mercoledì 27 marzo 2019

L’OCCHIO INDISCRETO (seconda parte)

L’OCCHIO INDISCRETO
(seconda parte)
Eccoci alla seconda parte del post del 20 novembre 2008 (il 21 marzo la prima parte, cui si rinvia).
Arrivati a questo punto, tra modernità (unità, consenso, universalismo, ragione) e postmodernità (differenza e alterità, dissenso e pluralità), appare lecito chiedersi se ancora oggi, alle soglie del terzo millennio, ci possa essere ancora qualche forma di panoptismo nella nostra società. Gli uomini del terzo millennio possono considerarsi totalmente liberi da ogni tipo d’influenza proveniente da chissà quale ‘entità’? Siamo liberi di agire, di pensare… crediamo veramente di essere gli unici protagonisti della nostra vita?
Soprattutto in seguito alla diffusione dei mass-media a livello mondiale (il villaggio globale – Mc Luhan profetico, anche se i nazionalismi incalzano), dalla radio sino alla televisione ed infine Internet, l’opinione pubblica mondiale si è scissa in due grandi tronconi, com’è anche ovvio che sia di fronte a fenomeni di tal portata. Alcuni studiosi – i cosiddetti ‘massmediologi’ – nonché molti sociologi e addetti ai lavori ritengono che lo sviluppo del fenomeno ‘televisione’ prima, e Internet poi, siano segno di grande progresso da parte dell’umanità, se non proprio un chiaro segnale della libertà prometeica ormai ottenuta dall’uomo del terzo millennio.
Gianni Vattimo la pensava così già una decina di anni fa ”Internet è una rete senza centro, ma ci dà un premio: la libertà” (Telèma 8, primavera 1997). Così pure Paolo Guzzanti: “Archivio, piazza, mercato ma anche una miniera di idee. Qualcuno si chiede se la libertà dell’uomo potrà sopravvivere in un mondo dominato dalle macchine. Gli si può rispondere che la vera libertà comincia adesso: è quella offerta dalla possibilità di utilizzare i vari strumenti per comunicare, sperimentare, produrre. Non avevamo mai avuto tante chanches” (Telèma 8, primavera 1997).
E così potrebbe sembrare agli occhi dei più che il fenomeno Internet (ma anche la televisione in seconda battuta) sia un dispensatore di libertà e opportunità sotto tutti i profili immaginabili, dal lavoro all’intrattenimento e alla ricerca. Se è riconosciuto che la televisione, più di ogni altro mass-media, condiziona costumi, e a volte usi, di coloro che sono al di qua del tubo catodico, forse è solo Internet a far temere un vero e proprio timore di plagio e di controllo totale. Internet – capro espiatorio? – vede riversare su di sé le paure (consce e inconsce) che la società contemporanea comincia a manifestare nei confronti della scienza e della tecnologia. E questo, pur vivendo immersi nel cybermondo, pur consapevoli che il futuro sarà esclusivamente tecnologico, pur consci di essere saliti su di un mezzo che non avrà mai un capolinea. ’Fermate il mondo, voglio scendere!’ Prima un vagito, ora un grido: il timore di un inganno subliminale comincia a svegliare le coscienze…
Franco Ferrarotti ammoniva (rimango sempre nel secolo scorso): ”Attenti ai signori dei media, reinventano la realtà e possono colonizzarci l’anima. Siamo di fronte a un mutamento epocale: il passaggio dai vecchi strumenti di comunicazione di massa ai nuovi media digitali e interattivi. Ormai la realtà non viene semplicemente imitata, viene rielaborata, ricreata virtualmente, arricchita di alternative possibili, superata. Il cyberspazio sarà il regno della cooperazione anarchica tra libere coscienze individuali? Forse sì, ma c’è un pericolo: la colonizzazione dell’anima”. (Telèma 7, inverno ‘96/97).
“I buoi sono usciti dalla stalla. La privacy ormai è volata dalla finestra di internet...” – così il prof. Paul Skokowski durante una conferenza in Colorado (su L’Espresso del 6.5.99). Ma un altro saggista amante del paradosso – David Brin – ha controribattutto: “vanno bene le telecamere nascoste (...), certamente gli abusi diminuirebbero” (ibid.). Non ci sarà da stupirsi se un nuovo premio annuale è nato negli USA - a cura di Privacy International – quello del Grande Fratello... (ormai qui sta invecchiando – e neanche l’isola dei famosi si sente tanto bene…)
E allora? Cos’è Internet? È un ‘medium’ che ci dà la piena libertà d’azione o, al contrario, è il famigerato Panopticon del terzo millennio? Internet, ovvero the net (la rete), rete internazionale, fitta maglia di strade da percorrere in assoluta libertà, è una spirale che ci avvolge e c’intrappola? Secondo Piero Ostellino nella rete planetaria c’è un problema: la libertà. Già da qualche anno ogni individuo è il terminale di un inesauribile flusso di dati e messaggi. Ne trae maggiori opportunità di scelta o se ne farà manipolare? La società dell’informazione globale accrescerà gli spazi della democrazia, ma comporta il rischio che questa forma di governo inevitabilmente porta con sé: l’omologazione politica e culturale.
George Orwell, autore di libri quali “La fattoria degli animali” o “1984”, ha affrontato, in tempi ancora non (troppo) ‘sospetti’, la possibilità di una umanità che sottostà, in pieno stile panoptico, a un guardiano, che c’è, oppure si pensa che ci sia, ma che non si vede. Proprio in “1984” Orwell parla di una società del futuro (per lui il 1984 era un po’ come per noi il 2044), che soggiace a un regime totalitario capace di giostrare con gli uomini come un burattinaio fa con le proprie marionette. E quel che è più colpisce, riesce a farlo quasi per induzione, pur non manifestandosi in maniera vistosa, pur non avendo un vero corpo di polizia che porti o tuteli l’ordine e la sicurezza tra i cittadini: questi si comportano in maniera totalmente autodisciplinata, perché hanno il timore di essere scoperti, sempre, in ogni circostanza, in ogni luogo, dall’occhio del Grande Fratello, il capo del partito, che nessuno ha mai visto, ma del quale nessuno può metterne in discussione l’esistenza.
Il “Grande Fratello” altri non è che il guardiano della torre del Panopticon: influenza gli appartenenti al partito (i carcerati), senza bisogno di costrizioni o di manifestarsi pubblicamente (non sempre è così: c’è chi è fin troppo presenzialista e chi fa sentire la sua voce tramite interlocutori o presunte sue disposizioni, senza per questo farsi vedere se non attraverso filmati più o meno recenti o più o meno taroccati). 
(continua...)



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