giovedì 17 novembre 2016

DESTRA-SINISTRA



DESTRA-SINISTRA

Ma cos’é la destra, cos’é la sinistra?
Fare il bagno nella vasca è di destra, far la doccia invece è di sinistra.
I blue-jeans, che sono un segno di sinistra, con la giacca vanno verso destra.
Una donna emancipata è di sinistra, riservata è già un po’ più di destra, ma un figone resta sempre un’attrazione che va bene per sinistra o destra…
Tutti noi ce la prendiamo con la storia, ma io dico che la colpa é nostra: é evidente che la gente é poco seria quando parla di sinistra o destra.

L’elezione di Trump ha scombinato le carte di chi ama vincere facile, magari con qualche combine, e ha riesumato le solite viete accuse di fascismo, razzismo, populismo (talvolta o spesso anche vere – per quanto sul significato dei termini ci sia molta confusione, pre-comprensione, pressapochismo e malafede) e ha tirato in ballo le solite categorie di Destra e Sinistra, anche queste definite, spesso, maldestramente e in modo sinistro (tranne che, tra i pochi, da Gaber: Giorgio, nome di destra che occhieggia a sinistra,  ha colto qualcosa della differenza vera tra Destra e Sinistra).
Ma perché questo continuo rimasticare luoghi comuni, questa sintesi così riduttiva e questo trascinarsi con la solita stampella di frasi fatte (e “fatte”, dopate)?
Perché non si tiene per niente conto di quanto variegate possano essere la Sinistra e, soprattutto, la Destra.
Della vera Sinistra qualcosa si sa (Marx, Gramsci e Berlinguer, pur con le loro differenze, rappresentano bene il concetto di Sinistra, tanto per fare dei nomi), ignorando, peraltro, che il Fascismo, considerato come prototipo della Destra estrema, fu originariamente (ma anche in alcune fasi successive) un movimento di Sinistra, che poi, in uno scatto di hybris (arroganza, presunzione), volle addirittura superare, e ricongiungere, la dicotomia Destra-Sinistra, proponendosi come Terza Forza (tentativo un po riuscito, un po malriuscito e poi in buona parte  degenerato). D’altronde, lo stesso “fascio” è un emblema, o simbolo, di chiara ascendenza gauche (di sinistra) – contrariamente alla svastica, alla runa othila, all’ascia bipenne o alla croce celtica che appaiono più legate ad ascendenza droite.
In ogni caso, per portare qualcosa di diverso al risorgente dibattito Destra-Sinistra, ecco un breve estratto dal mio romanzo Gocce di pioggia a Jericoacoara (romanzo che, pur risalente a qualche anno, ritengo attualissimo, ricco di citazioni, suggerimenti e “dritte” – e soprattutto, un esempio molto particolare, come è stato detto, di scrittura creativa: “romanzo-rapsodia, fervido di vita e voci, di ritmi e canti e risa, dal profumo di ingenue aurore … vorticoso nel suo ritmo da derviscio tournant, vibrante di tensione e trepidazione, ossimorico nei suoi dolci contrasti, dalla scrittura vivace, geniale, estetizzante, ma tutt'altro che décadent, capace di affratellare Policleto e i Beatles. Un ‘panta rei’ entusiastico ed entusiasmante, un fluire di sapienze ed eresie, dall'oscillare inarrestabile, ebbro … una scrittura da giocoliere della parola e da funambolo della nuance.”).
N. B. Il brano è un po’ lungo, ma, penso, ricco di sorprese e spunti. E poi non è la solita vue de gauche – che pure si ritrova in altre parti del romanzo – ma un’originale vue de droite.

