DESTRA-SINISTRA
Ma cos’é la destra, cos’é la sinistra?
Fare il bagno nella vasca è di destra, far la
doccia invece è di sinistra.
I blue-jeans, che sono un segno di sinistra, con
la giacca vanno verso destra.
Una donna emancipata è di sinistra, riservata è
già un po’ più di destra, ma un figone resta sempre un’attrazione che va bene
per sinistra o destra…
Tutti noi ce la prendiamo con la storia, ma io
dico che la colpa é nostra: é evidente che la gente é poco seria quando parla
di sinistra o destra.
L’elezione di Trump ha scombinato le carte di
chi ama vincere facile, magari con qualche combine,
e ha riesumato le solite viete accuse di fascismo, razzismo, populismo
(talvolta o spesso anche vere – per quanto
sul significato dei termini ci sia molta confusione, pre-comprensione, pressapochismo
e malafede) e ha tirato in ballo le solite categorie di Destra e Sinistra,
anche queste definite, spesso, maldestramente e in modo sinistro (tranne che,
tra i pochi, da Gaber: Giorgio, nome di destra che occhieggia a sinistra, ha colto qualcosa della differenza vera tra Destra e Sinistra).
Ma perché
questo continuo rimasticare luoghi comuni, questa sintesi così riduttiva e
questo trascinarsi con la solita stampella di frasi fatte (e “fatte”, dopate)?
Perché non si tiene per niente conto di quanto
variegate possano essere la Sinistra e, soprattutto, la Destra.
Della vera
Sinistra qualcosa si sa (Marx, Gramsci e Berlinguer, pur con le loro
differenze, rappresentano bene il concetto di Sinistra, tanto per fare dei
nomi), ignorando, peraltro, che il Fascismo, considerato come prototipo della
Destra estrema, fu originariamente (ma anche in alcune fasi successive) un
movimento di Sinistra, che poi, in uno scatto di hybris (arroganza, presunzione), volle addirittura superare, e
ricongiungere, la dicotomia Destra-Sinistra, proponendosi come Terza Forza (tentativo
un po’ riuscito, un po’ malriuscito e poi in buona parte degenerato). D’altronde, lo stesso “fascio” è
un emblema, o simbolo, di chiara ascendenza gauche
(di sinistra) – contrariamente alla svastica, alla runa othila, all’ascia
bipenne o alla croce celtica che appaiono più legate ad ascendenza droite.
In ogni
caso, per portare qualcosa di diverso al risorgente dibattito Destra-Sinistra,
ecco un breve estratto dal mio romanzo Gocce
di pioggia a Jericoacoara (romanzo che, pur
risalente a qualche anno, ritengo attualissimo, ricco di citazioni,
suggerimenti e “dritte” – e soprattutto, un esempio molto particolare, come è
stato detto, di scrittura creativa: “romanzo-rapsodia, fervido di vita e voci, di ritmi e canti
e risa, dal profumo di ingenue aurore … vorticoso nel suo ritmo da derviscio
tournant, vibrante di tensione e trepidazione, ossimorico nei suoi dolci
contrasti, dalla scrittura vivace, geniale, estetizzante, ma tutt'altro che
décadent, capace di affratellare Policleto e i Beatles. Un ‘panta rei’
entusiastico ed entusiasmante, un fluire di sapienze ed eresie, dall'oscillare
inarrestabile, ebbro … una scrittura da giocoliere della parola e da funambolo
della nuance.”).
N. B. Il brano è un po’ lungo, ma, penso, ricco di
sorprese e spunti. E poi non è la solita vue
de gauche – che pure si ritrova in altre parti del romanzo – ma un’originale
vue de droite.
