JERICOACOARA
NIGHTS
Summer
in progress. Luglio avanza. Avanti, quindi, con le letture estive. Ecco qui un
tralcio, flos de floribus,
dal mio “Gocce di pioggia a Jericoacoara”. Un
esercizio di “scrittura” (le parole sono
importanti, anche le virgole…), con inserti di “pensiero forte”
e, per par condicio, di “pensiero
debole”: in ogni caso, un think tank con molto edutainment.
Notte
fonda a Jericoacoara, i suoni che provenivano come messaggi dalle profondità
ctonie. Toni bassi, trilli acuti, vibrazioni trasmesse da impercettibili
movimenti di assestamento, radiazioni prodotte da corpi elementari, campi di
forza emanati dai corpi fisici. Anche quelli di Arianna e Tomás. Spazio carico
di frequenze, pile emozionali da scaricare. Scariche energetiche (alla Wilhelm
Reich) nel climax, relax e distensione di ogni fibra dopo l’eros. Sincronismo,
empatia uomo-donna-ambiente, sinergia maschio-femmina. Mozione d’ordine:
agganciare i bioritmi, sganciare le bombe al napalm. Tra le palme…
Notte frigidaire, dove tutto era ebbro e
inebriante. Non una libido libertaria o uno slancio vitale, cosmico, solare, ma
come tante particelle elementari, staccatesi da un magma incandescente e
filanti senza direzione e senso. Lui, Tomás, non molto più della metà degli
anni di lei. Un giovane arciere. E lei, manco a dirlo, amazzone (e non per il
solito pour parler, o perché si
trovava in Brasile, sia pur sulla costa. Le piaceva andare a cavallo, e senza
sella).
Time
zones. Sbalzata dai suoi pensieri senza tempo, un dardo al curaro – alla
Houellebecq –, scoccato dal macho di turno, la trafisse in pieno approccio.
Proprio nel momento in cui – cantico dei cantici – l’’amico suo’ oltrepassava la soglia, girava la maniglia e cominciava a stillare
mirra…
“Voleva sentirsi giovane, tutto qui! Voleva
stare con i giovani, non certo con i suoi figli, che le ricordavano che
apparteneva a un’altra generazione. È una cosa comprensibile. Che c’è di male?”
Il pensiero la turbò e la irrigidì un attimo: fu certo una frecciata
del Diavolo (o di Dio? – tramite uno dei suoi arcieri…), non certo di Eros. E
poi il fugace flash non corrispondeva alla realtà, serviva solo a distoglierla
(almeno mentalmente) dall’amplesso. La porta si richiuse per un attimo.
Lei non era così. “Nessuno è giovane o
vecchio” – questo il suo ‘verbo’ – essere
giovani è una decisione. E lei si sentiva, era, veramente giovane.
Spontaneamente, senz’alcuna imposizione da parte del suo Io. Era la sua essenza che glielo ordinava… Sì, Arianna
era sempre sulla soglia degli ‘anta’. Non ci teneva proprio a fare ‘youthanasia’, lei voleva restare
giovane. Era il suo focus, il suo momentum, il suo dolce tormento. Altro
che uccidere la gioventù, farla morire di morte dolce… Non era una tipa d’antan. Aveva le ante sempre aperte al
nuovo che avanza (ma scansava gli avanzi e le cialtronerie spacciate per
‘progressive’). La sua eterna voglia di giovinezza era un fatto spontaneo, non
forzato. Era nel suo DNA. Forever young. Come Lorenzo, anche se quel
dardo infuocato era lei, di tanto in tanto, a scoccarlo a lui. Tanto per
gradire… (lo accusava di voler far il ‘peter pan’ vita natural durante). E lui
si scocciava, e pure assai, le cocu magnifique. E toccava a lei
raccogliere e rimettere insieme i cocci.
Arianna e Lorenzo, due middlescents, adolescenti
di mezza età. Adultescenti più che bambulti – bambini adulti. Mai bamboccioni, però (i genitori
pesavano…). Non avevano avuto il loro ‘rito di passaggio’ (forse, solo lui) e per
questo non erano veramente cresciuti (eppure, ne avevano passate di
cotte e di crude). Una Demi Moore e un Tom Cruise (long-size) alle prese
con le loro Alici nel Paese delle Meraviglie (ma senza farvi le pulci). Non
ancora stracotti. E quindi entrambi aperti allo ‘stupor mundi’ (e infatti, ogni
tanto, rapiti dalle sirene delle loro fantasie – second life, avatar, cyberspazio… – si perdevano nell’iperuranio).
Sì, due pesci fuor d’acqua, due animali da
palcoscenico (se mai l’avessero calpestato). Teatro underground. Ancor meglio, teatro off. Non-conformisti, anti-borghesi
(mai loffi, lui qualche volta goffo –
ma era roba della peggio gioventù; meglio, della sua brufolosa infanzia). E con
una mente ospitale (borgesiani doc). Soprattutto, un continuo cabaret.
Quanto all’eros, lo stupor mundi, in
primavera erano stati entrambi anoressici, delle ‘acciughe’, ma ora, a fine
estate, dopo lo shock anafilattico, si erano scoperti, improvvisamente,
bulimici. Delle balene (in amore: più che altro, una sirena e un tritone). Ma
separatamente: lei nel Nordeste, lui nel Sud-Est (Gargano). Il
coccodrillo li accomunava…
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