martedì 16 febbraio 2021

HOMO IMAGO DEI (seconda parte)

     HOMO IMAGO DEI

(seconda parte)

Oggi, sempre pescando da Gocce di pioggia a Jericoacoara, ecco qualche altra perla di Teologia (sempre con un po’ di sabbia).

Un passo da majorette e relativi volteggi, poi di nuovo in marcia (trionfale).

   «“Dio va trovato, contro ogni parvenza, in un’abissale fiducia e audacia del cuore” –  ti cito le parole di Hirsch, un teologo. Sappi, se non lo sai già, ma è bene ribadirlo – faccio come Nietzsche, il filosofo col martello (anche se qui non batte chiodo) –, che spirito e anima sono realtà ben diverse. Anche, e soprattutto, quanto a essenza, a sostanza. E poi, ricorda, la fede è emunah, certezza, sostanza di cose che si sperano. Amen. È la forza dello Spirito per il tuo spirito, è il potere creativo di Dio. È con l’innesco della fede – la miccia che fa esplodere la dynamis – che le cose avvengono; al contrario – Daemon Deus inversus –, è con il freno della paura, il laccio del Diavolo, che vivi nella malattia, nel dolore, nella miseria d’ogni tipo. So che a molti questo modo di pensare non piace, abituati a pensare al cristianesimo come a una religione del dolore, degli schiavi, dei vinti, degli invidiosi, della ‘moralina’… (e così spesso viene ‘tradotto’ e vissuto): pensano che sia roba da fanatici, ignoranti, donnette. Insomma, il cristianesimo come una ‘tradotta’ e non un TGV o un Eurostar. In realtà, il vero Cristianesimo, robusto ma giocoso, è religiosamente scorretto per il modo di pensare ‘conforme’, ma così è. Amen.»

   Lorenzo, che sin dal debutto in scena aveva compreso di quale pasta era fatta Gaia, non immaginava che potesse lievitare a tal punto. Ed è pur vero che un granello di senape…

   «Quel che vale, dunque, è la fede, non la religione. Quella che Panikkar (qui Lorenzo ebbe un sussulto: non solo Laing, pure l’indiano: Gaia era davvero ‘global’) chiama ‘religiosità’, per distinguerla dal ‘religionismo’ – l’appartenenza a ‘parrocchie’ e ‘campanili’ – e dalla ‘religiologia’ – la riflessione filosofica e teologica. Infatti, una stessa res, una stessa cosa, è ‘sacra’, se consacrata agli dèi (parlo delle religioni in generale), ma è pure ‘santa’, in quanto soggetta a sanzione (cioè, si è puniti se la si ‘tratta male’); infine, è ‘religiosa’, perché nel violarla si offende la divinità. Quindi, le religioni sono da trattare coi guanti, perché spesso sporcano le mani… Non così la fede, nostra speranza (al limite ci si sporca i piedi… E c’è chi li lava). Anche se la fede è di per sé un atto di disperazione (ancora l’ossimoro: mai affonda). La fede… era il chiodo fisso di Karl Barth, il sommo teologo del secolo scorso, e io lo ribadisco. Ma era, soprattutto, anche il ‘verbo’ di Gesù,  l’uomo venuto ad ‘aiutare Dio’ (per dirla alla Etty Hillesum – la ragazza che non sapeva inginocchiarsi), ‘disceso’ dal ‘monte’ per avvicinarsi agli uomini e alle donne per aiutarli nella loro ricerca di senso e, perché no?, di gioia. Anche per ‘con-fondere’ le loro sicurezze, fondere le incertezze e diffondere fiducia. Sì, non ha bussato alla porta del mondo con in mano opuscoli religiosi, Gesù è venuto per cambiare la vita, la tua, la mia… Per darle un senso. Per infondere un significato, una prospettiva, una direzione all’essere-nel-mondo, all’esserci. Per vivere bene, felici. Gaudium et Spes. È la sua Cura… (sia come terapia sia alla Battiato, non dimenticando l’’angosciante’ – in questo caso –  Heidegger). Perché sei un essere speciale ed io avrò cura di te… La fede accompagna e guida questa ricerca sotto forma di ‘simpatia spirituale’: è una luce affine, una grazia soprannaturale che partecipa al mistero stesso e lo rivela. Non solo, ti permette di raggiungere lo shalom: una pace vera, profonda, in cui si coniugano la tranquillità dello spirito e la pace del cuore. La prima deriva dalla certezza, parto della vera conoscenza (se credo? Io so!); la seconda è frutto dalla pazienza e scaturisce dalla fede. Senza la fede, la conoscenza induce al dubbio; senza la conoscenza, la fede porta alla superstizione. La fede è ipotesi ipostatizzata… Ma non è statica, è tesa, ipertesa, iper… E ti porta al successo. Fides, non lex! La fede sarà la tua legge… And love is law. La ‘legge divina’, i comandamenti, sono uno specchio che rivela il tuo fallimento, eppure non è correndo dietro a essi che la tua vera immagine migliorerà. Sarà solo per fede, per grazia, per misericordia divina, per amore… Conoscila e inebriati di essa…»

   Sobria ebbrezza. L’ossimoro dilagava, more and more (alla Joe, quello di all you gotta say is please stay…). E Lorenzo ci stava.