Tutti
‘rossi’, lui ‘nero’. Anzi écru (mai ‘grigio’ – nel senso ‘alieno’), per non dare troppo nell’occhio…
(ma non aveva la pupilla verticale…). Grey’s
anatomy. E poi era abile a camuffarsi, perché, prima dell’inattesa svolta,
nel ’69 (così le aveva poi confessato), dopo qualche trascorso
liberal-conservatore (influsso del padre, borghese fedel servitore dello
Stato), il nostro man in black aveva
bazzicato per un po’, anche in prima linea, Lotta Continua e, grazie
agli uffici del suo amico di Carrara, gli anarchici (sì, proprio il suo
compagno di appartamento, quello di Non gettarmi in pasto i tuoi sedici anni, te li
divorerei…).
E tutti, chi più chi meno, avevano instillato
in lui qualcosa.
Rainbow
boy. Poi, complici alcune letture e qualche
‘dritta’ avuta da camerati di fresca conoscenza, ecco, improvviso, il colpo di
fulmine (di Odino o Thor, Arianna su questo, e altro, si confondeva) e… Lorenzo
flamboyant saltò la barricata.
Europeismo delle tradizioni, rivoluzione
conservatrice, socializzazione, arti marziali (aveva ripreso lo judo lasciato
da ragazzino), ma anche antimondialismo (un no-global ex ante: ‘a destra di
Porto Alegre’) e anticapitalismo: questi i nuovi (o antichi?) valori del non-conformista
antagonista. Che celebravano l’addio ai salotti buoni della ‘Sinistra al
caviale’ – gauche caviar e al
cachemire –, ma non alle fumose cantine del rock. Fu così che, lasciata
la Rive Gauche, il ‘marco’, dopo un ‘travaglio’ di qualche mese, per non
marcire approdò alla Rive Droite.
E l’Arno continuava a scorrere… La corrente,
tra le solite frasche, pezzi di legno e rifiuti vari (tra cui si celava qualche
‘perla’), le portò nuovi, freschi, ‘messaggi in bottiglia’ (tutti firmati
Lorenzo): prima Hermann Hesse, che Arianna già comunque frequentava (il nostro
‘signor uomo’ era a cavallo tra le due ‘rive’), poi altri ‘amici di penna’,
ancor più ‘spostati’ (a destra): non solo il ‘solito’ Nietzsche (‘compagno di
scuola’ – più che altro Marx – di Venditti, in quei … primi vagiti di un ’68
ancora lungo da venire e troppo breve da dimenticare), ma anche Julius
Evola (ancora lungi dall’essere sdoganato, allora – solo adesso stanno
vagliando i documenti –, colui che a parere del filosofo Franco Volpi fa parte
del trittico dei maggiori pensatori italiani del ‘900 – gli altri due: Croce e
Gentile) e il suo ‘discepolo’ eretico Adriano
Romualdi: per lei due perfetti sconosciuti. Fu, stranamente, quest’ultimo a
lasciarle il segno e a farla sganciare (ma solo un po’) dal suo sinistrismo
acquisito (lei pensava – errore! – fosse congenito). E sgamò (veni, vidi, vici).
L’occasione fu una manifestazione di destra
contro l’’imperialismo bolscevico’. Location Pisa: attori e comparse, non solo
missini, ma, soprattutto, attivisti o residui – cani sciolti – di Avanguardia
Nazionale, Ordine Nuovo, Lotta di Popolo, Europa Civiltà e il resto del fascio.
Oltre, naturalmente, a Lorenzo, ambidestro – una variante simbolica (ed
‘eterica’) del nazi-maoista (più che altro, ‘fascista di sinistra’ e ‘anarchico
di destra’, insomma un fascio-comunista.
Ma ben oltre Accio, quello di Pennacchi: in ogni caso, anche Lorenzo, malgrado
fratello e sorella, era figlio unico).
Il nostro, non essendo conosciuto su quelle
sponde (ma era pur sempre Arno), poteva manifestare, ancorché intabarrato,
sperando di farla franca ai rossi della sua facoltà. Ma non fece fessa la
polizia. E lui, sguardo fisso da pesce lesso, rimase scioccato (non era
abituato alla guerriglia urbana – il martello di Thor era fresco di officina).
