mercoledì 16 novembre 2016

SONS ET LUMIÈRES



SONS ET LUMIÈRES

Il suono dell’essenza è chiamato dai Sufi “Saute Surmad”, che significa: l’intero universo ne è pervaso. “Saute Surmad” è la nota che riempie il cosmo, ma le frequenze di questo suono sono troppo sottili per essere viste con gli occhi o udite con le orecchie...
Il “Saute Surmad” fu la nota dell’essenza che Maometto percepì quando ricevette l’illuminazione nella grotta di Gare Hira. Anche il Corano conosce il suono il cui significato è “Sia fatto...”.
Mosè udì il medesimo suono sul monte Sinai durante la sua unione con Dio; lo stesso vale per Gesù quando nel deserto si unì al Padre Celeste.
Shiva udì lo stesso “Anahad Nada” nel suo Samadhi nelle grotte dell’Himalaya.
Il flauto di Krishna è il simbolo di questo suono. È il suono sorgente di tutta la manifestazione, e i Maestri lo ricevono da dentro...
Colui che conosce il mistero del suono conosce il mistero dell’intero universo..
(Hazrat Inayat Kahn)

Uno dei grandi, e sconosciuti, misteri di tutti i tempi: la legge del mondo interiore è la medesima del mondo esteriore, ma più su di un’ottava, tuttavia la chiave del potere sulla natura interiore s’è arrugginita sin dal Diluvio.
È il momento di togliere la ruggine, di lucidarsi, ridiventare lucidi, è il momento di svegliarsi…
Lo stare svegli è tutto. Questo è il momento della “rinascita”, di nuovi colori, nuovi suoni, dell’antico che si fa nuovo. C’è un “suono” che proviene dal nostro intimo che è ben diverso dai suoni che provengono dall’esterno e che solo raramente riusciamo a sentire. E se, e quando, lo sentiamo, quasi mai riusciamo a sintonizzarci con esso: la nostra voce, i nostri pensieri, le nostre emozioni, tutto il nostro intero essere (corpo, anima e spirito) non riesce a mettersi su questa fondamentale lunghezza d’onda.
Conclusione: viviamo in dissonanza dalla realtà, sia quella più vera sia quella più superficiale, ossia il mondo intorno a noi. E non riusciamo a comprendere i fenomeni emergenti, compreso quel fenomeno (in tutti i sensi) di Trump, e il trumpismo in generale. Non comprendiamo che gran parte di quello che ci propinano i media è, come suona lo stesso nome, roba mediocre, fatta da mezzani, ruffiani e mezzecalzette (anche “befane”, sia pur rifatte, o “fatte”), da medium e futurologi che, al posto della bacchetta magica, hanno il chip sottopelle…   
È finito il ’68 (con tutto il suo bene e il suo male), è finito il tempo dei fiori del male, dei figli dei fiori e poi dei fiori di plastica; è finito il tempo delle mele (prima mature, poi marce), delle pere, delle scarpe con la para, del paraculismo salottiero radical-chic, del berlusconismo chic e choc (sciocco), del veltronismo e ora del renzismo e dei vari ronzini pro e contro.
C’è una fine e c’è un fine, c’è uno scopo e c’è una scopa… (per cacciar via le polvere). Oggi siamo su una nuova frontiera – soprattutto ideale e spirituale, Paul Tillich docet – e ce ne dobbiamo fare una ragione. Quindi, lasciamo stare le analisi dei media (“le analisi delle orine”, v. Gottfied Benn del precedente post) e dei politologi “slogati” e scollegati dalla realtà, fumati e dopati, e sintonizziamoci sulle nuove lunghezze d’onda; magari per contestarle, ma solo dopo averne comprese le intime ragioni, aver paragonato le varie opzioni e poi aver rielaborato il tutto avendo come sottofondo la propria voce interiore.

L’uomo è due uomini contemporaneamente: solo che uno è sveglio nelle tenebre e l’altro dorme nella luce.
(Khalil Gibran)
Insomma, occorre risvegliarsi da quel sonno, torpore, ipnosi, allucinazione… che ci ha portato alle deludenti illusioni di un mondo globalizzato, caramelloso, buonista, pieno di lucine e lucette (e tanti morti affogati, ammazzati, schiantati). Fatto di iPhone, reality show (spesso peep show), brodino caldo, cinguettii e schiamazzi televisivi, (pseudo)esperti tuttologi e sondaggisti telecomandati, leggi, leggine e logge politically correct.
Certo, gli ideali del ’68 e quello dei figli dei fiori avevano un senso, era un vero dream quello di Martin Luther King e di John Kennedy, ma si fatto scientemente e subdolamente in modo di addolcirli, decolorarli, svamparli…
E ora, dopo l’Aids e l’Isis abbiamo avuto Trump. Veleno, antidoto? Comunque sia, di questo fenomeno dobbiamo saper cogliere il meglio (vedetevi il film The Normal Heart e la figura, quanto mai attuale, di Ned, in una comunità gay, correttamente anticonformista, di cui lo stesso Ned è esponente di spicco, che ciancia, straparla e… muore).
In ogni caso, aids o adsl, virus o antivirus, se non altro ci sarà meno Isis (e Iside) e, forse, più Dio (non solo fuori, ma dentro). E quanto al cuore, al coraggio, all’anema e core? Forse più spirito di comunità, meno Io, più Noi, meno Nobel (meritori, ma non sempre all’altezza) e più “uomini nobili”, quelli di cui parlava, nel “buio” Medioevo, Meister Eckhart.
Insomma, meno aperture così dette liberal (con tutte le conseguenze disumanizzanti – e io sono stato ultra-liberal e un po’ radical chic e fin troppo buonista e global) e più vera compassione, empatia e ricerca della propria identità.
Detto in breve, glocal: e basta coi lustrini e le pompe hollywodiane, spesso funebri! Evvai con trampoli (altezze aeree…), trampolieri (voli pindarici e piedi per terra), i Simpsons della profezia di Trump e i Supertramp di Breakfast in America…
Facciamocene una ragione: fides et ratio, pistis sophia. Se il vento prima girava tutt’intorno ai Clinton, ora soffia su Clint (Eastwood): il passato è passato e il futuro non è più quello di una volta…
Adda passà ‘a nuttata.


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