Tutti ‘rossi’, lui ‘nero’. Anzi écru (mai ‘grigio’ – nel senso ‘alieno’), per non dare troppo nell’occhio… (ma non aveva la pupilla verticale…). Grey’s anatomy. E poi era abile a camuffarsi, perché, prima dell’inattesa svolta, nel ’69 (così le aveva poi confessato), dopo qualche trascorso liberal-conservatore (influsso del padre, borghese fedel servitore dello Stato), il nostro man in black aveva bazzicato per un po’, anche in prima linea, Lotta Continua e, grazie agli uffici del suo amico di Carrara, gli anarchici (sì, proprio il suo compagno di appartamento, quello di Non gettarmi in pasto i tuoi sedici anni, te li divorerei…). E tutti, chi più chi meno, avevano instillato in lui qualcosa.
Rainbow boy. Poi, complici alcune letture e qualche ‘dritta’ avuta da camerati di fresca conoscenza, ecco, improvviso, il colpo di fulmine (di Odino o Thor, Arianna su questo, e altro, si confondeva) e… Lorenzo flamboyant saltò la barricata.
Europeismo delle tradizioni, rivoluzione conservatrice, socializzazione, arti marziali (aveva ripreso lo judo lasciato da ragazzino), ma anche antimondialismo (un no-global ex ante: ‘a destra di Porto Alegre’) e anticapitalismo: questi i nuovi (o antichi?) valori del non-conformista antagonista. Che celebravano l’addio ai salotti buoni della ‘Sinistra al caviale’ – gauche caviar e al cachemire –, ma non alle fumose cantine del rock. Fu così che, lasciata la Rive Gauche, il ‘marco’, dopo un ‘travaglio’ di qualche mese, per non marcire approdò alla Rive Droite.      

E l’Arno continuava a scorrere… La corrente, tra le solite frasche, pezzi di legno e rifiuti vari (tra cui si celava qualche ‘perla’), le portò nuovi, freschi, ‘messaggi in bottiglia’ (tutti firmati Lorenzo): prima Hermann Hesse, che Arianna già comunque frequentava (il nostro ‘signor uomo’ era a cavallo tra le due ‘rive’), poi altri ‘amici di penna’, ancor più ‘spostati’ (a destra): non solo il ‘solito’ Nietzsche (‘compagno di scuola’ – più che altro Marx – di Venditti, in quei … primi vagiti di un ’68 ancora lungo da venire e troppo breve da dimenticare), ma anche Julius Evola (ancora lungi dall’essere sdoganato, allora – solo adesso stanno vagliando i documenti –, colui che a parere del filosofo Franco Volpi fa parte del trittico dei maggiori pensatori italiani del ‘900 – gli altri due: Croce e Gentile) e il suo ‘discepolo’ eretico Adriano Romualdi: per lei due perfetti sconosciuti. Fu, stranamente, quest’ultimo a lasciarle il segno e a farla sganciare (ma solo un po’) dal suo sinistrismo acquisito (lei pensava – errore! – fosse congenito). E sgamò (veni, vidi, vici).   
L’occasione fu una manifestazione di destra contro l’’imperialismo bolscevico’. Location Pisa: attori e comparse, non solo missini, ma, soprattutto, attivisti o residui – cani sciolti – di Avanguardia Nazionale, Ordine Nuovo, Lotta di Popolo, Europa Civiltà e il resto del fascio. Oltre, naturalmente, a Lorenzo, ambidestro – una variante simbolica (ed ‘eterica’) del nazi-maoista (più che altro, ‘fascista di sinistra’ e ‘anarchico di destra’, insomma un fascio-comunista. Ma ben oltre Accio, quello di Pennacchi: in ogni caso, anche Lorenzo, malgrado fratello e sorella, era figlio unico).
Il nostro, non essendo conosciuto su quelle sponde (ma era pur sempre Arno), poteva manifestare, ancorché intabarrato, sperando di farla franca ai rossi della sua facoltà. Ma non fece fessa la polizia. E lui, sguardo fisso da pesce lesso, rimase scioccato (non era abituato alla guerriglia urbana – il martello di Thor era fresco di officina). Ma si riprese subito e, messosi addosso il ‘mantello di Freya’ – per rendersi invisibile ai ‘nemici’ (rossi e ‘grigi’) –, richiamato all’ordine dal Vate (più che dal Duce) e dal ‘parolibero’ (Martinetti, il futurista), tirò fuori le unghie (solo quelle) e si gettò, ardito e avanguardista, nell’arena (ma rischiò il tuffo nell’Arno). Fece scintille.

