IL CANTO DEL GALLO
«“Non sempre è necessario che la verità prenda corpo: già è abbastanza che essa aleggi in spirito.” È lo Spirito colui che contiene la memoria profonda di Dio (qui non è Goethe a soffiare, ma Dio – e l’anima a fare da spartiacque). Non è tanto in qualche area particolare del cervello, ma lì, nella terra e nello spirito. Unendo il sopra e il sotto scappiamo dalle gabbie del conformismo quotidiano, del consumismo, della banalità della massa informe, della vita solo in cucina (Marta, Marta…), del lavoro come oppio (meglio opium, è più fragrante). Fuggiamo anche dall’apatia e dalla compassione masochistica, che a ben poco servono.
Ricordiamoci che ogni individuo è ‘diviso’ (tranne gli individui ‘differenziati’, ‘assoluti’), è radicalmente (alla ‘radice’) agito, condotto, giocato dalle nascoste, inconsce, determinazioni del pensiero (specie quello altrui). Di qui l’alienazione… De-strutturiamo, dis-integriamo le strutture del potere! (fossero almeno integre, o integrali.)
Basta col precariato da call-center: dobbiamo essere idealisti, ma anche realisti. Il valore puro, la pura essenza, la fedeltà, l’onore di non abdicare, di non farsi sopraffare da un disegno d’altri, da una forma d’altri. Due sono gli stili di vita da far propri: l’apollineo e il dionisiaco, la vita come ‘devozione’ e la vita come ‘prodezza’.
Iki, bushido, shaolin. Siamo in un periodo di passaggio (anche un po’ sciatto), di ri-definizione dei valori – più che altro evaporazione... Dal tramonto alla notte alla nuova alba il passo è breve. C’è una totale mancanza di riferimenti universali, il che è anche un bene se dal caos sapremo trarre il cosmos (che però sia danzante…).
Nichilismo, relativismo, postmoderno… La magia del viaggio. Minuscola vita. Saponette minuscole. Minuscole poltrone d’aereo. Torno alle mie Gocce di pioggia a Jericoacoara: le parole del libro, frammiste a quelle di Palahniuk e Laing, diluviano sul parterre del mondo, in attesa di sbucare alla Kubrik nelle strade bucate, e imbucarci, zampillanti e ludici come eroi zompanti, tra gli zombi nei corridoi sussurranti…
Il relativismo in questo può anche esserci utile, se distrugge i falsi idoli e butta giù dal treno, dal trono e dall’altare, le ideologie tronfie, gonfie e mollicce. Inclusa quell’ameba (la ‘seconda religiosità’) camuffata da drago dalle mille scaglie e dalle mille corone, ammantato di oro e porpora, eppur flaccido, senza corpo né anima. E non stiamo certo parlando dello Spirito…
Basta con il latte nero, passiamo al nero di seppia. Società liquida, pensiero liquido, moda liquida, girovita liquido… Tutto è confuso, ma si possono individuare delle piste. Proporre nuovi cocktail. Anche senza coca.
Il canto del gallo è vicino. «Dio è dentro di te! Il cielo e il paradiso, casa del tuo spirito, della tua anima, la beata magnificenza della terra, l’eterna incommensurabilità dell’universo giacciono nascosti come germi in ogni petto umano! Conosci te stesso! Solo la conoscenza della tua divinità ti libera dai vincoli e dalla maledizione dell’errore, dal crimine e dalla miseria senza nome, dalla rovina di te stesso e della madre terra! … Conosci te stesso uomo!» Questo è Diefenbach, l’apostolo della natura, il giovanni battista della Lebensreform, la terza via tardottocentesca, alternativa sia al mammismo-mammonismo della società capitalista sia al materialismo marxista.
«A volte dovrete arrivare al punto di provare disgusto per la vostra situazione attuale, prima di muovervi. Altre volte vi capiterà semplicemente di avere una gran voglia di fare determinate cose.» (R. Bandler, O. Fitzpatrick). Accumulate tutta la vostra immondizia e fatevi sommergere da essa. Poi tirate un sospiro e uscite dal mucchio…
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