JEUNE
ET JOLIE
Oggi è giorno di
silenzio e di scelte. È giorno di epoché
(sospensione del giudizio).
Dies terribilis, ma anche giorno di quiete, armonia,
atarassia: giorno iki, wu wei, stand-by.
Oggi non voglio parlarvi né di sì né di no. A stanotte l’ardua sentenza. Ma voglio
parlarvi di bellezza, di coraggio di
esistere e di amoralità: non l’immoralità
spiattellata, ma quella sottile,
diafana, penetrante e avvolgente come un aroma, scandita da un sottile suono di silenzio.
Le mie pretese sono
sempre state alte, mi è sempre piaciuto che questo blog facesse tendenza: non
il solito trendy d’oggi o quello stantio d’antan, ma something new, sia velvet (underground)
sia scabro (pound); sia underskin
(sottocutaneo) sia Skin (la cantante). Insomma, voglio fare scrittura e insieme comunicare. Anche giocando sulle parole e barcamenandomi tra ossimori e ossi di seppia; ed ecco perché anche oggi salto di pala in frasca (dal “brutto” Fidel alla bella Isabelle).
Introduco la mia
esternazione odierna con un aforisma zen: Magnifico! Magnifico! Nessuno conosce la parola finale. Il
letto dell’oceano è in fiamme, dal nulla balzano fuori agnelli di legno…
Bene, ecco due agnelli
di legno: carne, sangue e natura primordiale. Il primo: Fidel (di cui ho
già fatto cenno), la seconda Isabelle, un’assoluta nouvelle vague. Entrambi vaghe
stelle dell’orsa: il primo, brutto (non poi tanto), vecchio e cattivo; la
seconda: giovane e bella.
Fidel e Isabelle: due letti in fiamme.
Fidel e Isabelle: due letti in fiamme.
Cominciamo dal primo:
Fidel Castro e una certa, selvaggia, Cuba (Né mi
diceva il cor che l’età verde sarei dannato a consumare in questo natio borgo
selvaggio).
Per raccontarlo mi affido alle parole
di Franco Cardini, spesso ostico, ma qui con una perla nera (solo un frammento: l’articolo
completo, raccomandabile, su Barbadillo http://www.barbadillo.it/61405-la-storia-di-f-cardini-quando-noi-fascisti-eretici-incontrammo-castro-nel-1956/).
Ci sono momenti di
profonda riflessione: fatene tesoro, specie in questo periodo di politica e
ideologia omelette.
Carissimo,
poche righe, perché di più sarebbero troppe.
Ho stentato a credere che anche Tu fossi mortale. Ormai ci
eravamo abituati alla tua presenza lontana e smagrita, alla tua lunga vita che
giorno dopo giorno sembrava non finire mai. Accompagnavi la mia vita da tanto tempo,
dalla fine degli Anni Cinquanta. T’incontrai, anzi T’incontrammo, più di mezzo
secolo fa: allora eravamo uno sparuto gruppo di eversivi in cerca di una
via. Alcuni cattolici, altri atei ostentatamente e poco convintamente
tali o neopagani immaginari: il
comunismo sovietico non ci piaceva, l’Occidente liberaldemocratico non ci
soddisfaceva. Ma c’era la “guerra fredda”, che confondeva i contorni di
qualunque verità e che impediva di valutar correttamente quanto stava accadendo nel
mondo.
Oscuramente, comprendevamo che l’ostilità delle due superpotenze nascondeva un inganno: ch’era la maschera di una sorda e cupa
complicità, il trucco per mantenere l’egemonia del mondo attraverso una
brutale partnership. Era stato l’autunno del
fatidico 1956, esattamente cinquant’anni fa, a strapparci la benda dagli occhi:
per quanto non ci fossimo ancora abituati alla luce. (…) Cercavamo una nuova strada: credemmo
d’intravederla nell’ipotesi che nascessero terze vie, terze forze.
(…) Comprendevamo che il
genere umano aveva fame di libertà, ma anche che essa non coincideva
necessariamente con quella offerta e ostentata dal cosiddetto “Mondo Libero”
(…) ma i media tacevano… (…) Libertà dalla fame, libertà dal
bisogno, libertà dalla paura (…) La dignitad del hombre es – más alta que el
pan – más alta que la gloria – más más alta que la propria supervivencia.
(…) I Tuoi avversari che adesso si preparano a tornare da Miami
nella Tua isola (…) non troveranno più ad aspettarli la massa di miserabili
derelitti che hanno lasciato sull’isola quando sono fuggiti nel continente
portandosi dietro quel che potevano del frutto delle loro ruberie. Troveranno
un popolo di gente povera ma dignitosa, gente che è andata a scuola e che sa
benissimo chi sono loro e come vanno trattati. Intendiamoci: non parlo qui dei
tanti Tuoi oppositori leali e coraggiosi, quelli che Tu hai fatto imprigionare,
torturare e ammazzare come da che mondo e mondo hanno sempre fatto i Tuoi
colleghi (taluni oggi onorati con targhe e monumenti nel Mondo Libero). Parlo
dei mestatori, dei profittatori, dei corruttori/corrotti che fuggirono
dall’isola proclamando di cercare la Libertà laddove stavano cercando, invece,
solo l’impunità dai loro innumerevoli volgari crimini.