Gridare… Gridare, urlare e muggire… I portici di Borgo Stretto si contrassero ancor di più, a riccio, ma non riuscirono a evitargli il colpo di frusta, sia pure di striscio, delle cariche di polizia. Il gas delle camionette e il fumo dei lacrimogeni, compagni di duol al duel, non lo fecero ridere né sballare; ma ormai il bel Lorenzo era in ballo e non gli rimase che portare a termine il can can. E non fu the last dance.
Can che abbaia non morde. Ballò da solo. Arianna non volle, ovviamente, condividere la ‘piazza’ (per lei, che pizza! Non solo, pure in odor di stantio… Fosse stato un annetto prima: puzza tout court). Lei era una flower-chic (tra la flower’s child e la radical-chic). Modello rive gauche. Alla Carla Bruni (come testa, ma bionda e più in curve: Sarkò no, insomma). Rimase, quindi, spiazzata e sbandò sul rettifilo. Nondimeno, essendo cotta di Lorenzo – con lui c’erano stati i fuochi d’artificio già al primo sguardo, con gli altri al massimo uno schiocco di fiammifero –, di cui ammirava il gaudente spirito ludico (quella spontaneità e quegli ‘spazi di libertà’ alla Deleuze, ben lontani dalla seriosità e rigidità reazionaria e fondamentalista: esprit de loisir che, seppur altalenante, sopravvisse alla sua ‘nuova nascita’ cristiano-radicale), volle, comunque, accontentarlo: lesse, tutto d’un fiato (‘lettura veloce’ ante-litteram), il libro di questo ‘carneade’ Romualdi – La destra e la crisi del nazionalismo – che lui le aveva rifilato proditoriamente, vietandole, peraltro, di mostrarlo a essere umano.
E poi (anche per una come lei, pasciuta nell’ultimo anno di liceo a base di Lukacs – il ‘sinistro’ inquisitore per cui Nietzsche ‘fascista’ era il primo della lista), di Lorenzo le piaceva quello che non trovava in tanti ‘compagni’: soprattutto, la soggettività umana, anche ‘troppo umana’, che mandava a farsi fottere – quando ce vo’ ce vo’ – l’obiettività politica, il ‘partito’, la ‘voce del padrone’…
A lei, che si professava di sinistra, ed era appesantita da tutto il bagaglio culturale della gauche, Lorenzo aveva sorprendentemente contro-sventagliato tutta una serie di ‘firme’, lievi e gravi: Benn, Borges, Brasillach, Céline, Cioran, Claudel, Croce, D’Annunzio, Drieu la Rochelle, Eliot, Hesse, Ionesco, Jünger, Mann, Mauriac, Mishima, Montale, Nabokov, Papini, Pessoa, Pirandello, Pound, Ungaretti, Yeats… Uno dietro l’altro, in ordine alfabetico (per sfotterla un po’). E poi, appartati per dar loro maggior risalto, Martin Heidegger, unanimemente riconosciuto come il più grande filosofo del ‘900 (così diceva) e Carl Schmitt, il maggiore politologo (idem). Tutte voci, comunque, di destra. ‘Voci di dentro’: un’ardita milizia di autori che, chi in modo chi nell’altro, infrangevano il sacro dogma dell’evoluzione della specie (socio-culturale). Quella che, secondo la ‘vulgata’ e l’intellighenzia, avrebbe portato dall’illuminismo al positivismo e, dulcis in fundo, al marxismo. E poi, tutte figure di sommo rilievo della cultura del ‘900 (ed erano solo alcune tra le voci di un grande coro. E lei che pensava che la destra fosse stonata o senza voce!).

