venerdì 17 aprile 2020

IN VINO VERITAS


IN VINO VERITAS
(tratto dal mio romanzo inedito Nietzsche: sneakers o tacchi a spillo?)

Salta il tappo (Diana mima platealmente lo stappo col pollice e la bocca – e noi abbocchiamo: il parterre al completo pende dalle sue labbra. E la Torre? Fa i miracoli in piazza…). Versa vino nuovo nei nostri otri (le nostre menti si stanno rinnovando – anche lo spirito cresce. E il deserto? Sotto spirito…). Ma io non mi ubriaco.
      «Voi mi venerate; ma che avverrà, se un giorno la vostra venerazione crollerà? Badate che una statua non vi schiacci! Dovete superare l’uomo e anche me, la donna. Dovete riandare con lo spirito alla ‘purezza’ primeva, all’eredità degli antenati, alle radici; ma dopo il bagno nelle fonti ancestrali dovete asciugarvi al sole dell’avvenire (sbianco di colpo: la vedo imperlata di gocce d’ambrosia, come la venere ebony di More & More. Sono duttile come un giunco: sarò funky, ma se il legno è di pregio – non junk – ne riconosco, senza ombre, la virtus). Siate radicali, infondete uno spirito creativo alla Tradizione, ma non traditela… (magari traducetela). Siate TGV, non tradotte… Ballate sulle rovine, ricomponetele, restauratele, ma innestate, innervate, qualcosa di nuovo, di contemporaneo. E scartate le macerie… Tornate all’età dell’oro per ‘scioglierla’ e farne una nuova collana. I giorni futuri ne siano i grani, gli eoni i bracciali, il ‘gran giorno’ la corona… Vivete l’oggi, con tutte le sue nuvole, vivete il domani malgrè ancora offuscato dalla nebbia quotidiana; godetevi l’effimero, la modernità per quel che vi aggrada, ma scivolate su di essa. Siate leggeri, allegri, come folletti tra la folla, ma defilatevi quando potete. Siate eccentrici ma non perdete di vista il ‘centro’. Come dice il nostro Gabriele (non il vate, ma l’’Odino-Gandalf’ che siede davanti a me – è sempre Chloe a soffiarmelo nell’orecchio): quanto più saldo è il centro tanto più ampia è la circonferenza che si può tracciare senza smarrirsi.»  
     Diana ci gira intorno, ci punta con i suoi occhi magnetici e il magma del suo pensiero vulcanico continua a scorrere sulle nostre anime sempre più roventi. Si preparano nuove scosse (e non saranno di assestamento).
     «Destra, sinistra, sopra, sotto. Capovolgete le prospettive. Investite sulla  cultura, recuperate la potenza del simbolo, reincarnate l’Idea del mondo, sia la vostra – come batte col martello il nostro Gabriele – un’azione strutturale e non apparenteSursum corda. Ridete e fatevi beffe del mondo. Non fatevi schiacciare dalle ombre della notte oscura dell’anima. Il grande meriggio è vicino… e dobbiamo renderlo, se si può dire, ancor più prossimo, sino a farlo sorgere dentro di noi: l’anima vuole vedere il sorgere del giorno, lo spirito il meriggio, il corpo la controra… Questa la mia ‘libretta’. Seguiamo la stella – la terza, a destra… poi diritto fino al mattino. Fermiamoci lì! (il linguaggio di Diana è arcano, oscuro – quindi per noi è lampante, solare. Claro que sí). Allora staremo a metà strada tra l’animale e il superuomo, sulla via verso un nuovo mattino. La via del tuono… »  
     La fiera è sempre più bionda. E non ci blandisce, continua a brandire l’arma bianca: «“Vivir entre almas bajas esaspera en pasión nuestro apetito de lo grande.” Acquisteremo la “libertà di spirito” e renderemo schiave le nostre cattive inclinazioni (e attueremo le nostre cattive intenzioni). Ci raffineremo, rassoderemo, ma con passione (e con juicio). Via mistica, via cosmica, via metafisica, via fisica? Via tutto… L’importante è ‘ri-suscitare’ la propria natura, (re)suscitare la propria essenza, farla uscire dalla sostanza, suscitarla dalla ‘res’ e attraverso la ‘res’. Che la res sia extensa o cogitans, fate voi, purché sia intensa! E soprattutto, res publica. Basta col ‘ritorno al privato’! Dobbiamo essere ‘organici’… Quindi, attraverso questa ‘seconda natura’ entreremo nel pieno possesso della nostra ‘prima natura’… e alla fine la bellezza salverà il mondo. Ci trascinerà, ci inebrierà senza ubriacarci, ci possiederà… Anche se Pound c’insegna che la bellezza è difficile. Ma a noi niente e nessuno ci fermerà. Succhiamo il midollo della vita!  (Diana finisce in beauty. È in forma, non c’è che dire. Altro che attimo fuggente…)». 
      «Bisogna sputarsi in faccia continuamente. Lo si faccia tutte le mattine fino alla sera e dalla sera alla mattina, anche nel sonno, contraddirsi continuamente, sfuggire, non essere mai se stessi, non fermarsi mai, così soltanto si è nell’immediato. Bisogna che vi rassegniate a non mentirvi, a non prendervi sul serio, perché voi, noi non siamo. Siamo in quello che ci manca, non siamo in quello che siamo. Sono parole di Carmelo Bene. L’ho conosciuto che ero una pischella (Diana ogni tanto scende da cavallo): se non l’avessero chiamato da lassù, lui sarebbe tra di noi, ai miei piedi… (scoppia a ridere). Che uomo Carmelo! Che bene per quelli del suo tempo… (non è che fossero poi passati così tanti anni). Ma ora è acqua passata: non possiamo rituffarci nella stessa acqua. Ma non buttiamo con l’acqua il bambino. Semmai cambiamogli i pannolini… (Diana rimane imperturbabile: di certo cova qualcosa di grosso. Sarà incinta?). Bene, la bellezza salverà il mondo. Ma solo se è collegata col buono e questo col vero. Kalòs kai agathòs. Come dice Sergio (c’è pure lui – di questo filosofo conoscevo solo, a malapena, il nome – me lo indica Chloe): …la bellezza è lo scarto che c’è tra lo stato di natura e quel “di più” a cui siamo chiamati per essere davvero uomini. La bellezza è l’ideale che ci ricorda che non siamo fatti per vivere come bruti. È per questo che gli antichi la legavano al Bene e al Vero. Noi l’abbiamo dissociata.” Sì, la Venustas abbracciata all’Eros… Tutto questo è profondamente etico.»
      Sergio annuisce (per non parlare di Stefano – lui è un esteta. Si accoda Vittorio, con garbo, senza polemizzare; e poi a cascata Gianni, Gabriele, Marcello, Massimo… Non mancano le donne, anzi: c’è Alessandra che quando si scalda mi s’incolla addosso). Ci fosse stato Gilles, avrebbe partecipato al peana in prima persona – non foss’altro per ossequio a Friedrich e, presumo, a Diana. Miracoli della società liquida.
       Diana torna al sodo. Si scioglie definitivamente (non rimane più nulla dell’iceberg. La Thule è ormai in ammollo – ma lei è sempre dura, senza maniglie dell’amore – in questo non è uomo). «Voi potreste creare il superuomo (si fa di nuovo seria: la voce quasi baritonale). Ve ne rendete conto? Forse non voi stessi, fratelli! Ma potreste creare in voi i padri e gli antenati del superuomo…»
      Le uova si erano dischiuse (il pulcino è davvero super…). Canto della fenice (e non per incantare le masse o cantare la massoneria – ite missa est). Il tenore dà il cambio al baritono, il soprano si aggiunge di soppiatto. Basso, contralto, voci bianche. Tutte sul piatto della bilancia. Un primo bilancio della serata (e siamo solo all’esordio): canto d’élite per i singoli e per i popoli (non per i multipli). Tutti per uno e una per tutti.

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