Ma si riprese subito e, messosi addosso il ‘mantello di Freya’ – per rendersi
invisibile ai ‘nemici’ (rossi e ‘grigi’) –, richiamato all’ordine dal Vate (più
che dal Duce) e dal ‘parolibero’ (Martinetti, il futurista), tirò fuori le
unghie (solo quelle) e si gettò, ardito e avanguardista, nell’arena (ma rischiò
il tuffo nell’Arno). Fece scintille.
Gridare…
Gridare, urlare e muggire… I portici di Borgo Stretto si contrassero ancor di più, a
riccio, ma non riuscirono a evitargli il colpo di frusta, sia pure di striscio,
delle cariche di polizia. Il gas delle camionette e il fumo dei lacrimogeni,
compagni di duol al duel, non lo
fecero ridere né sballare; ma ormai il bel Lorenzo era in ballo e non gli
rimase che portare a termine il can can. E non fu the last dance.
Can che abbaia non morde. Ballò da solo.
Arianna non volle, ovviamente, condividere la ‘piazza’ (per lei, che pizza! Non
solo, pure in odor di stantio… Fosse stato un annetto prima: puzza tout
court). Lei era una flower-chic
(tra la flower’s child e la radical-chic). Modello rive gauche. Alla Carla Bruni (come testa, ma bionda e più in
curve: Sarkò no, insomma). Rimase, quindi, spiazzata e sbandò sul rettifilo.
Nondimeno, essendo cotta di Lorenzo – con lui c’erano stati i fuochi
d’artificio già al primo sguardo, con gli altri al massimo uno schiocco di
fiammifero –, di cui ammirava il gaudente spirito ludico (quella spontaneità e
quegli ‘spazi di libertà’ alla Deleuze, ben lontani dalla seriosità e rigidità
reazionaria e fondamentalista: esprit de loisir che, seppur altalenante,
sopravvisse alla sua ‘nuova nascita’ cristiano-radicale), volle, comunque,
accontentarlo: lesse, tutto d’un fiato (‘lettura veloce’ ante-litteram), il
libro di questo ‘carneade’ Romualdi – La destra e la crisi del nazionalismo
– che lui le aveva rifilato proditoriamente, vietandole, peraltro, di
mostrarlo a essere umano.
E poi (anche per una come lei, pasciuta
nell’ultimo anno di liceo a base di Lukacs – il ‘sinistro’ inquisitore per cui
Nietzsche ‘fascista’ era il primo della lista), di Lorenzo le piaceva quello
che non trovava in tanti ‘compagni’: soprattutto, la soggettività umana, anche
‘troppo umana’, che mandava a farsi fottere – quando ce vo’ ce vo’ –
l’obiettività politica, il ‘partito’, la ‘voce del padrone’…
A lei, che si professava di sinistra, ed era
appesantita da tutto il bagaglio culturale della gauche, Lorenzo aveva
sorprendentemente contro-sventagliato tutta una serie di ‘firme’, lievi e
gravi: Benn, Borges, Brasillach, Céline,
Cioran, Claudel, Croce, D’Annunzio, Drieu la Rochelle, Eliot, Hesse, Ionesco,
Jünger, Mann, Mauriac, Mishima, Montale, Nabokov, Papini, Pessoa, Pirandello,
Pound, Ungaretti, Yeats… Uno dietro l’altro, in ordine alfabetico (per
sfotterla un po’). E poi, appartati per dar loro maggior risalto, Martin Heidegger, unanimemente
riconosciuto come il più grande filosofo del ‘900 (così diceva) e Carl Schmitt,
il maggiore politologo (idem). Tutte voci,
comunque, di destra. ‘Voci di dentro’: un’ardita milizia di autori che, chi in
modo chi nell’altro, infrangevano il sacro dogma dell’evoluzione della specie
(socio-culturale). Quella che, secondo la ‘vulgata’ e l’intellighenzia, avrebbe
portato dall’illuminismo al positivismo e, dulcis in fundo, al marxismo.
E poi, tutte figure di sommo rilievo della cultura del ‘900 (ed erano solo
alcune tra le voci di un grande coro. E lei che pensava che la destra fosse
stonata o senza voce!).