La socialità non artefatta vive di popolo. Fateci caso: oggi si promuovono eventi di aggregazione sociale (dai girotondi ai concerti in piazza) in cui primeggia il concetto di “gente”, anonima, indistinta, che nulla ha a che spartire con l’idea alta di popolo, che rimanda immediatamente al patrimonio della tradizione comune. Sfigurato il significato del mito collettivo – quello junghiano, che nei periodi neri della storia si inabissa nella immemoriale dimensione del rimosso – oggi è rimasta la sua invertita contraffazione, la sua scimmiesca parodia: mito del successo, della vita superficiale, dei soldi.” Lei si trovava tra l’incudine e il martello, ma avrebbe condiviso volentieri queste parole (Luca Leonello Rimbotti il ‘grillo’ parlante, ma più in ‘linea’ con Lorenzo – anche questo leoncino ‘carneade’ preso nella ‘rete’, questa volta da lei).
Verba volant? Ma Lorenzo e Arianna erano al loro fianco. Ala destra e ala sinistra, ma i piedi ogni tanto si toccavano. Facevano ‘piedino’. Sia che fossero gli anni ’70 o il 2000 e spiccioli, fetish o fashion. Fascio e martello: se la Destra è la patria del divino e la Sinistra la patria dell’umano, Lorenzo era ambidestro: giano bifronte, centauro alato, un fascio creativo. E lei, la gauchiste? In fin dei conti, idem… E poi – come nel vocalizzo ‘stonato’ (per il coro) di Lucio Dalla – “la sinistra che ignora Céline, Pound, Evola è debole e bigotta.”  
“Gli dèi hanno abbandonato l’uomo ed il mondo ha perduto il suo incanto.” E loro due cercavano di re-incantare il mondo, o almeno farsi reincantare da esso. Ed erano in attesa del kairòs, del ‘momento opportuno’. Per questo entrambi erano fuori dal coro: vivevano ‘ai margini’, sul confine. Agivano tra tempo ed eternità, tra chronos e aion, in bilico sul filo di quella sospensione temporale che dà luogo all’eterno presente, senza passato né futuro (o, in ogni caso, capace di coniugare tutti i tempi). La loro era un po’ strategia pianificata (o decisa dall’Alto, anche quando ne erano all’oscuro), un po’ istinto, capriccio (loro o de Dieu) e adattamento alla necessità del momento. Se, per dirla alla Victor Hugo, “il borghese è l’uomo che ha trovato una sedia”, loro erano sempre in movimento…
Vita intensa (almeno nelle intenzioni, talvolta nei fatti), fuori dal tempo storico. Vitalismo dell’azione bella di per sé, esaltazione della bellezza, del corpo e della forza, concezione aristocratica della persona umana. Culto della differenza. Rivoluzionarismo alla Sorel, contro la ‘platitude’ umanitaria e buonista. Radicamento alle origini e prometeico pro-getto verso nuove mete. Skopos ed eschaton. Ricordanza accordata al nuovo che avanza. Con baldanza. Senza avanzi, né scivolate sulla buccia di banana della banalità massificata.
Gioco al massacro, spirito di avventura e di conquista. Orgoglio e sprezzo senza pregiudizio. Pazzia loca e sobria ebbrezza. Un po’ piazza e filosofia da portico, alla greca, un po’ giungla solitaria, alla indiana (ariana). Voci e silenzio. Brama agognante e angosciante di una svolta decisiva, di tempi nuovi e dell’avvento di un’umanità eroica. Vita vera in mezzo alla pletora montante e schiumosa degli zombi ipnotizzati e lobotomizzati.
Arianna e Lorenzo. Frutti della passione, sfogo del desiderio... Amore e ginnastica. Forma e materia (ed erano entrambi bellocci). Variavano solo le quantità della miscela e il dosaggio del cocktail (del resto, erano entrambi esploratori, costruttori, negoziatori, direttori). In ogni caso, mix gustoso …ed esplosivo.

