CHIAMALE SE VUOI EMOZIONI…
Che dire, mi è capitato una cosa strana:
per sbaglio ho cancellato il mio ultimo post! Ma avendo una copia ”salvata”, ve l’ho ripostato (con una nuova immagine, più in tema).
È stata una strana emozione…
E visto che siamo qui, vi posto l’inizio di un mio articolo per un portale olistico a cui sono stato invitato a collaborare (che parla proprio di emozioni, e non solo).
Il resto lo trovate sul blog di: http://irbuk.com/ oppure https://www.facebook.com/nicola.perchiazzi.7
È stata una strana emozione…
E visto che siamo qui, vi posto l’inizio di un mio articolo per un portale olistico a cui sono stato invitato a collaborare (che parla proprio di emozioni, e non solo).
Il resto lo trovate sul blog di: http://irbuk.com/ oppure https://www.facebook.com/nicola.perchiazzi.7
Ed ecco l’articolo (è
solo l’inizio di una proficua collaborazione con IRBUK).
Ad maiora! (e visto che parlo di emozioni, di pancia, di cuore... sursum corda!). E per concludere in bellezza, per aspera ad astra!
Ad maiora! (e visto che parlo di emozioni, di pancia, di cuore... sursum corda!). E per concludere in bellezza, per aspera ad astra!
«Nessuno
oggi, uomo o donna, può mettersi a pensare, sentire od agire se non partendo
dalla propria alienazione (…) L’umanità è estraniata dalle sue possibilità
autentiche: nasciamo in un mondo dove l’alienazione ci attende.» (Ronald D. Laing).
Disagio esistenziale
Erano
gli anni ’60, quelli del cambiamento sociale, della rivoluzione giovanile e del
progresso economico, ma anche gli anni dell’incomunicabilità, dell’alienazione
e del disagio esistenziale (La trilogia dell’incomunicabilità
dei film di Michelangelo Antonioni).
Ronald
Laing (l’antipsichiatra) e Michelangelo Antonioni di Blow-up,
L’eclisse e Zabriskie Point:
due voci stonate in pieno boom economico. Ma non sono i soli.
È di
quegli stessi anni la riflessione di Pierre Daco: «Vere e proprie malattie
sono diventate ormai modi di vita: l’esaurimento, la depressione, l’agitazione,
i complessi d’inferiorità, l’impazienza, l’aggressività, la ribellione contro
la società, l’ostilità, la paura, l’angoscia, la ricerca di una superiorità a
tutti costi (…) È penoso constatare quanti uomini siano ridotti a niente,
rispetto a quello che potrebbero essere. Si sono interrotti tutti i contatti
umani. La Folla e la Massa sostituiscono l’individuo cosciente. Il passeggiare
tranquillamente è considerato una forma di pigrizia. È scomparsa la padronanza
di sé. La calma e la serenità sono ormai oggetto di curiosità. Un’azione che
impegna le facoltà superiori, e che dovrebbe essere normale, viene considerata
straordinaria.»
A
dare il colpo di grazia ci ha pensato poi, negli anni ’90, James Hillman, con
la sua stoccata ecosofica: «Gli edifici sono malati, le
istituzioni sono malate (…) Il mondo è diventato tossico (…) E nel suo modo
folle, la terapia, enfatizzando l’anima interiore e ignorando l’anima che è
fuori (…) continua ciecamente a credere di curare il mondo esterno rendendo
migliore la gente.»
Questo
ieri. E oggi? Per dirla con la Bibbia, in Qoèlet, «ciò che è stato sarà e
ciò che si è fatto si rifarà; non c’è niente di nuovo sotto il sole».
D’altro
canto, però, c’è qualcosa di nuovo oggi nel sole, anzi d’antico… (L’aquilone,
Giovanni Pascoli). E infatti, a scombinare le carte ecco spuntare il fenomeno
(in tutti i sensi…) Donald Trump, tromba scornacchiata nel concerto imperante,
tra lo sconcerto generale del neo-conformismo globale (quello del politically
correct e del volemose bene a tutti i costi).
Bypassando
i giudizi di merito (o demerito), una prima riflessione: a essere maggiormente
coinvolta, oggi più che mai, è la pancia degli individui
(quella decantata da Checco Zalone), e non più la mente razionale, con tutte le
sue ragioni e i suoi presupposti educati e fini.
«Nuovi occhi»
«Il
cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce», ricordava Pascal, e anche la pancia ha
le sue ragioni e il suo cervello… Le persone, per troppo tempo rinchiuse nelle
torri d’avorio (o nei falansteri) della retorica maggioritaria o dei pensieri
pettinati (e patinati), vanno ora soprattutto alla ricerca prioritaria
di emozioni; non solo, sentono anche rinascere il desiderio di tornare
alle antiche sorgenti dello spirito, magari in forme nuove,
più immediate, più mordi e fuggi, o della serie tutto e subito.
Tutte
istanze, individuali e sociali, che la Psicoanalisi e molte delle discipline
psicologiche successive – e qui arriviamo al focus di questo articolo – non
hanno saputo comprendere fino in fondo. Si è spesso dimenticato (salvo che tra
il popolo e qualche intellettuale fuori dagli schemi) che l’uomo è un
essere tripartito – corpo, anima e spirito – e che tutti e tre
questi distretti devono essere presi in considerazione e, per quanto
possibile, accuditi e accontentati.
Non
voglio qui fare il teologo, o lo spirituale, ma solo esprimere alcune
considerazioni, che approfondirò in un prossimo articolo. Innanzitutto, lo starting
point:
«il
vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere
nuovi occhi.» (Marcel Proust).
Ma
per avere nuovi occhi occorre acquisire la prima dote, quella che ci spinge a
uscire dalla nostra comfort zone, o meglio zona di familiarità, ossia
la flessibilità: quell’apertura mentale ed emotiva ad ampio
spettro che ci rende duttili, versatili, ci permette lo spostamento del focus,
la libera espressione della creatività, apre al massimo il ventaglio di tutte le
alternative possibili (tra cui poi scegliere quella più funzionale
all’obiettivo) e ti consente di passare a un pensiero superiore –
senza per questo crederci necessariamente, ma agendo come se
fosse vero.
Fatto
questo, compila una lista di desideri e immaginali come se fossero già
realizzati (visualizzandoli con tutti i sensi accesi, come in un film
3D, 4D, 5D…).
Motto
di accompagnamento: «Cedi e sarai intero. Piegati e vincerai. Vuotati e
sarai colmo. Il duro e l’inflessibile vengono infranti dal mutamento; il
flessibile e il cedevole si piegano e prevalgono.» (Ray Grigg, Il Tao
delle relazioni tra uomo e donna – citato in Terapia breve strategica di Paul
Watzlawick e Giorgio Nardone.).
Tornando
al discorso sulla complessità umana, il presupposto di partenza, funzionale
all’obiettivo della propria auto-formazione e tras-formazione,
è, quindi, il seguente: l’essere umano è un’unità
bio-psico-esistenziale (in filosofese si direbbe:
ilio-psico-pneumatica).
Continua
su http://irbuk.com/
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