“La socialità non artefatta vive di popolo. Fateci caso:
oggi si promuovono eventi di aggregazione sociale (dai girotondi ai concerti in
piazza) in cui primeggia il concetto di “gente”, anonima, indistinta, che nulla
ha a che spartire con l’idea alta di popolo, che rimanda immediatamente al
patrimonio della tradizione comune. Sfigurato il significato del mito
collettivo – quello junghiano, che nei periodi neri della storia si inabissa
nella immemoriale dimensione del rimosso – oggi è rimasta la sua invertita
contraffazione, la sua scimmiesca parodia: mito del successo, della vita
superficiale, dei soldi.” Lei si trovava tra l’incudine e il martello, ma avrebbe
condiviso volentieri queste parole (Luca Leonello Rimbotti il ‘grillo’
parlante, ma più in ‘linea’ con Lorenzo – anche questo leoncino ‘carneade’
preso nella ‘rete’, questa volta da lei).
Verba
volant? Ma Lorenzo e Arianna erano al loro fianco. Ala destra e ala sinistra,
ma i piedi ogni tanto si toccavano. Facevano ‘piedino’. Sia che fossero gli
anni ’70 o il 2000 e spiccioli, fetish o
fashion. Fascio e martello: se la Destra è la patria del divino e la
Sinistra la patria dell’umano, Lorenzo era ambidestro: giano bifronte, centauro
alato, un fascio creativo. E lei, la gauchiste? In fin dei conti,
idem… E poi – come nel vocalizzo ‘stonato’ (per il coro) di Lucio Dalla – “la sinistra che ignora Céline, Pound, Evola
è debole e bigotta.”
“Gli
dèi hanno abbandonato l’uomo ed il mondo ha perduto il suo incanto.” E loro due cercavano di re-incantare il mondo, o almeno farsi
reincantare da esso. Ed erano in attesa del kairòs,
del ‘momento opportuno’. Per questo entrambi erano fuori dal coro: vivevano
‘ai margini’, sul confine. Agivano
tra tempo ed eternità, tra chronos e aion, in bilico sul filo di quella
sospensione temporale che dà luogo all’eterno presente, senza passato né futuro
(o, in ogni caso, capace di coniugare tutti i tempi). La loro era un po’
strategia pianificata (o decisa dall’Alto, anche quando ne erano all’oscuro),
un po’ istinto, capriccio (loro o de Dieu) e adattamento alla necessità
del momento. Se, per dirla alla Victor Hugo,
“il borghese è l’uomo che ha trovato una sedia”, loro erano sempre in
movimento…
Vita intensa (almeno nelle intenzioni,
talvolta nei fatti), fuori dal tempo storico. Vitalismo dell’azione bella di
per sé, esaltazione della bellezza, del corpo e della forza, concezione
aristocratica della persona umana. Culto
della differenza. Rivoluzionarismo alla Sorel, contro la ‘platitude’
umanitaria e buonista. Radicamento alle origini e prometeico pro-getto verso nuove mete. Skopos ed eschaton. Ricordanza accordata al nuovo che avanza. Con
baldanza. Senza avanzi, né scivolate sulla buccia di banana della banalità
massificata.
Gioco al massacro, spirito di avventura e di
conquista. Orgoglio e sprezzo senza pregiudizio. Pazzia loca e sobria ebbrezza. Un po’ piazza e filosofia da portico, alla
greca, un po’ giungla solitaria, alla indiana (ariana). Voci e silenzio. Brama
agognante e angosciante di una svolta decisiva, di tempi nuovi e dell’avvento
di un’umanità eroica. Vita vera in mezzo alla pletora montante e schiumosa
degli zombi ipnotizzati e lobotomizzati.
Arianna e Lorenzo. Frutti della passione,
sfogo del desiderio... Amore e ginnastica. Forma e materia (ed erano entrambi
bellocci). Variavano solo le quantità della miscela e il dosaggio del cocktail
(del resto, erano entrambi esploratori, costruttori, negoziatori, direttori).
In ogni caso, mix gustoso …ed esplosivo.
Big bang, boom, bum
bum. Mattafix. Sopra
l’incudine delle memorie metallizzatesi e sotto il sole martellante di
Jericoacoara (dai Céline e Brasillach di Lorenzo al Brasile di Tomás –
Brasillach? Ma era gay! Pure Mishima. Fascio-gay? Gays sì, ma machos…), la
mente di Arianna, in un bikini che metteva in risalto il fisico sodo (e
caustico: seni nature e bum bum da garota carioca), rimase
momentaneamente schiacciata dal peso improvviso e imprevisto dei ricordi;
persino un flash del libro ‘proibito’ del Romualdi, l’araldo della ‘Rivoluzione
conservatrice’, ricordo dell’altra faccia della luna (dopo il sole
sessantottino).
Ovviamente le immagini erano sbiadite, un po’
lunari’, ma Arianna le serbava, come la Maria dei Vangeli (ma lì c’era Gesù…),
nel subconscio, che, ancora gravido di Lorenzo, le faxò alcune righe del
libretto ‘nero’ di Romualdi, in memoria di lui: “Guardateli bene
questi drogati, questi alienati dalla loro condizione storica: hanno a due
passi il muro di Berlino, ma protestano contro il “fascismo”; gli operai
polacchi insorgono per il pane, ma essi manifestano contro il “capitalismo”; la
Russia schiaccia metà dell’Europa, ma essi pensano al Viet-Nam, al Brasile.
L’oppio marxista è arrivato al cervello e li ha segregati nella cecità e nella
stoltezza. Questo mito astratto e alienante della lotta di classe va colpito e
frantumato nelle scuole, nelle piazze, nelle università. È il grande equivoco che offusca l’unica concreta prospettiva
storica del nostro tempo: l’Europa-Nazione. L’Europa-Nazione sia la bandiera e
la parola d’ordine della nostra propaganda.”
Ancora uno sfilaccio di ricordi, incongrui
con il momento e il luogo (ma Getulio Vargas, presidente del Brasile dal 1930 al 1945
e dal 1950 al 1954, promotore dell’Estado
Novo e ‘Padre dei poveri’, fu un rappresentante-tipo del fascismo
sud-americano, impregnato com’era di populismo, anticomunismo, nazionalismo e
anticapitalismo). E poi, l’Amazzonia (un mito
per pochi intimi di una certa destra, come altri sistemi di vita analoghi – gli
Amerindi, il Tibet, il Giappone): non era poi così lontana. Non
c’era solo Thule.
Lo scritto, all’epoca, l’aveva fatta riflettere
(ma non flettere) e l’ambidestra coppia si era ancor più rinsaldata, alla
faccia di borghesucci e martellucci (Lorenzo aveva buttato nella tazza, non
solo la sinistra al caviale – che pure qualche retropensiero tra
una gozzoviglia radical-chic e l’altra ce l’ha –, ma anche la droite
caviar, quella che – ricorda Michele Serra – dopo avere inghiottito una
tartina di beluga da un ettaro, neanche si sogna di farsi domande su come va il
mondo…).
Nondimeno, Arianna, se non aderì alla
cosiddetta cultura antagonista e al pensiero non conforme, a
quelli dell’Area, insomma – pur condividendone, sub ratione Dei (et
sui), gli assunti ideologici della visione del mondo, qualitativa,
aristocratica, agonistica –, almeno in una cosa assecondò totalmente l’Adriano
(non il molleggiato, ma Romualdi il ‘fermo’): per non sentirsi più ‘alienata’,
‘oppiata’, ‘cieca’ e ‘stolta’, una menefreghista dell’essere, insomma, smise
definitivamente di drogarsi (non che lei fosse stata mai, veramente, in vena…).
P. S. Il romanzo – tra l'altro premiato – è molto “cinematografico”: mi aiutate a trovare un produttore?
P. S. Il romanzo – tra l'altro premiato – è molto “cinematografico”: mi aiutate a trovare un produttore?
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