sabato 2 marzo 2019

L'ANGELO NECESSARIO (prima parte)


L'ANGELO NECESSARIO
(prima parte)

Oggi vi ripropongo la prima parte di un post del 27 novembre 2008 (il blog era ancora in fasce), che faceva parte della redazione “in progress” del mio romanzo “Gocce di pioggia a Jericoacoara”, redatto, essenzialmente, tra il 2005 e il 2006, pubblicato nel 2011 e vincitore di un premio nazionale nel 2013.
Parlo di un argomento piuttosto in voga a fine del secolo scorso, specie negli USA, adesso un po’ “svampato”, ma che varrebbe la pena far volare di nuovo: quello degli angeli.

In un pomeriggio d’ottobre pedalavo di lena (...) Canticchiavo e mi guardavo intorno, intenta alla rituale ricognizione del paesaggio (...) quando d’improvviso sentii la Voce che mi intimava: “Fermati e scendi.” Anche questa volta non c’era suono alcuno, ma solo lettere dorate rapidamente stampate nella mia mente. Esterrefatta, ma senza indugiare un secondo, saltai giù dalla bici e arrancai sul pendio erboso ai lati della strada. Dal tornante dietro a me spuntò un camion, che si mise a caracollare a gran velocità giù per la discesa. Sul lato opposto della strada, in direzione inversa, un altro camion prese a salire di fretta, sbandando vistosamente verso il centro della strada. Per evitarlo, il primo camion sterzò repentinamente a destra, invadendo la proda ghiaiosa dove mi sarei trovata io se avessi continuato a pedalare. Rimasi senza fiato (...)
Questa breve testimonianza di Grazia Francescato – la ben nota ambientalista, portavoce dei Verdi – tratta dal suo In viaggio con l’Arcangelo, riassume e ‘riaggomitola’, nel pathos del racconto (e nel suo ‘ethos’), quell’impercettibile ‘filo’ di miriadi d’incontri del terzo tipo che ciascuno di noi, prima o poi, ha avuto (o avrà) nella sua esistenza terrena. Sia che in essi intraveda un principio d’ordine superiore sia che, più prosaicamente, li declassi a banale frutto del caso, a quel gioco di circostanze che guiderebbe la danza della vita d’ogni giorno. Eppure, forse a noi spesso sfugge (o la nostra voce laica interiore, ‘figlia’ della razionalità novecentesca, ‘soffoca’ le nostre intuizioni), ma quante di quelle volte, in occasioni, non dico di pericolo ma anche solo imbarazzanti, abbiamo assistito a un capovolgimento insperato della situazione, al suo svanire come bolla di sapone che improvvisamente scoppia senza lasciare più tracce di sé! Casualità, coincidenze, oppure (sia pure una volta su mille!) una Presenza Superiore?
“Molti erano abituati a credere che gli angeli muovessero le stelle. Ora è chiaro che non lo fanno: come risultato di questa e di consimili rivelazioni, adesso molta gente non crede negli angeli. Molti erano abituati a credere che la ‘sede’ dell’anima fosse in qualche posto nel cervello. Da che si cominciò ad aprire i cervelli con una certa frequenza nessuno ha mai visto l’’anima’: come risultato di questa e di consimili rivelazioni, adesso molta gente non crede nell’anima. Come si può ritenere che gli angeli muovano le stelle, o essere così superstiziosi da ritenere che l’anima non esiste solo perché non la si può vedere dall’altra parte del microscopio?”
Ronald Laing, psichiatra ‘radicale’, non certo sospetto di ‘bigottismo’, aveva ben messo in luce il perverso meccanismo, ammantato di razionalità e modernità scientifica e ‘progressiva’, che ha ‘ottuso’ (almeno così io penso, anzi so...) la mente dell’’homo modernus’. Eppure... “Invocati o no, gli dèi sono presenti”: Jung aveva scritto questa massima, in latino, all’ingresso della sua casa. Il famoso psicologo, uno ‘speleologo’ delle ‘caverne’ dell’interiorità umana, aveva ben compreso che non tutto era riconducibile a coincidenze o a fantasmi dell’inconscio. Già il suo concetto di sincronicità, ossia di correlazione (coincidenza) tra fatti interiori ed esteriori che sfuggono a una spiegazione causale e razionale, introduce una nota d’’irrazionalità’ in un universo scientifico fin troppo razionale. La sincronicità mette in ‘sintonia’ il tempo ‘umano’ con quello ‘oltreumano’ (sia esso inconscio, superconscio, angelico...): in pratica, come nel racconto autobiografico della Francescato, una coincidenza tra uno stato psichico interiore (la voce che la intimava di fermarsi) e un evento esterno contemporaneo (il camion, che se non avesse dato retta alla sua voce interiore o esterna? l’avrebbe investita). Certo, Jung non si spinge a ipotizzare esplicitamente interventi soprannaturali, ma ben sappiamo come le sue riflessioni siano al limite del teologico (a chi gli chiedeva se fosse credente: “Se credo? Ma io so!”, questa fu la sua risposta). E fu proprio Jung a riaprire la porta verso il soprannaturale, coniugando scienza e spiritualità, dopo decenni di razionalismo ‘duro’. Ormai il tempo era maturo per comprendere appieno quanto il pittore preraffaelita (e liberty) Burne-Jones aveva confessato a Oscar Wilde: “Più la scienza diventa materialistica, più io dipingo gli angeli: le loro ali sono la mia protesta in favore dell’immortalità dell’anima”. E infatti, se è vero che, almeno nella sua essenza, si è avverata la ‘profezia’ dello scrittore francese André Malraux (“Il XXI secolo, o sarà spirituale o non sarà affatto”) basti pensare che i soli cristiani pentecostali e carismatici, pressoché inesistenti a inizio ‘900, ammontano ora a circa settecento milioni (si vada al 'post' sulla Pentecost-Age) battistrada di questa nuova (o antica?) spiritualità sono, per molti versi, proprio gli angeli, grandemente rivalutati non solo dai predetti movimenti cristiani ma anche dalla magmatica, o piuttosto ‘fluida’ (d'altronde, stiamo in una società 'liquida'), corrente New Age, dai mille rivoli (quello ecologista, quello mistico, quello magico...).

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