domenica 7 giugno 2020

DECIDERE PER NON DECADERE


DECIDERE PER NON DECADERE
Ama e fa’ ciò che vuoi diceva Sant’Agostino, decidi dall’Essere e fa’ ciò che vuoi mi verrebbe da dire dopo aver letto un libro di Mauro Ventola, il “creativo culturale” che ho citato nel mio ultimo post, a cui spesso ho prefato, postato o commentato i libri.
Decidere dall’Essere… Ottima decisione, essenziale.
Sì, decidere ed essere sono i due verbi che, al di là delle vuote nominalizzazioni di uso comune, possono fare – altro termine essenziale – la differenza tra l’uomo meccanico e l’uomo realizzato. Purché, naturalmente, si tratti di decisioni ‘causate’ (da se stessi) e congruenti con tutti i livelli (conscio, subconscio e superconscio).
Fatto è che l’uomo, così come è, ci appare come un essere privo della facoltà di decidere. Questo perché manca di ‘visione’ – e la Bibbia ci ricorda che un popolo senza visione muore. Ma ancor prima, muore per mancanza di conoscenza.
Per dirla con le parole di Roberto Assagioli, tanto amato dal nostro autore:
«sebbene l’uomo abbia acquistato un enorme grado di potere sulla natura, la sua conoscenza del suo essere interiore e il controllo su di esso è assai limitato […] questo moderno “mago”, capace di scendere in fondo all’oceano e di lanciarsi sulla luna, è molto ignorante di quanto accade nella profondità del suo inconscio e incapace di arrivare ai luminosi livelli del supercosciente e di prendere coscienza del suo vero Io.»
Bene, quello che Mauro e io proponiamo nei nostri libri – ognuno di noi due col suo viaggio, ognuno diverso (e ognuno in fondo perso dentro i fatti suoi...) è, per dirla con le categorie di Michelstaedter, l’uomo ‘persuaso’: colui che decide di sfruttare la totalità del suo essere.
Secondo il filosofo friulano, che ne ha carpito solo l’attimo (ma è già abbastanza), «persuasione» è il tentativo, spesso fallimentare, di giungere al possesso di se stessi: «persuaso è chi ha in sé la sua vita», mentre «rettorica» è l’apparato di parole, gesti e istituzioni che maschera l’impossibilità, quasi generalizzata, di giungere alla «persuasione». Potremmo parlare anche di uomo differenziato.
Mauro ci parla di questo stato di completezza, integrità e totalità. E dell’uomo ‘persuaso’ – o ‘realizzato’ (quindi, ben oltre luomo a una dimensione”, con lIo diviso”) l’autore non si limita a delineare i tratti essenziali, ma c’immerge nella sua ’atmosfera’ rarefatta: il lettore attento, dopo averne respirato l’essenza, ed essersi immerso nella stimmung del libro, non può che uscirne, se non trasformato, almeno un po’ migliorato. Dopo di che potrà “decidere dall’essere.”
De-cidere decisa-mente…
 “Gesù si diresse decisamente verso Gerusalemme”. Luca comprende l’orientamento di Gesù, la sua decisione. La sua vita non vaga a casaccio, ma va verso il luogo della suprema testimonianza. Forse è qui il senso teologico dell’aver omesso, da parte dei sinottici, le altre salite a Gerusalemme che Giovanni ci ricorda. È un modo di sottolineare ancor più la libertà dell’aver deciso un orientamento che comprende e coinvolge con sé tutto il resto.
La morte di Gesù è il ritorno del Figlio al Padre suo. La sua ultima parola: “Tutto è compiuto” significa che egli ha condotto a buon fine la sua missione.
E noi, la nostra missione la stiamo compiendo? E poi, qual è la nostra missione? Ne abbiamo una? È diversa da quella degli altri, o siamo tutti indirizzati verso un’unica meta?
Meta, metànoia, metafora. Fire: start, stop, goal. L’importante è partire, fare il primo passo, poi il secondo, il terzo…  Purché non ci si fermi a metà del cammino. La meta è vicina, lo Spirito soffia, la carne urla: l’importante è rimanere sottovento.
Sì, come afferma la Kabbalah (e in fondo lo stesso Cristianesimo, a lei, nell’essenza, molto affine), per esistere, quindi essere, dobbiamo divenire: il cambiamento costante ci porta a livelli sempre superiori. La nostra vita è una ‘pasqua’, un passare oltre: c’è il lunedì, il martedì… il giovedì santo, il venerdì santo, la ‘passione’, la ‘morte’, la ‘risurrezione’. Non solo, ma il nostro ‘quadro’ individuale dev’essere inserito in un grande ‘polittico’: nostro scopo è rimuovere caos e sofferenza, non solo dalla nostra vita, ma da quella di chi ci è vicino (e lontano). Se la nostra vita è perfetta, ma la nostra famiglia, i nostri vicini, i colleghi di lavoro, sperimentano caos e sofferenza, la loro ‘entropia’ rischia di contaminarci, di risucchiarci, vampirizzarci, licantropizzarci Nondimeno, dal caos la stella danzante… Elevando le singole ‘consapevolezze’, anche la world consciousness si eleverà a livello di consapevolezza cosmica. Il caos partorirà la stella danzante.
Per progredire nelle nostre esistenze quotidiane è però necessario dapprima fermarsi: dobbiamo individuare (identificare) dove siamo (lo stato ‘attuale’) e stabilire la meta, ossia dove vogliamo andare, quali risultati desideriamo ottenere, quale vita condurre, che uomo e donna vogliamo essere (lo stato ‘desiderato’). Se consideriamo che ‘desiderio’ ha a che fare con le stelle (sidera), possiamo ben dire: dalle stalle alle stelle.
“Riportate, come me, la virtù volata via sulla terra – sì, riportatela al corpo e alla vita; perché dia un senso alla terra, un senso umano!” Così cantava Nietzsche. E io, con Gregorio Nazianzeno aggiungo: “Scruta seriamente te stesso, il tuo essere, il tuo destino; donde vieni e dove dovrai posarti; cerca di conoscere se è vita quella che vivi o se c’è qualcosa di più.”

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