DECIDERE PER NON DECADERE
Ama e fa’ ciò che vuoi
diceva Sant’Agostino, decidi dall’Essere e fa’ ciò che
vuoi mi verrebbe da dire dopo aver
letto un libro di Mauro Ventola, il “creativo culturale” che ho citato nel mio
ultimo post, a cui spesso ho prefato, postato o commentato i libri.
Decidere dall’Essere… Ottima decisione, essenziale.
Sì, decidere ed essere sono i due verbi che, al di là
delle vuote nominalizzazioni di uso comune, possono fare – altro termine essenziale – la differenza tra l’uomo
meccanico e l’uomo realizzato. Purché, naturalmente, si tratti di decisioni
‘causate’ (da se stessi) e congruenti con tutti i livelli (conscio, subconscio
e superconscio).
Fatto
è che l’uomo, così come è, ci appare come un essere
privo della facoltà di decidere. Questo perché manca di ‘visione’ – e la Bibbia ci ricorda che un popolo senza
visione muore. Ma ancor prima, muore per
mancanza di conoscenza.
Per dirla con le parole di Roberto Assagioli, tanto amato dal
nostro autore:
«sebbene l’uomo abbia acquistato un enorme grado di potere sulla
natura, la sua conoscenza del suo essere interiore e il controllo su di esso è
assai limitato […] questo moderno “mago”, capace di scendere in fondo
all’oceano e di lanciarsi sulla luna, è molto ignorante di quanto accade nella
profondità del suo inconscio e incapace di arrivare ai luminosi livelli del
supercosciente e di prendere coscienza del suo vero Io.»
Bene, quello che Mauro e io proponiamo nei nostri libri – ognuno di noi due col suo viaggio, ognuno diverso (e ognuno in fondo perso dentro i fatti suoi...) – è, per dirla con le categorie di Michelstaedter, l’uomo ‘persuaso’:
colui che
decide di sfruttare la totalità del suo essere.
Secondo il filosofo friulano, che ne ha carpito solo l’attimo
(ma è già abbastanza), «persuasione» è il tentativo, spesso fallimentare, di
giungere al possesso di se stessi: «persuaso è chi ha in sé la sua vita»,
mentre «rettorica» è l’apparato di parole, gesti e istituzioni che maschera
l’impossibilità, quasi generalizzata, di giungere alla «persuasione». Potremmo parlare anche di uomo differenziato.
Mauro ci parla di questo stato di completezza, integrità e totalità. E dell’uomo ‘persuaso’ – o
‘realizzato’ (quindi, ben oltre “l’uomo a una dimensione”, con “l’Io diviso”) – l’autore non si limita a delineare i tratti essenziali, ma
c’immerge nella sua ’atmosfera’ rarefatta: il lettore attento, dopo averne
respirato l’essenza, ed essersi immerso nella stimmung del libro, non può che
uscirne, se non trasformato, almeno un po’ migliorato. Dopo di che potrà “decidere dall’essere.”
De-cidere decisa-mente…
“Gesù si diresse
decisamente verso Gerusalemme”. Luca comprende l’orientamento di Gesù, la sua
decisione. La sua vita non vaga a casaccio, ma va verso il luogo della suprema
testimonianza. Forse è qui il senso teologico dell’aver omesso, da parte dei
sinottici, le altre salite a Gerusalemme che Giovanni ci ricorda. È un modo di
sottolineare ancor più la libertà dell’aver deciso un orientamento che
comprende e coinvolge con sé tutto il resto.
La morte di Gesù è il ritorno del Figlio al Padre suo. La sua ultima
parola: “Tutto è compiuto” significa che egli ha condotto a buon fine la
sua missione.
E noi, la nostra missione la stiamo compiendo? E poi, qual è la nostra missione? Ne abbiamo una? È diversa da quella degli altri, o
siamo tutti indirizzati verso un’unica meta?
Meta, metànoia, metafora. Fire: start, stop, goal. L’importante è partire, fare il primo passo, poi il secondo, il
terzo… Purché non ci si fermi a metà del cammino. La meta è vicina,
lo Spirito soffia, la carne urla: l’importante è rimanere sottovento.
Sì, come afferma la Kabbalah (e in fondo lo stesso Cristianesimo, a
lei, nell’essenza, molto affine), per esistere, quindi essere, dobbiamo
divenire: il cambiamento costante ci porta a livelli sempre
superiori. La nostra vita è una ‘pasqua’, un passare oltre: c’è il
lunedì, il martedì… il giovedì santo, il venerdì santo, la ‘passione’, la
‘morte’, la ‘risurrezione’. Non solo, ma il nostro ‘quadro’
individuale dev’essere inserito in un grande ‘polittico’: nostro scopo è
rimuovere caos e sofferenza, non solo dalla nostra vita, ma da quella di chi ci
è vicino (e lontano). Se la nostra vita è perfetta, ma la nostra famiglia, i
nostri vicini, i colleghi di lavoro, sperimentano caos e sofferenza, la loro
‘entropia’ rischia di contaminarci, di risucchiarci, vampirizzarci,
licantropizzarci Nondimeno, dal caos la stella danzante… Elevando le singole ‘consapevolezze’, anche la world
consciousness si eleverà a livello di consapevolezza cosmica. Il caos partorirà la stella
danzante.
Per progredire nelle nostre esistenze quotidiane è però necessario dapprima
fermarsi: dobbiamo individuare (identificare) dove siamo (lo stato ‘attuale’) e stabilire la meta, ossia
dove vogliamo andare, quali risultati desideriamo ottenere, quale vita condurre, che uomo e
donna vogliamo essere (lo stato ‘desiderato’). Se consideriamo che
‘desiderio’ ha a che fare con le stelle (sidera), possiamo ben dire: dalle stalle alle stelle.
“Riportate, come me,
la virtù volata via sulla terra – sì, riportatela al corpo e alla vita; perché
dia un senso alla terra, un senso umano!” Così cantava Nietzsche. E io, con Gregorio Nazianzeno aggiungo: “Scruta seriamente te
stesso, il tuo essere, il tuo destino; donde vieni e dove dovrai posarti; cerca
di conoscere se è vita quella che vivi o se c’è qualcosa di più.”
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