(…) Del resto, non sei morto da vincitore. Non avevi
concluso la Tua opera, che probabilmente non Ti sopravviverà. Poi, la
storia dei vincitori ti coprirà forse di contumelie e ti piazzerà a forza nella
galleria dei mostri da sbattere in prima pagina, quelli che servono a
nascondere sempre dietro la loro ombra gigantesca le brutture del mondo squallidamente privo di giustizia e di
misericordia che non Tu, bensì i Tuoi nemici hanno contribuito a edificare
fondandovi i loro grassi, immondi profitti. Non so se la Storia, quella
vera, Ti renderà mai davvero giustizia. Non so a dire il vero nemmeno se
esista, quella Storia.
Ma io Ti ringrazio. Per quello che mi ha insegnato e per le cose
che mi hai fatto sperare. (…)
Hasta siempre,
Comandante.
Passo ora, con un salto pindarico, dopo uno brutto, sporco e cattivo, a una bad girl, ma sweet sweet sweet, che più
dolce non si può. Non la difendo, né approvo i suoi mordi e fuggi, ma anche lei, a modo suo, può insegnare qualcosa: la
amoralità che sconfina nell’amore (nel senso di a-more: senza morte,
immortale). Anche lei selvaggia, anche lei un letto in fiamme.
Naturalmente siamo su piani totalmente diversi, ma l'immaginario è comune: cuba libre (che c’azzecca, direte voi: fatto è che avrei voluto fare in contemporanea due post, uno su Fidel, l'altro su Isabelle: poi li ho uniti e il terribile è accaduto...)
Naturalmente siamo su piani totalmente diversi, ma l'immaginario è comune: cuba libre (che c’azzecca, direte voi: fatto è che avrei voluto fare in contemporanea due post, uno su Fidel, l'altro su Isabelle: poi li ho uniti e il terribile è accaduto...)
Parlo, non più di Fidel, ma della Isabelle/Lea (la pretty Marine Vacht) del film “Giovane e
bella” (Jeune et Jolie)
di François Ozon. E del suo mordere la
mela e lasciare il torsolo (senza scontrino).
È Il racconto della
formazione di una diciassettenne francese, dalle prime prurigini all’esplorazione,
più artica che tropicale, dell’amore, alla
ricerca di un’identità propria: il tutto attraverso quattro stagioni e
quattro canzoni. Anche qui, come per la “bella di giorno” di Buñuel, c’è il tentativo, riuscito, di indagare
il desiderio femminile, nel suo versante ambivalente (Lea vs Isabelle, due in
uno), enigmatico, inconfessabile, ma quasi puro. Omnia munda mundis.
Alla fine, quando la Comédie
humaine si fa dramma e passa l’anestesia del quotidiano (vale per tutti),
per Lea/Isabelle c’è il risveglio. Dopo l’alienazione,
la depersonalizzazione e la de-realizzazione, Lea si sveglia e torna Isabelle,
ma rinata. La ricongiunzione tra interiore ed esteriore, dopo tanta scissione, la metanoia dopo tanta noia esistenziale (anche quando può sembrare
frenetica o plutocraticamente appagante).
Nell’invitarvi a
vedere il film (ma altri due meritano altrettanto: Still Life, di Uberto Pasolini, e Le mele di Adamo di Anders Thomas Jensen: anche qui riflessioni à gogo, tra il nazi redento, l’uomo di chiesa fuori dal coro e veramente redentore, il travet del cimitero con molti più amici da morto che da vivo... l’amore che nasce dopo la morte – fisica o dell’Ego), vorrei chiosare il tutto con le parole di Melissa (la ninfetta quindicenne di “Cento colpi
di spazzola prima di andare a dormire”), che ben si adattano alla sizigia Lea/Isabelle:
Lo spirito d’Amore è
ancora ostacolato dal nodo posto sul fianco sinistro. Ecco allora che colui
che ha slacciato la parte della Sensualità vedrà in me solamente la donna, la
bambina, o genericamente, la femmina, in grado solo di ricevere sesso, niente
di più (…) Quando poi qualcuno slaccerà solo la parte dell’Amore anche in quel
caso darò unicamente una parte di me, una parte minima sebbene profonda. Poi,
nella vita, un giorno qualsiasi magari arriva quel carceriere che ti offre
entrambe le chiavi per liberare te e i tuoi spiriti: sensualità e amore sono
liberi e volano.
Brutto, sporco e cattivo, Fidel (ma anche a good boy). Belle et jolie, Isabelle (ma anche a bad girl). In entrambi i casi, Fidel e Isabelle: due libertà in volo.
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