Big bang, boom, bum bum. Mattafix. Sopra l’incudine delle memorie metallizzatesi e sotto il sole martellante di Jericoacoara (dai Céline e Brasillach di Lorenzo al Brasile di Tomás – Brasillach? Ma era gay! Pure Mishima. Fascio-gay? Gays sì, ma machos…), la mente di Arianna, in un bikini che metteva in risalto il fisico sodo (e caustico: seni nature e bum bum da garota carioca), rimase momentaneamente schiacciata dal peso improvviso e imprevisto dei ricordi; persino un flash del libro ‘proibito’ del Romualdi, l’araldo della ‘Rivoluzione conservatrice’, ricordo dell’altra faccia della luna (dopo il sole sessantottino).
Ovviamente le immagini erano sbiadite, un po’ lunari’, ma Arianna le serbava, come la Maria dei Vangeli (ma lì c’era Gesù…), nel subconscio, che, ancora gravido di Lorenzo, le faxò alcune righe del libretto ‘nero’ di Romualdi, in memoria di lui: “Guardateli bene questi drogati, questi alienati dalla loro condizione storica: hanno a due passi il muro di Berlino, ma protestano contro il “fascismo”; gli operai polacchi insorgono per il pane, ma essi manifestano contro il “capitalismo”; la Russia schiaccia metà dell’Europa, ma essi pensano al Viet-Nam, al Brasile. L’oppio marxista è arrivato al cervello e li ha segregati nella cecità e nella stoltezza. Questo mito astratto e alienante della lotta di classe va colpito e frantumato nelle scuole, nelle piazze, nelle università. È il grande equivoco che offusca l’unica concreta prospettiva storica del nostro tempo: l’Europa-Nazione. L’Europa-Nazione sia la bandiera e la parola d’ordine della nostra propaganda.”   
Ancora uno sfilaccio di ricordi, incongrui con il momento e il luogo (ma Getulio Vargas, presidente del Brasile dal 1930 al 1945 e dal 1950 al 1954, promotore dell’Estado Novo e ‘Padre dei poveri’, fu un rappresentante-tipo del fascismo sud-americano, impregnato com’era di populismo, anticomunismo, nazionalismo e anticapitalismo). E poi, l’Amazzonia (un mito per pochi intimi di una certa destra, come altri sistemi di vita analoghi – gli Amerindi, il Tibet, il Giappone): non era poi così lontana. Non c’era solo Thule.
Lo scritto, all’epoca, l’aveva fatta riflettere (ma non flettere) e l’ambidestra coppia si era ancor più rinsaldata, alla faccia di borghesucci e martellucci (Lorenzo aveva buttato nella tazza, non solo la sinistra al caviale – che pure qualche retropensiero tra una gozzoviglia radical-chic e l’altra ce l’ha –, ma anche la droite caviar, quella che – ricorda Michele Serra – dopo avere inghiottito una tartina di beluga da un ettaro, neanche si sogna di farsi domande su come va il mondo…).
Nondimeno, Arianna, se non aderì alla cosiddetta cultura antagonista e al pensiero non conforme, a quelli dell’Area, insomma – pur condividendone, sub ratione Dei (et sui), gli assunti ideologici della visione del mondo, qualitativa, aristocratica, agonistica –, almeno in una cosa assecondò totalmente l’Adriano (non il molleggiato, ma Romualdi il ‘fermo’): per non sentirsi più ‘alienata’, ‘oppiata’, ‘cieca’ e ‘stolta’, una menefreghista dell’essere, insomma, smise definitivamente di drogarsi (non che lei fosse stata mai, veramente, in vena…).
P. S. Il romanzo tra l'altro premiato è molto cinematografico: mi aiutate a trovare un produttore?



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