WOMAN
WHO MAN?
Omen nomen
Donna, domina (signora). Woman, wow: omen nomen.
Anch’io voglio unirmi al coro di oggi et semper, ma in positivo: nessun “no” (no alla violenza
sulle donne, no al maschilismo ecc. ecc.), che, per quanto valido, porta a
pensare negativo e, soprattutto, pone in evidenza termini destrutturanti e
distruttivi come: violenza, maschilismo ecc.
Quindi, nessun no, ma solo un Sì – senza confusioni con il referendum (qui solo accetterei un no…). Un Sì alle Donne, un Sì all’eguaglianza (eguaglianza differenziata:
ciascuno/a con le proprie particolari doti, qualità, talenti, carismi, aspirazioni,
ispirazioni, desideri).
Purché quello di oggi non sia solo, per dirla con Melissa P. (quella di 100 colpi di spazzola prima di andare a dormire), un tempo di regali e di falsi sorrisi…
Purché quello di oggi non sia solo, per dirla con Melissa P. (quella di 100 colpi di spazzola prima di andare a dormire), un tempo di regali e di falsi sorrisi…
E poi, un giorno di perdono e di dono, soprattutto
a se stesse (e se stessi).
Un giorno mi perdonerò
del male che mi sono fatta, del male che mi sono
fatta fare. E mi stringerò così forte da non lasciarmi più.
Emily Dickinson
Per tutte
le violenze consumate su di Lei,
per tutte le umiliazioni che ha subito,
per il suo corpo che avete sfruttato,
per la sua intelligenza che avete calpestato,
per l'ignoranza in cui l'avete lasciata,
per la libertà che le avete negato,
per la bocca che le avete tappato,
per le ali che le avete tagliato,
per tutto questo:
in piedi, Signori, davanti ad una Donna.
per tutte le umiliazioni che ha subito,
per il suo corpo che avete sfruttato,
per la sua intelligenza che avete calpestato,
per l'ignoranza in cui l'avete lasciata,
per la libertà che le avete negato,
per la bocca che le avete tappato,
per le ali che le avete tagliato,
per tutto questo:
in piedi, Signori, davanti ad una Donna.
William
Shakespeare
Come qualcuno si sarà accorto, questo è un remix (attualizzato) –
anche per stimolarvi a pescare nelle “profondità” di questo blog – e un mio
personale contributo al Woman day.
Da oggi in poi, donne, via le scarpe basse (è solo una metafora), solo altezze aeree…
Via le scarpe basse,
via le orride ballerine, via gli stivali rasoterra. Da oggi solo altezze aeree.
Da oggi si sale su, ci si slancia e si ondeggia e si affonda di più sul
cemento. Ché anche la musica la segui meglio e i capelli scivolano ondosi e la
gonna trova quel perfetto punto della gamba in cui fermarsi e i tendini sparano
in su e senti che potresti, davvero, arrivare dovunque, e tutti lo noterebbero,
che arrivi.
Le ginocchia così meravigliosamente elastiche. E la caviglia, sì, bellissima riflessa nello specchio del negozio sotto casa, fra il nero e la luce del sole e dell’ombra.
Le ginocchia così meravigliosamente elastiche. E la caviglia, sì, bellissima riflessa nello specchio del negozio sotto casa, fra il nero e la luce del sole e dell’ombra.
Dal blog Le stanze di Gaia
E poi, a che scopo negare l'Esistenza di Dio se c'è
una cosa che La prova in modo assoluto: la donna.
Per rimanere ad Arno Mandelbaum (gli ho soffiato l’aforisma
sostituendo “donna” a “musica di Bach” – ma sono la stessa cosa, anzi la donna ha più
sfumature e sonorità…), ecco un altro ‘fiore’:
la donna es un sentimiento nuevo
che mi tiene alta la vita, la passione nella gola, l’eros che si fa parola…
E continuando con l’eros (quello della donna è ‘gentile’, ma a
macchie di leopardo…):
Il getto d’acqua tiepida cominciò a distribuirsi generosamente
ed equamente su dossi e curve. Scivolò, quindi, fin nelle cunette, non
disdegnando le superfici piane (poche) e le valli fiorite. Toccò poi il fondo
rugoso, deviando all’improvviso verso l’omphalos, per
scomparire infine negli abissi. Acqua a fiotti, frettolosa, per masse
fluttuanti. Acqua nei fiordi. Per Fiordaliso.
Le pareti translucide, sia pur riottose, non poterono evitare il
contatto bagnato che ne imperlava la superficie interna. E lo scontato scontro
con le masse oscillanti. Anzi, queste parevano godere della situazione. E per
ricambiare la cortesia, furono ben liete di fornire un esile ma volenteroso
sostegno ai volumi dinamizzati. Diritti, flessi, combacianti, intricati. Il segreto
e l’ignoto. Spazzolati. Cento colpi. Uno più, uno meno. Corpi
scolpiti. Ben torniti. Vincolati, slegati, vincenti. Persi, costretti nel
piccolo ambito, ma incuranti del contorno. Vibranti oltre i limiti di sicurezza
(e della decenza). Bastevoli a se stessi, ma in procinto di tracimare.
Silenzio prima di uscire, silenzio prima di entrare. In mezzo,
una cascata di suoni. Il contatto delle masse e delle superfici, il fluire e il
rifluire dell’acqua corrente, il perlage, l’aria vintage, il
parlottio sincopato, quasi dopato. Forse metalinguistico. Tutto parlava. Tutto
taceva nell’infittirsi dei suoni. E dei movimenti. Iniziali, al climax, finali.
