VERBA VOLANT (e VOLUNT)
In un piatto della bilancia colloco i miei odii, nell’altro
i miei amori.
E sono arrivato alla conclusione che se le cicatrici insegnano, le carezze anche.
(Mario Benedetti – tratto da Centro Cultural Tina Modotti – v. su https://www.facebook.com/nicola.perchiazzi.7 )
E sono arrivato alla conclusione che se le cicatrici insegnano, le carezze anche.
(Mario Benedetti – tratto da Centro Cultural Tina Modotti – v. su https://www.facebook.com/nicola.perchiazzi.7 )
Ognuno ha le sue ferite e cicatrici, ma ci sono anche i segni
delle carezze...
Perciò, pensa positivo e continua a sognare: ogni giorno porta il suo affanno, ma anche i suoi doni.
Perciò, Think Positive & Be Happy!
Perciò, pensa positivo e continua a sognare: ogni giorno porta il suo affanno, ma anche i suoi doni.
Perciò, Think Positive & Be Happy!
Oggi sono più che mai sintetico e vorrei fermarmi qui, ma la parola mi lusinga, per cui mi allungo, anche se di poco, e torno ai libri (i miei).
D’altronde, “nessun vascello c’è che come un libro possa portarci in contrade
lontane” (Emily Dickinson).
Ed ecco il “dono” del giorno.
Sentiva nella ghianda
dell’anima che c’era something new in the air. Qualcosa di
nuovo stava per accadere: su di sé, intorno a sé, dentro di sé, sentiva good
vibrations. Sentì vibrare il nucleo, il cuore, l’antro sotterraneo che si
celava dentro: un desiderio violento lo pervase, come magma
pronto a eruttare che la crosta esterna comprimeva, tratteneva, faceva muraglia
tutt’intorno. Bramose voglie in cerca di un significato, aneliti vulcanici, ma
spesso degradati a basic instincts senza profondità vitale.
Nondimeno, dal mondo del sogno – il Tjukurrpa aborigeno
in cui spesso si rifugiava, e da sempre (già nel ventre materno – così gli
sussurrava l’Io subliminale) – più di una volta era riuscito a tirar fuori il
‘nucleo immaginale immanente’ (frase a effetto esplosa da Lorenzo in una delle
conferenze amatoriali del suo periodo rosa), cioè la qualità ‘numinosa’ che lo
sottendeva. In pratica, aveva dato corpo (nel vero senso del termine) ai voli
della sua immaginazione.
Quel bisogno di creatività, di fuga dal mondo, di fantasie da
realizzare, che può creare sia il gigante sia il mostro. Ma Lorenzo non era
riuscito a essere né l’uno né l’altro; se non a sprazzi o, nel migliore dei
casi, in maniera discontinua, frammentata. Arenato, frenato, appesantito
dall’io sociale che non lasciava correre il suo io reale. Eppure la voce
tiranna – Krishnamurti dixit – gridava...
E come strillava! Munch… Sussurri e grida. Un urlo sul
ponte.
Ginsberg… che urlo! “Ho visto le menti
migliori della mia generazione distrutte dalla pazzia, affamate nude isteriche,
trascinarsi per strade di negri all’alba in cerca di droga rabbiosa…” Anche Lorenzo arrancava, ma senza strillare. Non più nero di
rabbia. Solo frenato. Senza remi, con molte remore. Ramingo.
Freni interni ed esterni. Per rompere i quali, e catapultarsi
nella vita, aveva cercato – pensando che fosse lì il problema – d’integrare
il puer con il senex (quest’ultimo, in lui, pressoché assente),
affinché si riconciliassero e passeggiassero insieme. Ma il fanciullo aveva
avuto sempre la meglio.
Aveva, infine (passo decisivo), compreso che il suo malessere
esistenziale derivava da un bisogno inespresso di esplorare le contrade del
mondo dello spirito, le città invisibili: un mal-essere che solo un rivolgimento completo del suo
essere, una metànoia, avrebbe potuto dissolvere.
Parole parole parole, ti verrebbe da dire. Ma le parole hanno il
loro perché, il loro come, il loro quando… Ma solo quando (sempre da Gocce di pioggia a Jericoacoara):
il linguaggio si fa parola, la parola
si fa atto. “Nessuna cosa è dove la parola manca” – questo uno dei motti
preferiti di Galatea (soffiato a Heidegger, ma da lui stillato, con ‘cura’, da
‘Das Wort’, poesia di Stefan George – lingua vergine, ‘virgo mater’ del sacro
cerchio). La parola che ‘nomina’ le cose, le contrassegna, le crea. “Basta
la parola…”
Parola coessenziale all’azione. Parola in movimento, in divenire, in estasi. ‘Versi intessuti’,
‘carmi circolari’, parola in cammino. Parola ‘attiva’. Più che ‘parola’,
‘verbo’, azione che si attende una
re-azione. Action now. Parola
‘dinamica’, scoppiettante. Parola che grida quando più tace. Parola che canta,
sussurra, piange. Nella parola balugina la spiritualità dell’anima. E questa si
fa corpo. Per accoppiarsi e poi scoppiare. È la parola che dà sostanza, essere, alla ‘res’. Logos lex: la parola è
legge. Logos rex: la parola è re, anzi ‘regina’, e di questo ‘logos’
Suona’ la parola la
malvestita realtà…
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