come apertura al soprannaturale sia come “esprit de finesse”. Di qui un “agenda” in cui trovano posto: l’ironia, lo stratagemma, la terapia provocativa, l’utilizzo di mezzi apparentemente illogici per risolvere un problema… Insomma, far salire il nemico in soffitta e poi togliere la scala, oppure solcare il mare all’insaputa del cielo – motti fantasiosi (tipo i koan dello zen o i motti paradossali sufi) ripresi dallo psicoterapeuta Giorgio Nardone per descrivere il modus operandi di molte terapie strategiche brevi (tra cui la stessa PNL).
Ma io non credo a queste cose, la sola ragione è il corpo… direbbero in molti, parafrasando alla bell’e meglio Nietzsche (e senza la sua profondità).
Ok, no problem! Rimani della tua opinione, non è mio interesse confutarla o condividerla: quel che m’interessa è che tu costruisca una “logica strategica” per raggiungere il tuo obiettivo, fosse pure apparentemente illogica… (una “logica illogica”: ogni ossimoro – l’unione dei contrari – come pure simboli, metafore, parabole… può essere una spinta per un “salto di livello”). Del resto, nella PNL si parla di “valori” e di “credenze”: i valori sono tutto ciò che riteniamo essere importante per noi; le credenze sono, invece, le cose che reputiamo essere vere.
Nel nostro caso, la rappresentazione bipartita della realtà (naturale e soprannaturale) e tripartita dell’uomo consideriamola, se non nell’ambito delle credenze, almeno tra i nostri valori (ossia, importanti per la nostra crescita personale, ma non necessariamente veri). Non perché tu debba necessariamente credere in essi, ma perché dai loro valore.
Supera, dunque, la mente logica e apriti all’apparentemente illogico, all’apparentemente irrazionale, all’invisibile e all’impossibile…
E qui mi fermo, per non stancarti troppo. E tu, dopo una breve sosta, fai il rewind del nastro del discorso che ti ho fatto, fa’ ogni tanto uno stop, medita, rifletti sui concetti (e sui termini), riavvolgi il nastro, fatti “legare” dai concetti, scollegati dai preconcetti e… slegati la testa.
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