E al calare del sipario, ecco subentrare l’uscita trionfante dalla cabina della
doccia e l’ingresso sottotono negli accappatoi impazienti…
(da Gocce di pioggia a Jericoacoara)
Donna alias Bellezza:
Una bella donna non è colei di cui si lodano le gambe o le
braccia, ma quella il cui aspetto complessivo è di tale bellezza da togliere la
possibilità di ammirare le singole parti.
Seneca
Seneca
Donna come sophia, sapienza
di Dio:
«”Lo spirito d’Amore è ancora ostacolato dal nodo posto sul
fianco sinistro. Ecco allora che colui che ha slacciato la parte della
Sensualità vedrà in me solamente la donna, la bambina, o genericamente, la
femmina, in grado solo di ricevere sesso, niente di più (…) Quando poi qualcuno
slaccerà solo la parte dell’Amore anche in quel caso darò unicamente una parte
di me, una parte minima sebbene profonda. Poi, nella vita, un giorno qualsiasi
magari arriva quel carceriere che ti offre entrambe le chiavi per liberare te e
i tuoi spiriti: sensualità e amore sono liberi e volano.” Lorenzo, queste
sono le parole di Melissa (come faceva a ricordarle pedissequamente? – pensò
Lorenzo) …ma io ti dico: lo stesso è per la Carne e lo Spirito; noi
aspettiamo il liberatore che li faccia volare insieme, perché possano suggere
non a un solo tipo di fiore… Comunque – sono in vena, mi sento a briglia
sciolta, era parecchio che non mi capitava… – bisogna saper attendere!»
Gaia si fece sempre più donna.
«Cristo, sapienza di Dio:
il primo nome, esplicito, di Cristo – Sapienza/Sophia – è al femminile.
E chi, se non delle donne, sono state i primi testimoni del risorto? Pensa,
Lorenzo, questo avveniva in un tempo in cui la testimonianza femminile non
valeva nulla. Tra parentesi, questa è una delle ‘prove’ della veridicità dei
Vangeli: il fatto di aver riportato la ‘voce delle donne’… Di’ alla
Sapienza: tu sei mia sorella – così è scritto nei Proverbi: Gesù, tuo
fratello, tua sorella… Per rimanere nell’ambito del parentado, la Dea Madre –
risorta dalle ceneri tra l’undicesimo e il tredicesimo secolo – dà corpo,
invece, sotto le sembianze di Maria (o Maddalena, per essere più chic, e choc),
all’energia che promana dallo Spirito, quasi un’ipostasi al femminile di Dio:
lo Spirito Santo altra non è che la Ruah, la dynamis divina;
sullo stesso piano di Dio, e di Cristo, della stessa essenza, ousia ed exousia.
Dolce come una colomba, ma più esplosiva – dynamis – della
tanto declamata Kundalini.
Sono circa cinquecento le cattedrali, i duomi, le chiese, di quel periodo,
dedicate, involontariamente, allo Spirito Santo (il diavolo faceva le pentole,
Dio i coperchi…). E nelle prime chiese, chi trovavi? Donne. Profetesse
nell’Antico Testamento: Myriam, Deborah, Hulda – la prima, capo-popolo; la
seconda, giudice e condottiera; l’ultima, profetessa e riformatrice religiosa.
Ministre, diacone, apostole, predicatrici, abbondano, nonostante quello che si
pensi, nel Nuovo Testamento. A cominciare da Tabita e la sua diaconia, poi le
quattro figlie di Filippo, profetesse. E non dimentichiamoci di Evodia e
Sintiche, collaboratrici di Paolo nel divulgare l’evangelo, di Priscilla e
Febe, responsabili di chiese. Tutto questo, come vedi, anche ai tempi di Paolo,
e testimoniato proprio da lui, presunto misogino (e qualche volta lo era). E
che dire dell’episcopa – vescova – Theodora, immortalata in antichi affreschi:
hanno tentato di cambiarle sesso, trasformandola in Theodorus… Come, del resto,
hanno fatto per secoli con Giunia, l’apostola compagna di prigione dello stesso
San Paolo: solo ora il ‘maschio’ Giunio (così nelle vecchie versioni della
lettera ai Romani – e ne troverai di donne di potere, ‘dinamiche’, finanche
‘donne-pastore’, in quest’epilogo epistolare ‘femminista’!), solamente ora,
dico, Giunia, costretta secula seculorum in abiti maschili, si è ripreso – ha
strappato… – il suo vero sesso.»
Gaia mimò platealmente l’ogiva femminista e chiosò.
«In ogni caso, le donne vanno ben oltre lo stereotipo Maria versus Maddalena,
oppure: vergine, madre, fata, strega, principessa in cerca del pisello…»
(da Gocce di pioggia a
Jericoacoara)
Donna come pantera e come gazzella: chioso e chiudo con una poesia
di Garcia Lorca (sarò loco, forse il carme non è indirizzato a una
mujer, ma che importa, c’è lo spirito della
donna, quello che nessun uomo può soffocare…).
Gazzella dell'amore imprevisto
Nessuno capiva il profumo dell'oscura magnolia del tuo ventre.
Nessuno sapeva che martirizzavi un colibrì d'amore fra i tuoi
denti.
Mille cavallini persiani dormivano sulla piazza con la luna
della tua fronte, mentre per quattro notti io stringevo la tua vita, nemica
della neve.
Fra i gessi e i gelsomini, il tuo sguardo era un pallido ramo di
sementi. Cercai, per darti, nel mio cuore le lettere d'avorio che dicono sempre, sempre,
sempre:
giardino della mia agonia,
il tuo corpo fuggitivo per sempre,
il sangue delle tue vene nella mia bocca.
La tua bocca senza luce per la mia morte.
Donna: sempre, sempre, sempre
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