   «Lorenzo, ricorda: la religiosità si fonda sull’esperienza di qualcun altro, ma la spiritualità affonda nella tua esperienza. Che è vita: si chiama ‘esperienza’, perché va oltre il perire. E la tua esperienza è evidenza. È gnosi. Intesa come conoscenza mistica, spirituale e pratica. Luce. Illuminazione. Gesù era spirituale, ma anche laico: il suo regno non era di questo mondo. Ma l’ha portato qui, perché chiunque potesse fruirne. Il volo verso la trascendenza non uccide l’immanenza, ma gli dà slancio, nuova vita, piena, libera, giocosa ma fattiva. Art and craft. Gesù Cristo ha portato il cielo in terra, e la terra alle stelle! Ma solo se tu lo vuoi, se accetti il dono. Altro che teocrazia o vaticanismi vari. Lui sì che era il Vate! E che vita… Piena, non vuota. Vita autentica, Cura, ma senza angoscia, con e oltre Heidegger (e Battiato, again). Sopra Sartre. Gesù era controcorrente, remava contro i religiosi, camminava sulle acque, water-proof...»

   Gaia si fece sempre più donna.

   «Cristo, sapienza di Dio: il primo nome, esplicito, di Cristo – Sapienza/Sophia – è al femminile. E chi, se non delle donne, sono state i primi testimoni del risorto? Pensa, Lorenzo, questo avveniva in un tempo in cui la testimonianza femminile non valeva nulla. Tra parentesi, questa è una delle ‘prove’ della veridicità dei Vangeli: il fatto di aver riportato la ‘voce delle donne’… Di’ alla Sapienza: tu sei mia sorella – così è scritto nei Proverbi: Gesù, tuo fratello, tua sorella… Per rimanere nell’ambito del parentado, la Dea Madre – risorta dalle ceneri tra l’undicesimo e il tredicesimo secolo – dà corpo, invece, sotto le sembianze di Maria (o Maddalena, per essere più chic, e choc), all’energia che promana dallo Spirito, quasi un’ipostasi al femminile di Dio: lo Spirito Santo altra non è che la Ruah, la dynamis divina; sullo stesso piano di Dio, e di Cristo, della stessa essenza, ousia ed exousia. Dolce come una colomba, ma più esplosiva – dynamis – della tanto declamata Kundalini. Sono circa cinquecento le cattedrali, i duomi, le chiese, di quel periodo, dedicate, involontariamente, allo Spirito Santo (il diavolo faceva le pentole, Dio i coperchi…). E nelle prime chiese, chi trovavi? Donne. Profetesse nell’Antico Testamento: Myriam, Deborah, Hulda – la prima, capo-popolo; la seconda, giudice e condottiera; l’ultima, profetessa e riformatrice religiosa. Ministre, diacone, apostole, predicatrici, abbondano, nonostante quello che si pensi, nel Nuovo Testamento. A cominciare da Tabita e la sua diaconia, poi le quattro figlie di Filippo, profetesse. E non dimentichiamoci di Evodia e Sintiche, collaboratrici di Paolo nel divulgare l’evangelo, di Priscilla e Febe, responsabili di chiese. Tutto questo, come vedi, anche ai tempi di Paolo, e testimoniato proprio da lui, presunto misogino (e qualche volta lo era). E che dire dell’episcopa – vescova – Theodora, immortalata in antichi affreschi: hanno tentato di cambiarle sesso, trasformandola in Theodorus… Come, del resto, hanno fatto per secoli con Giunia, l’apostola compagna di prigione dello stesso San Paolo: solo ora il ‘maschio’ Giunio (così nelle vecchie versioni della lettera ai Romani – e ne troverai di donne di potere, ‘dinamiche’, finanche ‘donne-pastore’, in quest’epilogo epistolare ‘femminista’!), solamente ora, dico, Giunia, costretta secula seculorum in abiti maschili, si è ripreso – ha strappato… – il suo vero sesso.»

   Gaia mimò platealmente l’ogiva femminista e chiosò.

   «In ogni caso, le donne vanno ben oltre lo stereotipo Maria versus Maddalena, oppure: vergine, madre, fata, strega, principessa in cerca del pisello…»

 

 


 

Nessun commento: