giovedì 10 novembre 2016

MEIN TRUMPF o TRUMPEE JUMPING? My Donald is a tramp

MEIN TRUMPF o TRUMPEE JUMPING?

My Donald is a tramp 

“She gets too hungry, for dinner at eight; she loves the theater, but doesn’t come late; she’d never bother with people she’d hate: that’s why the lady is a tramp.” (È troppo affamata, e quindi cena alle otto; ama il teatro, e quindi non arriva mai in ritardo; non farebbe mai del male alle persone che odia: per questo la signora è fuori dal giro – mia libera traduzione).
Nella canzone di Frank Sinatra (duettata, tra l’altro, da Tony Bennet e Lady Gaga, quest’ultima dichiaratamente anti-Trump), il termine chiave è tramp, che può significare varie cose: vagabonda, barbona, emarginata, puttanella. Invece, il termine più ricorrente da ieri tra i media è Trump, che con tramp ha una certa assonanza ‘vocale’, e non solo: infatti, Donald Trump è un “emarginato” – nel senso di poco contiguo al ‘sistema’ e fuori dal giro dell’intellighenzia gauche caviar (la cosiddetta “sinistra al caviale”: quell’artificioso e artificiale mondo radical chic e finto-fricchettone che imperversava negli anni ’80 e ’90 e tuttora sopravvive in certi salotti pseudo-intellettuali e politically correct). 
E poi, diciamolo pure, Donald un po’ puttanello lo è…
Quanto a Hillary, il termine tramp evoca la sua fame di successo, la dedizione professionale e politica (è troppo affamata), la precisione agli appuntamenti (non arriva mai in ritardo, come la tramp lady della canzone), ma di certo non la si può definire barbona ed emarginata; e poi, forse, sotto sotto, odia i suoi nemici più del parolaio Trump.
E soprattutto, arrivando al dunque – il motivo per cui è stata “trumpata”: la Clinton vagab-ondeggia un po’ troppo sui trampoli del globalismo più sfrenato (incluse le incursioni in Medio Oriente – mai troppo anti-Isis però…), mentre Donald, dal clinton suo (dal canto suo, pardon!), gioca a fare il non-global o, al massimo, il glocal: per alcuni versi quello fuori dagli schemi, non-conforme, hipster, black-block e on the road è, paradossalmente, Trump: il suo, in definitiva, è più un “Trumpee jumping” che un “Mein Trumpf”…
In ogni caso, quello di Trump è un inaspettato trionfo.
Tutto questo a riprova della cecità (e alla faccia) di quegli analisti schierati e pre-venuti (alcuni pre-venduti), che, a furia di stare “piegati” o con la testa per aria, si sono dimenticati della cosiddetta “pancia” della nazione (questo vale non solo per gli Usa e jet) e perciò hanno avuto un fortissimo mal pancia: “fumati” e coi paraocchi, molti di loro non si sono accorti, o si sono dimenticati, che anche la pancia – e così pure il cuore – ha un suo cervello… (questo detto da uno come me che spesso ha la testa tra le nuvole e bada poco a riempire la pancia…).
E si sono dimenticati dello Spirito. Il popolo americano – e il singolo individuo americano (uomo o donna che sia) – anche quando non vuole ammetterlo, è ancestralmente e visceralmente (direi antropologicamente) legato ai principi spirituali e alla propria “essenza” spirituale (in particolare la Bibbia, nelle varie sfumature, anche diversissime, di lettura). E per questo, per motivi che non sto qui a spiegare, moltissimi americani “biblici” hanno visto, a torto o a ragione, in Donald il re riformatore biblico Jehu, se non addirittura Davide, con tutta la sua grandezza (e i vari peccati), e in Hillary la terribile regina Jezabel...
