UNA PRESENZA SUPERIORE
INCONTRI DEL TERZO TIPO
Mandato al diavolo il tre volte sei, Lorenzo-zeppelin si librò angelicamente in volo, verso lande nuove, immigrant song. E scongelatosi, cantando e piangendo – di gioia (e parlando in lingue: un’estasi pentecostale giunta al momento opportuno) –, ricominciò a nuotare con accresciuta lena: più filava, più raggomitolava quell’impercettibile ‘filo’ di miriadi d’incontri del terzo tipo che si era srotolato nella sua vita. Non sempre intravedendovi un principio d’ordine superiore: sino a una quindicina di anni prima li avrebbe prosaicamente declassati a banale frutto del caso, a quell’imprevedibile roulette di circostanze che secondo il babbano (per dirla alla Harry Potter) – e lui era stato davvero un babbano-babbione! – guiderebbe la danza quotidiana della vita. Eppure, quante volte, in occasioni pericolose, o quantomeno imbarazzanti, aveva assistito al capovolgimento insperato della situazione…
Casualità, coincidenze, oppure (sia pure una volta su mille!) una Presenza Superiore? Ma ecco lì, sempre acquattata (come il peccato – il demone Rabisu – alla porta del cuore di Caino), la sua voce laica interiore, figlia della razionalità, sempre pronta a soffocare le sue intuizioni.
“Molti erano abituati a credere che gli angeli muovessero le stelle. Ora è chiaro che non lo fanno: come risultato di questa e di consimili rivelazioni, adesso molta gente non crede negli angeli. Molti erano abituati a credere che la ‘sede’ dell’anima fosse in qualche posto nel cervello. Da che si cominciò ad aprire i cervelli con una certa frequenza nessuno ha mai visto l’’anima’: come risultato di questa e di consimili rivelazioni, adesso molta gente non crede nell’anima. Come si può ritenere che gli angeli muovano le stelle, o essere così superstiziosi da ritenere che l’anima non esiste solo perché non la si può vedere dall’altra parte del microscopio?”
Ronald Laing, non certo sospetto di ‘bigottismo’, aveva tolto la maschera – il burka – allo ‘scientismo’, a quella Scienza piccola piccola, dogmaticamente irrigidita, che, protervamente, vuole pervadere e poi anestetizzare l’intera esistenza umana. Ma lui, Ronnie, lo ‘sturacervelli’, non era stato al gioco. Gli angeli avevano ripreso a volare.
“Coincidenze, eventi improbabili, incontri imprevisti; abbiamo buone ragioni per attribuire loro un «significato»? La risposta è che di ragioni non ce ne sono, ma che siamo irresistibilmente indotti a trovarne, fino a ipotizzare che vi siano delle cause «soprannaturali».” Fin qui il ‘filosofo minimo’ Andrea Massarenti. Ma Lorenzo voleva largheggiare – andare oltre l’existenz minimum – e introdurre delle variabili, fossero pure dei ‘fantasmi’. Dell’inconscio o dell’aldilà, eterici o astrali, non importa. Purché volassero.
Fatto è che... “Invocati o no, gli dèi sono presenti”. Altra pietra d’inciampo Jung (prima di Jünger, ma entrambi con ‘filosofia’, anzi Pistis & Sophia), lo ‘speleologo’ delle ‘caverne’ dell’interiorità umana – testimone questa massima, scritta in latino all’ingresso della sua casa –, per il quale non tutto poteva ricondursi a mere coincidenze o a fantasmi dell’inconscio. Ed ecco, quindi, uscire dal suo antro (o domus aurea? In Jung c’erano luci e ombre) il suo concetto di sincronicità, quella correlazione tra fatti interiori ed esteriori che sfugge a una spiegazione causale e razionale (non per caso, né per causa). Quella sintonia (e sinfonia) tra tempo ‘umano’ e ‘oltreumano’ (sia esso inconscio, superconscio, angelico...) che, già dai tempi di Lorenzo universitario a Firenze, in pieno ’68 e dintorni, aveva introdotto una nota stonata in quella sua weltanschauung fin troppo razionale.
(Tratto dal mio romanzo Gocce di pioggia a Jericoacoara)
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