Vola donna vola… via il velo: il fato è con te!
Via il velo, ripeto. Con tutto il rispetto per l’Islam che, almeno quello di Rabia e Rumi, del velo sa e può farne tranquillamente a meno, senza per questo tradire il pensiero originario di Muhammad (ma io sono per l’originale: Gesù).
Via il velo, ripeto. Con tutto il rispetto per l’Islam che, almeno quello di Rabia e Rumi, del velo sa e può farne tranquillamente a meno, senza per questo tradire il pensiero originario di Muhammad (ma io sono per l’originale: Gesù).
Donna: l’infinito svelato. E che l’otto sia
segno d’infinito è senz’altro emblematico.
Fire! Fire! Fire! Bessie la russa, Peppina e Concetta le italiane, Fannie l’ucraina. Sono
solo alcune delle centoventinove ragazze morte nel rogo della camiceria Triangle
Shirtwaist a New York.
Era il 25 marzo 1911 (certo che il 9 e l’11 si ripetono un po’ troppo
spesso nella Grande Mela – sarà il verme?).
Sì, centoventinove donne fatali: queste sì femmes fatales.
E pensare che, se maschio significherebbe ‘maiuscolo’, ‘foemina’ varrebbe
‘minuscola’; più precisamente: fede minima (fides minus). Semmai, fidei munus (dono della fede)…
E poi le donne non hanno fede, hanno
certezze!
Che dolce
trasformazione venir mutata in ciò ch'io amo più di me. Sono a tal punto
trasformata da aver perduto il nome mio per amare, io che so amare tanto poco; è
in Amore che sono trasformata, perché io altro non amo che l’amore…
E a proposito di donne, non posso che passare il flabello (quello di
Margherita Porete, la mistica. Ma il suo, come in ogni donna “trasformata in
Amore”, è un flagello – nel senso di frusta, per flagellare, non tanto il
pensiero debole, quanto i deboli di pensiero. “Siate caldi oppure freddi: ma i tiepidi li vomiterò
nella Geenna.”) a un mio breve
pensiero ‘femmineo’ – nel senso di passionale, galvanizzante, velvetizzante…
UBI FOEMINA-MAIOR MINUS-MACHO CESSAT
Pesanti gocce d’ardore e afrore sfiorarono le ardue tempie, rotolando, doce doce, sulle guance. Le dita, guadando
sui rivi affioranti su ogni lembo di pelle, guadagnavano posizioni sulla
terraferma (e sui corpi in movimento), tracciando segnature e marcando
territori. Mischiati, uniti, complici: la spada di lui affilata, di nuovo nella guaina dopo
volteggi solo aerei; lei, la foemina, lancia in resta.
Sorrisi, gocce, origami. I rivi si fecero torrenti, poi fiumi, infine
laghi, ma sempre tempestosi. Alla Ezra Pound. Cime tempestose, valli fiorite. Eros gentile.
Fior da fiore, le sinapsi del circuito dell’Eros (esisteranno pure?) si moltiplicavano indefinitamente, creando nuovi circuiti primari e secondari, by-pass e collegamenti volanti. Senza rispettare regole e norme: a rischio di black-out.
Fior da fiore, le sinapsi del circuito dell’Eros (esisteranno pure?) si moltiplicavano indefinitamente, creando nuovi circuiti primari e secondari, by-pass e collegamenti volanti. Senza rispettare regole e norme: a rischio di black-out.
Pensiero stupendo. Nasce un poco strisciando. Si potrebbe trattare di
bisogno d’amore. Meglio non dire…
La stanza s’illuminò di botto: tante lucciole (vere o virtuali) avevano
invaso l’ambiente, sia pur chiuso, moltiplicando i lux. In un fiat. Una voce sottile,
quasi di silenzio, lambiva le pareti. Come paracadutata dal cielo.
Le carezzava, vellicava, titillava, permeandole e spremendo bolle e bollicine, togliendo i punti neri e disincagliando pori occlusi da troppo tempo, per poi affacciarsi timidamente nella camera e fondersi, ossimoricamente, coi fiati di lui e di lei.
Le carezzava, vellicava, titillava, permeandole e spremendo bolle e bollicine, togliendo i punti neri e disincagliando pori occlusi da troppo tempo, per poi affacciarsi timidamente nella camera e fondersi, ossimoricamente, coi fiati di lui e di lei.
Questi amanti
incorporei s’incontrarono, un cielo nello sguardo, cielo dei cieli a ognuno il
privilegio di contemplare gli occhi dell’altro (…) Vi furono mai nozze come
queste? Un paradiso li ospitava e cherubini e serafini furono i rispettosi
invitati.” (Emily Dickinson).
“Es un sentimiento nuevo che mi tiene alta la vita, la passione nella gola, l’eros che si fa parola” (Battiato).
“Es un sentimiento nuevo che mi tiene alta la vita, la passione nella gola, l’eros che si fa parola” (Battiato).
La costa era vicina. Il suono delle sirene del porto (delle nebbie) li
invitava ad approdare.
Le vele ammainate, i remi in barca, i sensi nella stiva. Ma il canto di
altre sirene, flautato, dolce, invitante, ludico, innocentemente lubrico,
iniziò a pervadere la stanza.
E tu ancora. E noi ancora. E le donne: sempre.
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