Comunque, David o Jezabel, il bello (o il brutto) è che i sondaggisti, presi dalle statistiche (quelle a loro uso e consumo), hanno confezionato le loro tabelle politicamente corrette e non si sono accorti, ebbri del loro parlarsi addosso, che tutto intorno a loro sprofondava: “Eccolo qui tutto adunato insieme, questo secolo del reale e del conoscere, in cui lo spirito ha creato la statistica e l’analisi dell’orina, in cui la tabella trionfava e la creazione sprofondava…” (Gottfried Benn).
Paradise now. L’immaginazione al potere. Siamo realisti, vogliamo l’impossibile. Dimenticate ciò che avete imparato, cominciate a sognare! Ecco che, paradossalmente, lo ripeto, gli slogan libertari sessantottini sono passati dalla parte dei trumpisti, non più comunisti ma comunitari.  
Purtroppo, mi dispiace dirlo, nonostante Madonna, Beyoncé, Lady Gaga, Snoop Dogg, Pharrell & co – che tra l’altro musicalmente mi piacciono – lo spirito di Hillary e del suo entourage mediatico era “vecchio”: il vino poteva anche essere, talvolta, buono e nuovo, ma la botte” era vecchia. Lo spirito di oggi dovrebbe essere diverso: parafrasando Drieu La Rochelle, “il suo spirito mette a confronto la vecchiezza di oggi, che si dibatte con scosse secche e nervose, alla giovinezza creatrice con le sue armonie calme e piene.”  
Quindi, stop con i Clinton. D’altronde, c’è un tempo per costruire e un tempo per vivere e generare. E un tempo perché il vento rompa il vetro sconnesso… (Thomas Eliot). Purché non si torni ma i giovani e vecchi “arrabbiati” americani (e non solo) mi sembrano su ben altre lunghezze d’onda alla “destra con la forfora” (fosse solo questo: “le loro giacche dai colori ridicoli, le cravatte, Dio, che cravatte… le scarpe con la para, la forfora…”), quella ben spazzolata (più di cento colpi…) da Stenio Solinas (“Mai un briciolo di grandezza, mai una scintilla di follia, mai il piacere per le cose belle, sempre per le cose ‘comode’, lo svaccamento in casa nei giorni festivi, il lavaggio della macchina, lui in tuta, lei anche, con in più le pantofole… il mediocre limbo dei borghesi che pensano che questo sia il paradiso.”). Detto poi dal destro Stenio, quello per cui: “La cultura del piagnisteo è sempre stata di sinistra”…
E comunque stop, oltre alla “sinistra al caviale”, a quella con l’eskimo (e i suoi cioè e i suoi piagnistei): “La sinistra intellettuale è un clan chiuso. Si vedono, si leggono e si confrontano tra loro. Guai a proporre punti di vista differenti.” E poi, “portavano tutti l’eskimo, quello con la pelliccetta finta verdemarcio militare. Se non l’avevi, non eri nessuno. Ma questo lo capii dopo. Avevano capelli lunghi e crespi, barbe, baffi, camice larghe di lana a quadri. Mi venne da pensare che chi faceva politica doveva avere i capelli crespi, se no niente. Ma forse era un pensiero qualunquista e io ero una qualunquista dimmerda (…) Per me tutte queste terminologie – di destra, di sinistra, di conservatori, di aristocrazia e democrazia – sono vacue terminologie.” (Paola Mastrocola)
E poi basta con: “La simpatia testimoniata ai delinquenti più che alle vittime, la riduzione del numero e della severità delle azioni penali, la messa sotto accusa della società, colpevole per definizione, e non dei criminali.” (non è Matteo Salvini, ma il grande filosofo e sociologo Raymond Aron, quello de “L’oppio degli intellettuali”). 
Se non si cambia registro il clintonismo e il veltronismo spariranno, non solo tra i vecchi, ma anche (ma anche...) tra i giovani. E non sappiamo bene cosa porteranno i Trump e i Le Pen: se pane o pene (o, più banalmente, sia il male sia il bene). Come ho letto su un blog non-conforme, anche questultimo sogno americano” potrebbe essere un trompe-l’œil...
Conclusione: se Atene (New York) piange, Sparta (Roma) non ride. E ride bene chi ride ultimo. 
E Donald rise…

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