FIGHTER: TRA FIGHING E READING
(EARTH, WIND & FIRE)
(EARTH, WIND & FIRE)
La lettura come lotta e come dono
Ti preoccupi troppo di ciò che era e di ciò che sarà. C’è un detto: ieri è
storia, domani è mistero, ma oggi è un dono ed è per questo che si chiama
presente.
(perla di saggezza del saggio Oogway, la tartaruga, maestro di Kung
Fu, data a Shifu, il panda rosso – tratto dal cartone animato Kung Fu Panda ).
Quindi, il presente è un dono e come
tale vuole essere accettato.
E a proposito di Kung Fu, ho visto l’altro ieri in TV, molto casualmente
(era quasi l’ora di pranzo e di solito, a quell’ora no movie), il sorprendente, e pressoché sconosciuto, Fighter, con la deliziosa Semra Turan nei panni di Aisha, una straordinaria Kung Fu fighter – contro ogni pregiudizio sociale, culturale e religioso
(lei turca, islamica e donna – sia pure in Danimarca – che pratica le arti
marziali in un mondo, quello della lotta, e non solo, ritenuto di pretta taglia
maschile).
Lì, nel film (oltre che nel cartoon), ci
si preoccupa troppo di ciò che era (il passato chiuso e tradizionalista) e di quel che sarà (le parole della
gente), ma il saggio – la tartaruga – punta
tutto sul presente.
Ma per fare questo occorre, prima di tutto, aprire la mente, ampliare l’orizzonte, andare anche
al di la di esso… altrimenti il presente resta assente. Quindi, niente di meglio che darsi alla lettura (ma
è solo una delle opzioni), attività che rende momento presente ogni
istante, giorno, anno, epoca…
Allora, se il presente è un presente, anch’io voglio farvi un dono:
richiamandomi a quanto detto sulla lettura, ecco qui, sempre caldo, un breve
estratto dal mio caleidoscopico Gocce di
pioggia a Jericoacoara. È soprattutto un esercizio linguistico, fatto di vagabondaggi intellettuali, intra
ed extra-moenia, alla ricerca di quella rara, ricercata, emozione chiamata bellezza. Ma esercita anche la mente e
tocca altre corde e, di riflesso, fa
entrare dentro di sé, scivolare nel profondo e poi… volare.
E
il futuro? Cul de sac. Per chiudere il cerchio, un
soprassalto sufi (con un tocco
di vipassana: Lorenzo era ‘ballerino’): mai anticipare,
con l’immaginazione, un futuro negativo; piuttosto, vivere l’attimo. E
soprattutto, mai posticipare il passato negativo!
Il
passato: double face. Pagine bianche,
ingiallite, scritte su pergamena. Pagine e pagine. Lui, sempre perso tra le
segrete dei libri. E i loro segreti (in seguito, anche Victoria’s secret). Libri ‘inchiodati’? Jamais! Books, booklets, penguin classics,
livres de poche, pocket, tascabili, purché libri… (anche
e-books. Ammazza… – amazon – che
bibliofilo!).
Li
compulsava, slinguava, odorava, sniffava e poi vi ci si tuffava. Anche a occhi
chiusi. Lorenzo era uno junkie, un
drogato (di fogli stampati, non di cartine), un book-addicted: aveva più d’una scimmia sulla spalla (e gli facevano pure le linguacce). A
proposito, pour parler: Lorenzo, il bookworm (ma anche movieworm), mai verminoso, però, fluiva in english, galleggiava in tedesco – aveva fatto uno stage nazi-runico
–, dava delle belle unghiate french. E poi ogni tanto stillava, specie quando
scriveva, gocce d’umor pagano dall’Olimpo e dai Sette Colli; un po’ di ‘vento
divino’ dal Sinai per la par condicio e, sursum corda, sciacqui nel Gange.
Vagabondaggi
intellettuali, intra ed extra-moenia (ultimamente, sempre più spesso,
sconfinamenti internettiani – anche se il computer non tanto se lo filava),
alla ricerca di quella rara, ricercata, emozione chiamata bellezza. Così, senza un perché (la bellezza, ma anche, talvolta,
le sue incursioni libresche: entrambi, incursioni
barbariche). Forse un tentativo per ‘confondere’ la tristezza, quel
‘demone’ – la malinconia (tra la planet
melancholia di Lars von Trier e
la melancholia ermetica di Dürer) – che di tanto in tanto faceva capolino
dalle sue segrete e batteva cassa.
E
la si leggeva sul viso. Cash. Quella
tristezza che c’invade quando sperimentiamo – è George Steiner a ricordarcelo,
mica uno qualsiasi – “le correlazioni
fallite tra pensiero e sua realizzazione.” E lui spesso aveva toppato,
anche quando era a un passo dal traguardo. Uno stop a un passo dal top. Né top gun, né top model… Ma a
soccorrerlo ecco intervenire proprio lei, la ‘bellezza’, la musa da lui tanto
ricercata.
Senso
estetico e fame di cultura: il duo che lo manteneva in vita. Con o senza mouse.
A muso duro. Per il ‘trascendentalista’ Ralph Waldo Emerson (uno dei ‘suoi’
filosofi) l’intellettuale viene educato dalla natura, dai libri e dall’azione.
Ma per lui la natura era un po’ troppo spoglia (onda lunga della ‘fumosa’ Ilva
del suo ‘locus natalis’?) e l’azione sin troppo lenta. Rimanevano, quelli sì, i
libri: robusti, pieni di rami, frondosi, carichi di frutti. Arts and crafts. Lorenzo era un lettore creativo. Ma, soprattutto, un Aphrodite’s child.
Trasversale,
transculturale, scultoreo (quasi: le giornate in palestra). Un esteta, un
intellettuale, un pensatore… Olistico, all
in one. Anche se, alla Emerson, la sua “rude
forza pelasgica era tutta diretta verso il nascente senso della bellezza.” Lorenzo:
bello e possibile (più spesso, possibilista.
Tendeva, suo malgrado, al ma anche…).
Lorenzo: a chance for a change.
Innovativo, ‘esplorativo’: sempre attento ai ‘fenomeni’ della lettura, della
scrittura, della religione. Lui stesso, in un certo senso, era un fenomeno. Non realizzato. Inespresso. Neppure raccomandato, né posta
prioritaria e nemmeno semplice. Tanto meno fermoposta. Aveva tentato pure con
la posta aerea, ma l’atterraggio era stato disastroso…
Per evitare, anche tu, un
atterraggio disastroso, resta con i piedi per terra, ma impara a volare.
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