lunedì 24 maggio 2021

LA CURA. REACH OUT AND TOUCH FAITH

LA CURA

REACH OUT AND TOUCH FAITH

   In & out. Ma il tutto si sintetizza in: Cristo salva e guarisce. Lo leggerai tante volte sugli autoadesivi che spopolano specie qui, in America Latina. Simboleggiato dal ‘pesciolino’ che vedi sul retro di macchine e moto. Cristo come forza potente, come dinamica di una vita nuova, come dynamis che risana dalle malattie, dalla depressione e da quei vizi o cattive abitudini che possono distruggere, alla lunga (ma anche dopo pochi ‘scatti’), corpo e anima. Insomma, l’affermazione basilare della fede pentecostale è una persona: Gesù Cristo. Lui, come diceva Wittgenstein, è un evento reale della tua vita. Pronto a risolvere i problemi sociali, collettivi, planetari… ma anche quelli individuali, in un confronto vis a vis – personalizzato – con ciascuno. Your own personal Jesus… Someone to hear your prayers, Someone who cares… Someone who’s there… Problemi che Lui ha già, virtualmente, ‘crocifisso’ a ‘suo tempo’: si tratta solo di ‘attivare’ quanto già realizzato ‘in potenza’… Reach out and touch faith…

   Julim era al calor bianco (il colore? Qualche tonalità più alta). «”Mille fiori di plastica non fanno fiorire un deserto. Mille facce vuote non riempiono una stanza vuota.” Ci vuole qualcos’altro. Una gestalt dello spirito. Nuove prospettive, nuove visioni. Ma non solo le ‘scuole bibliche’, gli stessi teologi dell’America Latina – delle varie confessioni cristiane – propongono, sia pure a diversi livelli, la rottura delle categorie epistemologiche tradizionali, introducendo una visione cri(s)tico-profetica e salvifico-liberatrice. Soteriologia escatologica. Le ‘cose ultime’ diventano le ‘prime’. Quanto poi al declino delle chiese protestanti storiche, due, essenzialmente, le cause principali. Innanzitutto, la ‘psicologizzazione’: la religione che diventa una sorta di terapia, e questo sin dagli anni ‘50. Cosa che in sé non è un male, anzi. Solo che, così facendo, la religione, pur ‘slegando’, è diventata un semplice doppione della psicanalisi, ma con minor appeal. Di converso, lo spiritual life coach targato pentecostale, dalle premesse e dagli esiti più junghiani o da New Thought – ovviamente reinterpretati –, non trascura d’indagare sul mondo spirituale e interagire con esso, conseguendo spesso dei risultati eccezionali. Ma solo quando riesce a superare l’empasse del fanatismo, dell’ossessione, di deriva anglo-yankee, per il denaro e la cosiddetta ‘prosperità’ (vergini sì, ma ricchi sfondati…) – fosse almeno felicità, piacere e libertà! – e il bieco, ignorante e ‘cieco’ conservatorismo repressivo e autocastrante (c’è chi pensa che il fiat lux sia stato l’altro ieri…), ahimè sempre in agguato.

Altro intoppo: a partire dalla fine degli anni ‘60 (questo Sessantotto…) il protestantesimo ‘storico’ si è ‘politicizzato’, identificandosi con questo o quel programma politico. Anche questo, in sé, non sarebbe un male. Anzi! Fatto è che, quanto più la religione s’interessa ai fini politici e sociali, tanto più, stranamente (ma non poi tanto), indebolisce il suo influsso sulla società e sull’individuo. Sembra un paradosso, Arianna, ma è così. Evidentemente, c’è una ‘legge’ cosmica, un dharma, in base al quale non bisogna confondere i mezzi necessari – le opere – coi fini trascendenti. L’anima, figlia del dharma, anche nelle altre religioni va alla disperata caccia della sua ‘preda’, che non è la psiche, la polis, la praxis, ma… Gesù (magari sotto altro nome, o anonimo… Come anonimo era uno dei discepoli sulla via di Emmaus). Psicologizzazione, politicizzazione, sociologizzazione, sono tutti fatti positivi, ‘liberatori’, ma la chiesa, se non è sostenuta dalla propria diversità (che non deve, però, essere alienazione), va, in breve tempo, incontro all’auto-castrazione, a un vero e proprio suicidio: psicoterapia e politica, fatte a-religiosamente, da psicologi e politici, possono ben sostituire (anche meglio) la chiesa che propone queste stesse cose. E poi, ‘sto retaggio del protestantesimo liberale, col suo voler essere accettati, a ogni costo, dal mondo… (ma questo vale anche per la Chiesa cattolica). In definitiva, lo sdoganamento a tutti i costi ha portato alla chiusura delle frontiere dello Spirito. E sui confini ci sono sempre conflitti… Nondimeno, anche tra i pentecostali c’è un cambio generazionale, con relativo spostamento d’asse dal conservatorismo sociale alla responsabilità sociale. Non più autismo spirituale. Piccoli pentecostali crescono…» 

   Julim parlava così perché, almeno fino a poco tempo prima, era allineato al protestantesimo tradizionale, quello che, specie dagli anni ’60 in poi (ma il fenomeno risaliva a parecchi decenni addietro), aveva imboccato la strada progressista, liberal, anti-spiritualista, antiletteralista. E adesso si trovava sulla dirittura d’arrivo, pronto a prendere la corona di cattedratico doc (e correct). Ultimamente, però, gli si erano, improvvisamente e inaspettatamente, aperti nuovi orizzonti. E aveva oltrepassato il recinto del giardino per andare nella boscaglia, a cogliere fiori per lui sconosciuti. Julim, un don Juan sulla via di Damasco.

   Un’iniziazione in piena regola (lui che pensava di essere sulla carreggiata giusta, in piena ‘autostrada’…). Nel fitto della selva oscura, un sentiero luminoso e poi il flash. Non solo. Aveva avuto una missione: impossibile dire di no alla chiamata. Specie poi se veniva dall’Alto. La fede è una farfalla notturna, lunatica… Ma quando sorge l’alba, che sole! (e non c’è bisogno di aspettare mezzogiorno…)

Tratto da Gocce di pioggia a Jericoacoara


 

Nessun commento: